AGGIORNAMENTO del 25 maggio
Il presidente del Consiglio Mario Draghi e il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, hanno avuto questa mattina un colloquio a Bruxelles ai margini del Consiglio Europeo. Nel corso dell’incontro, spiegano fonti di Palazzo Chigi, sono stati affrontati i temi dell’agenda europea, e in particolare la gestione dei flussi migratori e le prospettive di stabilizzazione in Libia e nel centro-Africa, “all’insegna di una rafforzata cooperazione tra Italia e Francia”.
Nella prospettiva delle decisioni in materia migratoria che saranno sottoposte al prossimo Consiglio Europeo, i due leader hanno condiviso la necessità di uno stretto e costante coordinamento tra Roma e Parigi mirato ad un ruolo più incisivo dell’Unione Europea in Africa.
Roma – Se dalle cronache il tema dei migranti non è mai scomparso, nell’agenda istituzionale di Bruxelles è finito in fondo ai cassetti, oggi Mario Draghi lo vuole tirare nuovamente fuori. La scorsa settimana la drammatica vicenda dell’enclave di Ceuta ne ha messo in chiaro la gravità, così come il fatto che il fenomeno non può più essere trattato in maniera emergenziale.
Gli sbarchi estivi metteranno nuovamente a dura prova i Paesi di prima accoglienza e sarà necessario mettere le basi e prepararsi per il vertice di giugno. Su questo Draghi spera di poter contare anche sulla sensibilità di Spagna, Grecia e Malta, anche se è il fronte libico con le coste italiane il più esposto, registrando già nei primi cinque mesi del 2021, oltre 13 mila ingressi.
Così anche se l’ordine del giorno del Consiglio europeo straordinario di oggi non lo prevedeva ma il premier italiano ha tutta l’intenzione di riaprire il dossier tanto da averlo evocato in un tweet, con il proposito di aprire subito il confronto anche con gli Stati membri da sempre poco disponibili.
La prima chiave è quella del giusto equilibrio tra responsabilità e solidarietà, principio evocato anche la scorsa settimana nella missione in Tunisia della Commissaria europea agli affari interni e sicurezza Ylva Johansson con la ministra Luciana Lamorgese. C’è la consapevolezza che sul nuovo patto d’asilo e immigrazione, i 27 non hanno ancora raggiunto un’intesa, per la quale saranno necessari ancora alcuni mesi.
Tuttavia l’Italia chiederà con decisione di non continuare a ignorare la situazione: su questo punto il problema è sul tavolo da mesi e il fenomeno migratorio, legato all’integrazione e non solo alla sicurezza, è presente da anni. La possibilità di rinnovare la soluzione della ricollocazione volontaria è il primo passo immediato e su questo punto il premier conta sul sostegno di Francia e Germania che avevano aderito all’accordo di Malta nel mese di settembre del 2019.
Ma l’obiettivo di Draghi è andare oltre l’emergenza degli sbarchi settimanali e dunque che nella revisione del patto d’asilo e immigrazione si proceda con la logica “a pacchetto”. Un principio dove le regole giuridiche, gli accordi sui rimpatri e i respingimenti degli irregolari, gli aiuti dell’UE alle fragili economie dei Paesi di provenienza e transito e un nuovo meccanismo di ricollocamento, siano affrontati in un approccio complessivo e non misura dopo misura.