Bruxelles – EU Digital Covid Certificate, c’è l’accordo politico tra Parlamento e Consiglio dell’UE sul nuovo strumento che dovrebbe facilitare gli spostamenti dentro l’area di libera circolazione Schengen. Le Istituzioni di Bruxelles superano le divergenze in tempo record per rendere lo strumento operativo per la stagione estiva. Non era scontato, visti i tentennamenti delle ultime settimane e le posizioni distanti da cui partivano gli Stati e gli eurodeputati. Ma era necessario per consentire al dossier di finire sul tavolo dei capi di Stato e governo che si incontreranno fisicamente a Bruxelles il 24 e 25 maggio per discutere anche e soprattutto di COVID-19, e anche per approdare in plenaria il 7-10 giugno per il via libera definitivo.
C’è un accordo innanzitutto sul fatto di non chiamarlo più Certificato verde digitale (come da proposta originaria della Commissione), ma EU Digital Covid Certificate come richiesto dall’Europarlamento nella sua posizione negoziale adottata lo scorso 28 aprile. Il Certificato darà prova che una persona è stata già vaccinata con le due dosi o una nel caso di Johnson&Johnson (e con quale vaccino autorizzato dall’Agenzia europea per i medicinali), è guarita dalla Covid o è negativa al tampone. Il regolamento che istituisce il certificato dovrebbe essere in vigore per 12 mesi e “non costituirà una precondizione per esercitare il diritto alla libera circolazione e non sarà considerato documento di viaggio”.
La posizione di compromesso prevede che i test da mostrare nel pass debbano avere un prezzo “abbordabile e accessibile”, ma non promette la gratuità richiesta dall’Eurocamera. Per i test, la Commissione Europea ha proposto di mobilitare fino a 100 milioni di euro aggiuntivi (anche più secondo qualche fonte parlamentare) per sostenere gli Stati nella spesa dei tamponi da destinare in maniera gratuita ai residenti transfrontalieri, coloro che devono spostarsi da uno Stato all’altro con frequenza per necessità (salute, andare a scuola, lavorare), nell’ambito dello strumento europeo di sostegno alle emergenze.
Inoltre, il compromesso invita gli Stati membri a non imporre ulteriori restrizioni (come quarantene, test, isolamento all’arrivo) ai turisti vaccinati. Si tratta solo di un invito, gli Stati di fatto possono farlo se lo ritengono necessario per motivi di salute pubblica “in modo proporzionato, sulla base di evidenze, con notifica alla Commissione e ad altri Stati membri”. Questo secondo punto è rimasto praticamente uguale alla proposta originaria della Commissione, perché di fatto gli Stati hanno piena competenza sulla gestione dei propri confini e non sono disposti a rinunciarvi. Il Parlamento era contrario alla possibilità di introdurre misure restrittive aggiuntive al Certificato, mentre gli Stati insistono sul fatto che sta a loro decidere se utilizzare i certificati per revocare le restrizioni o meno.
Rendere i tamponi gratuiti o quantomeno economicamente accessibili a tutti era una delle due linee rosse fissate dall’Europarlamento nella sua posizione negoziale, ma era prevedibile che non sarebbero riusciti a strappare l’accesso gratuito ai test perché l’UE è “un mercato libero, non possiamo imporre un prezzo per i test antiCovid”, aveva già chiarito Ana Paula Zacarias, Segretario di Stato per gli Affari europei del Portogallo. Ma è comunque una vittoria che siano riusciti a strappare fondi aggiuntivi, con possibilità di sbloccarne ulteriori con l’ok dell’autoritò di bilancio. L’Europarlamento era “più ambizioso, ma questo è un progresso tangibile per i cittadini”, ha commentato la coordinatrice del dossier per il gruppo Renew Europe, Sophie In ‘T Veld.
Un negoziato intenso e un mandato accelerato per rendere lo strumento operativo in vista dell’estate. “Non abbiamo ottenuto tutto ciò che volevamo, ma questa è la democrazia”, ammette in conferenza stampa il presidente della Commissione per le Libertà Civili, Juan Fernando Lopez Aguilar, responsabile per il dossier, a neanche un’ora dall’accordo raggiunto nel trilogo con Consiglio e Commissione. Il compromesso “significa certamente un importante miglioramento dell’attuale status quo per milioni di cittadini dell’UE, perché ripristinerà la libera circolazione all’interno dell’UE”.
Quanto ai vaccini da inserire e riconoscere nel pass, gli Stati membri devono accettare certificati di vaccinazione rilasciati in altri Stati membri con un vaccino autorizzato dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA) (attualmente Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca e Johnson&Johnson). Spetterà agli Stati membri decidere di volta in volta se accettare anche vaccini elencati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per uso di emergenza, come il vaccino cinese Sinopharm. Per ora quindi è da escludere che si possa accettare il vaccino russo Sputnik V, che non è entrato nella lista di emergenza dell’OMS. Anche sulla privacy dei dati contenuti nel certificato, nessuna novità di sostanza: dati personali ottenuti dai certificati non possono essere archiviati negli Stati membri di destinazione e non sarà istituita una banca dati centrale a livello dell’UE. “L’elenco delle entità che elaboreranno e riceveranno i dati sarà pubblico in modo che i cittadini possano esercitare i loro diritti di protezione dei dati ai sensi del regolamento generale sulla protezione dei dati”, scrive l’Europarlamento.
Il testo concordato oggi sarà ora votato dalla commissione parlamentare per le Libertà civili (LIBE) il 26 maggio, per approdare alla sessione plenaria di giugno (7-10 giugno).
Le reazioni da Bruxelles
L’accordo è accompagnato da grande entusiasmo per un accordo raggiunto in tempi molto brevi rispetto al solito, se pensiamo che la Commissione ha avanzato la proposta solo il 17 marzo, due mesi fa. Proprio l’Esecutivo gioisce in una nota: “Stiamo mantenendo il nostro impegno per avere il certificato COVID digitale dell’UE attivo e funzionante prima dell’estate. I cittadini europei non vedono l’ora di viaggiare di nuovo e l’accordo di oggi significa che saranno in grado di farlo in sicurezza molto presto”, ha commentato la presidente Ursula von der Leyen. Ricorda che resta ancora del lavoro da fare, anche per quanto riguarda l’infrastruttura digitale alla base del Certificato. “A livello UE, il sistema sarà pronto nei prossimi giorni. È ora fondamentale che tutti gli Stati membri proseguano con l’introduzione dei loro sistemi nazionali per garantire che il sistema possa essere installato e funzionante il prima possibile. Questo è ciò che giustamente si aspettano i cittadini dell’UE”, ha aggiunto.
“Accolgo con grande favore l’accordo raggiunto sul certificato Covid digitale dell’UE, uno strumento tempestivo e molto gradito per facilitare la libera circolazione nell’UE”, ha scritto anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Soddisfatto il premier portoghese di turno alla guida del Consiglio UE, Antonio Costa, che porta a casa un tassello importante che renderà la sua presidenza semestrale da ricordare.