Bruxelles – Greenwashing, come quello simulato dagli attivisti di Greenpeace nella piazza davanti all’ingresso principale del Parlamento europeo a Bruxelles. Mentre si svolgono i negoziati finali tra Europarlamento, Commissione europea e Consiglio UE sulle nuove regole della Politica Agricola Comune (PAC) che entreranno in vigore dal primo gennaio 2023, l’ONG ambientalista contesta tutti i vizi del compromesso che secondo lei partoriranno le tre istituzioni europee.
La riforma non è soddisfacente “in termini di protezione del clima e biodiversità, sicurezza alimentare e lotta all’inquinamento”, aveva dichiarato in un comunicato stampa congiunto con altre ONG del settore Greenpeace la scorsa settimana. Alla nuova PAC viene contestato di non apportare nessun cambio di rotta effettivo in tema di emissioni nocive (in primis di CO2) e di non prendere nessuna decisione drastica sulla questione dei grandi allevamenti industriali.
“Fermate il greenwashing dell’agricoltura europea“, hanno riportato mercoledì mattina 26 maggio i cartelli degli attivisti di Greenpeace, che hanno versato del liquido verde sulla piazza dell’entrata del palazzo dell’Eurocamera a Bruxelles. L’accusa fatta ai negoziatori è di coprire di verde una riforma non abbastanza ambiziosa dal punto di vista ambientale: un ambientalismo di facciata, scivoloso, come l’ONG lo ha definito sui cavalletti gialli simili a quelli che si utilizzano nei luoghi pubblici per i pavimenti bagnati.
“Per la nuova PAC viene utilizzato un terzo dell’intero bilancio europeo, quasi 400 miliardi di euro di soldi pubblici dei cittadini europei, con cui si premiano le multinazionali a discapito della piccola agricoltura sostenibile, incentivando gli agricoltori a utilizzare pesticidi e fertilizzanti sintetici”, ha dichiarato Eleonora Evi, componente della delegazione italiana dei Verdi al Parlamento europeo. “Non c’è più tempo da perdere, non possiamo permettere che i prossimi anni siano improntati da una politica agricola che penalizza i piccoli agricoltori in favore delle grandi industrie, una politica lontana anni luce dagli obiettivi del Green Deal e da quelli dell’Accordo di Parigi”, ha continuato l’eurodeputata.