Bruxelles – Un sistema energetico integrato per aumentare efficienza e ridurre i costi e un impegno chiaro dell’Unione Europea per una rapida transizione verso un mercato dell’idrogeno verde, prodotto da elettrolisi alimentata da rinnovabili. È quanto chiedono gli eurodeputati che hanno approvato mercoledì 19 maggio due proposte di risoluzione sulla strategia dell’Unione europea per l’idrogeno e l’integrazione dei sistemi energetici, a prima firma rispettivamente dell’eurodeputato tedesco Jens Geier (S&D) e del francese Christophe Grudler (Renew Europe). La prima è stata approvata con 441 voti a favore, 135 contrari e 149 astenuti, mentre per la seconda la maggioranza è più ampia con 542 voti a favore, 111 contrari e 42 astensioni.
Le due strategie sono strettamente legate, tanto che la stessa Commissione Europea le ha presentate insieme a luglio 2020: l’idrogeno svolgerà un ruolo chiave anche nel rendere il sistema energetico dell’Unione europea meglio integrato e più flessibile. Prima del voto, gli eurodeputati riuniti in sessione plenaria hanno avuto un primo scambio di idee lunedì 17 maggio con la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, la quale ha ricordato che le due strategie hanno impostato la struttura e la direzione per “trasformare il nostro sistema energetico e assicurando un percorso equilibrato verso la neutralità climatica”. La strategia sul sistema energetico isolato vuole “superare” il concetto che vede i sistemi energetici degli Stati membri “come sistemi isolati e immagina il nuovo sistema di domani”, con meno sprechi, più efficienza e soprattutto più combustibili da rinnovabili.
La Commissione condivide con il Parlamento europeo l’idea del ruolo che l’idrogeno potrebbe svolgere nella decarbonizzazione dei settori in cui è difficile abbattere le emissioni, come l’industria dell’acciaio. “Vedo un norme potenziale dell’idrogeno applicato all’industria siderurgica europea”, ha riconosciuto anche il relatore per la relazione Geier. L’idrogeno va immesso sul mercato “immediatamente” e dovrebbe essere massicciamente attinto alle fonti rinnovabili. Chiaro però che il mercato europeo non è ancora abbastanza competitivo e pronto a usare solo idrogeno prodotto da fonti rinnovabili, e gli eurodeputati riconoscono allo stesso tempo che l’idrogeno può essere prodotto da una grande varietà di processi e per questo ammettono “un ruolo di ponte” per l’idrogeno a basse emissioni di carbonio (low-carbon), il cosiddetto idrogeno “blu”, ottenuto dal gas naturale con cattura e stoccaggio del carbonio (tecniche CCS), per iniziare a ridurre le emissioni di gas serra e favorire la transizione verso neutralità climatica dell’Unione nel 2050. Chiedono a Commissione e Stati membri di incentivare la catena del valore e l’adozione da parte del mercato del carburante, se prodotto da fonti energetiche rinnovabili.
Gli eurodeputati sono compatti sulla necessità di sviluppare l’idrogeno e stabilire un sistema energetico europeo veramente integrato, hanno espresso ancora una volta posizioni distanti riguardo al ruolo da dare all’idrogeno a basse emissioni di carbonio rispetto all’idrogeno rinnovabile. “L’obiettivo a medio e lungo termine deve ovviamente essere l’idrogeno rinnovabile, ma per un periodo di transizione, abbiamo anche urgente bisogno di idrogeno a basse emissioni di carbonio”, ha affermato Angelika Niebler a nome del gruppo PPE. La risoluzione chiede che sia studiata una classificazione dei diversi tipi di idrogeno per fare una distinzione netta tra idrogeno rinnovabile e a basse emissioni di carbonio. L’idrogeno rinnovabile può essere prodotto da energia eolica, solare e idroelettrica (compreso lo stoccaggio con pompa), mentre nella risoluzione i deputati scrivono che “l’idrogeno di origine fossile dovrebbe essere gradualmente eliminato il prima possibile”, ma lo ammettono come ponte. “L’idrogeno a basse emissioni di carbonio può costruire un ponte verso la sostenibilità ed è necessario per accelerazione del mercato dell’idrogeno a breve termine. Tuttavia, l’attenzione deve essere chiaramente sull’idrogeno rinnovabile. Non dobbiamo prolungare la vita dei vettori energetici fossili come il gas naturale più del necessario “, ha affermato Geier.
Molto critici i Verdi europei. “Abbiamo bisogno di un calendario per l’idrogeno da energie rinnovabili al 100% e nessun greenwashing politico attraverso l’energia nucleare o il gas naturale fossile”, ha avvertito Michael Bloss, portavoce per la politica industriale dei Verdi al Parlamento europeo. “È assurdo ora concedere sussidi per questi combustibili fossili per la produzione di idrogeno”. Accusa poi i conservatori di “corteggiare le richieste dell’industria petrolifera e del gas e aprono così la porta a una marea di miliardi di cattivi investimenti dannosi per il clima. Questa è un’altra battuta d’arresto per il Green Deal”. Critica anche la Sinistra radicale (ex GUE), secondo cui “una strategia compatibile con gli obiettivi climatici dell’UE può basarsi solo sullo sviluppo dell’idrogeno verde”.
Molti studi – tra cui quello dell’Hydrogen Council – rassicurano del fatto che se l’idrogeno verde è la scelta migliore in termini di decarbonizzazione del mix energetico dell’Unione, la produzione da gas metano con tecniche di sequestro della anidride carbonica, il cosiddetto idrogeno blu, se “utilizzate le migliori tecnologie e seguite le migliori pratiche” porterebbe ugualmente a un risparmio di CO2 molto elevato. Uno scenario percorribile per accompagnare il processo di transizione e abbassare nel frattempo i costi di produzione che ora sono troppo elevati e non lo rendono competitivo. Al momento infatti la produzione richiede una grande quantità di energia con costi elevati e ancora non consente la produzione su larga scala. Da qui al 2050 la Commissione vuole investire nella produzione di elettrolizzatori, che sono necessari per la trasformazione di energia rinnovabile (eolica e solare, soprattutto) in idrogeno verde, attraverso un processo di elettrolisi dall’acqua.
Quanto alla seconda relazione sul sistema energetico integrato – la cui approvazione era più scontata -, gli eurodeputati hanno sottolineato che l’integrazione dei sistemi energetici può migliorare l’efficienza e ridurre i costi per la società e che la doppia transizione verde e digitale delle reti energetiche richiederà investimenti pubblici e privati senza precedenti nella modernizzazione delle infrastrutture e nello sviluppo di nuove infrastrutture, nonché investimenti nella ristrutturazione degli edifici e nella ricerca e sviluppo.