Bruxelles – Quanto fatto fin qui è stato utile e necessario per evitare il peggio, ma le misure accomodanti di politica monetaria, al pari delle iniziative della Commissione europea, sono limitate e concepite per essere circoscritte alla fase acuta della ricaduta economica da pandemia di COVID. Per questo motivo, per una ripresa vera e duratura “il grosso dell’onere ricade sulla politica”, quella nazionale dei governi. “Sono le riforme strutturali che conteranno di più” di ogni altra cosa. Poche parole ma chiare, quelle di Chrstine Lagarde. La presidente della Banca centrale europea invita l’Europa degli Stati al coraggio e alla determinazione, e ad investire sulle donne.
Parla alla conferenza della Banca centrale austriaca dedicata a denaro, finanza e parità di genere, e qui Lagarde non può che richiamare l’attenzione sulla riforma strutturale numero uno: l‘investimento vero sulle donne. “Dove siamo in termini di rappresentazione femminile? Non bene”. Perché, lamenta, “ovunque si guarda le donne sono sotto rappresentate”. Per cui, numeri alla mano, “in Europa il Parlamento comprende un terzo di donne, se guardiamo a presidenti e amministratori delegati di compagnie pubbliche quotate le donne sono l’8%”. Tutto questo indica che “abbiamo chiaramente bisogno di vedere un miglioramento.”
Lagarde elenca quelli che a suo giudizio sono i tre principali freni alla presenza femminile nel settore economico-finanziario: un numero ridotto di donne che intraprende gli studi di settore, una cultura troppo anti-femminile in fase di assunzione e promozione, e “la difficoltà che la donna incontra conciliare carriera e vita familiare”. Soprattutto qui occorre l’intervento della politica. Il suggerimento è quello di varare politiche per la famiglia e ‘women-friendly’ così da liberare il potenziale in rosa inespresso. “Le donne possono fare bene come gli uomini, e anche meglio”.