Bruxelles – È un momento decisivo per la regolamentazione dell’uso e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (IA) nell’Unione Europea e, dopo la presentazione della proposta di quadro normativo della Commissione UE, gli eurodeputati ne stanno scandagliando ogni ambito di applicazione. Con la relazione sull’intelligenza artificiale nell’istruzione, nella cultura e nel settore audiovisivo – approvata in plenaria con con 623 voti a favore, 12 contrari e 61 astenuti – il Parlamento UE ha indicato le sue priorità anche nel settore dell’educazione e dell’intrattenimento.
“Quello che chiediamo sono regole etiche chiare, sia per il contrasto alla disinformazione e alla discriminazione, ma anche per la tutela dei contenuti contraddistinti da diversità linguistica”, è stato l’invito durante il dibattito in Aula della presidente della commissione per la cultura e l’istruzione (CULT) e relatrice, Sabine Verheyen (PPE). L’obiettivo è quello di “formare l’intelligenza artificiale, perché durante il processo di deep learning sfrutti dati utili ai nostri fini”. In altre parole, che “la tecnologia sia sempre a servizio dell’uomo, che prende la decisione finale e ne ha la responsabilità”. Una visione condivisa dalla commissaria europea per l’Innovazione, la ricerca, la cultura e l’istruzione, Mariya Gabriel, intervenuta di fronte agli eurodeputati: “Le tecnologie emergenti hanno un impatto sempre maggiore sulle nostre vite”, ma questo cambiamento “comporta anche dei pericoli che dobbiamo combattere insieme“.
Quello dell’istruzione è uno degli ambiti a più alto rischio. Per la relatrice Verheyen, “il prerequisito è rafforzare le competenze digitali dei docenti“, in modo da scongiurare un “utilizzo improprio” e riconoscere le occasioni in cui non avvalersi dei sistemi basati sull’IA (valutazione degli studenti o durante le fasi precoci dell’infanzia). A questo proposito, la commissaria Gabriel ha promesso che “saranno presto stilate linee guida etiche“, per un’azione “a sostegno di iniziative per la formazione del personale scolastico e degli studenti”.
C’è poi da considerare le conseguenze dell’IA nel settore dei servizi audiovisivi. “Gli algoritmi non devono avere un impatto negativo sulla ricchezza linguistica dell’Unione e devono puntare a tutelare il valore delle opere europee”, ha ricordato Verheyen. C’è bisogno di basarsi su “sistemi di dati inclusivi e di alta qualità“, per evitare ogni tipo di discriminazione nell’offerta culturale: “La fiducia dei consumatori si conquista con la trasparenza e il rispetto dei nostri valori, anche nel mondo digitale”. Le ha fatto eco la commissaria per la Cultura: “L’impatto dei servizi digitali può essere molto vasto, basti pensare a come lo streaming ha trasformato la musica”. Tuttavia, se “il patrimonio culturale può essere reso più accessibili a tutto il pubblico”, è altrettanto vero che “bisogna prestare attenzione alla trasparenza degli algoritmi, perché nessuno se ne avvantaggi indebitamente“, ha avvertito la commissaria Gabriel. Emerge così la necessità di “rafforzare il nesso tra tecnologia, cultura e istruzione” e mettere i sistemi di intelligenza artificiale “a disposizione di nuove idee, come la promozione del concetto di turismo culturale sostenibile“.