Bruxelles – Imparare dalle lezioni del passato e abbandonare le politiche fallimentari degli anni precedenti. Nel giorno dei quarant’anni dell’adesione della Grecia alla Comunità Economica Europea (che dal 1993 sarebbe diventata Unione Europea) il presidente del Parlamento europeo David Sassoli in visita ad Atene torna sugli errori e sulle mancate occasioni della crisi finanziaria che tra il 2008 e il 2011 ha colpito tutta l’UE travolgendo tra tutti la Repubblica ellenica.
All’epoca Atene fu costretta ad accettare le severe misure di contenimento della spesa per ricevere il sostegno economico e finanziario internazionale e ad adottare un percorso più sostenibile per le proprie finanze. Un approccio dimostratosi radicalmente diverso rispetto a quanto visto più di recente. “La pandemia di COVID-19 ha fatto irruzione negli ultimi mesi nelle nostre vite sconvolgendole”, ha affermato Sassoli. “Quindici mesi fa abbiamo messo da parte le regole del passato, abbiamo sospeso il Patto di Stabilità e Crescita, abbiamo sospeso il regime per gli Aiuti di Stato, lo abbiamo fatto perché abbiamo ritenuto che quelle regole non fossero idonee, capaci e utili per rispondere alla crisi che il COVID ci poneva di fronte”.
Per il capo dell’Eurocamera il momento che l’Unione attraversa attualmente è prezioso “per riflettere sulle regole del futuro”, perché “le regole del passato non ci hanno aiutato, hanno lasciato indietro cittadini, hanno prodotto disuguaglianze e provocato ingiustizie”. Un quadro speculare agli interventi messi in campo dall’UE durante la pandemia, caratterizzati per la prima volta dall’emissione di debito comune tramite il piano per la ripresa Next Generation EU. “Qualcosa che è mancato nella reazione alla crisi finanziaria e che voi in Grecia avete conosciuto fin troppo bene”, ha commentato Sassoli.
Un’Europa che non è la stessa di dieci anni prima e che deve trovare il coraggio di accogliere con decisione “la necessità di una politica comune sulla migrazione e l’asilo comune”, un altro dei problemi che ha turbato negli ultimi anni Atene.
“Abbiamo visto che l’UE ha competenze e strumenti per dare risposte adeguate. Ma quando l’UE lavora in regime di supplenza alle competenze nazionali, fa fatica”, ha detto Sassoli rivolgendosi ai parlamentari greci. “Chi arriva in Grecia, a Malta, in Francia, in Spagna, arriva in Europa ed è l’Europa che se ne deve occupare”, ha aggiunto ribadendo la necessità di modificare il meccanismo alla base del Regolamento di Dublino.
La scommessa di un funzionamento diverso dell’UE rispetto all’immigrazione passa anche dalla Conferenza sul Futuro dell’Europa. “È un’opportunità per cambiare il nostro funzionamento, per dare delle risposte ai cittadini”, ha aggiunto il presidente. Oggi vediamo fuori dallo spazio europeo che i regimi totalitari si vantano di essere più efficienti. Dobbiamo essere all’altezza di questa sfida che ci stanno lanciando, quindi c’è bisogno che i nostri sistemi si aggiornino, che le nostre regole siano più efficaci e che anche i nostri trattati rispondano alle sfide che abbiamo di fronte”.