Bruxelles – Aumentare la produzione e la distribuzione dei vaccini per sostenere gli sforzi globali di immunizzazione dalla COVID-19. In Unione Europea sono tutti d’accordo su questa priorità della lotta alla pandemia da COVID-19 dal momento che la vaccinazione in Europa ha iniziato a ingranare, ma molto meno su come farlo. La proposta lanciata qualche settimana fa dall’amministrazione statunitense di Joe Biden di sospendere temporaneamente la deroga dei brevetti sui vaccini per consentirne la produzione anche fuori dai Paesi ricchi in cui attualmente vengono prodotti ha di fatto colto in contropiede le Istituzioni dell’UE che faticano a trovare un punto di convergenza, una visione unitaria sulla questione.
Accordo TRIPS e licenze obbligatorie
Gli Stati, all’ultimo vertice di Porto, si sono detti contrari per il momento ma torneranno sulla questione al prossimo Summit del 24 e 25 maggio. La Commissione Europea continua a sostenere che priorità sia l’aumento della capacità di produzione dei vaccini e l’export delle dosi, come soluzione immediata al problema dell’approvvigionamento mondiale. “Dobbiamo continuare ad aumentare la produzione, condividere i vaccini in modo più ampio e più veloce e rendere i vaccini accessibili”, afferma il vicepresidente esecutivo per il Commercio, Valdis Dombrovskis in un dibattito in plenaria dell’Europarlamento su come “affrontare la sfida globale della COVID-19: gli effetti della deroga all’accordo TRIPS sui vaccini, le terapie, i dispositivi e sull’incremento delle capacità di produzione e fabbricazione nei paesi in via di sviluppo”. Qui anticipa che l’UE porterà all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) una proposta fondata su tre principi: l’agevolazione del commercio e le discipline sulle restrizioni all’esportazione; l’espansione della produzione, anche attraverso impegni da parte di produttori e sviluppatori di vaccini e la facilitazione delle flessibilità dell’accordo TRIPS relative alle licenze obbligatorie.
L’accordo TRIPS (Trade Related aspects of Intellectual Property Rights) è uno dei pilastri dell’Organizzazione Mondiale del Commercio per quanto riguarda la proprietà intellettuale e regola alcuni principi per tutelare le innovazioni, i brevetti e, appunto, le cessioni di licenze. Dombrovskis entra a gamba tesa su quest’ultimo aspetto sostenendo che se “anche le licenze volontarie per produrre vaccini sono lo strumento più efficace per facilitare l’aumento della produzione e condividere il ‘know-how’, le licenze obbligatorie sono uno strumento perfettamente legittimo nel contesto di una pandemia”. È quindi importante che “ogni membro dell’OMC assicuri che il proprio quadro giuridico sulle licenze obbligatorie sia efficace e che la comunità internazionale faciliti tali azioni”, aggiunge. Durante periodi di emergenze – come può considerarsi una pandemia – un governo può in via eccezionale stabilire una licenza obbligatoria su un prodotto in modo da avere accesso alla formula brevettata anche senza il consenso di chi lo ha registrato.
Una forma di flessibilità insita nel TRIPS cui fa cenno anche Augusto Santos Silva, ministro degli Esteri portoghese, intervenuto al dibattito per conto della presidenza di turno. Aumentare i livelli produttivi è e rimane priorità e per questo “dovremmo concentrarsi sulla flessibilità già esistente nell’accordo”, ribadisce. In questo modo l’UE sposterà nel quadro dell’OMC l’attenzione dalla sospensione temporanea dei brevetti alla possibilità per tutti gli Stati di sfruttare la flessibilità prevista per le licenze, anche se chiarisce che la prima priorità sarà aumentare la capacità di produzione e affiancare a COVAX un meccanismo che faciliti le esportazioni. A cui l’UE sembra che stia lavorando.
L’Europarlamento spaccato
Lo stesso Parlamento europeo che ha organizzato il dibattito odierno è fortemente frammentato sulla questione, ed è emerso chiaramente nel dibattito in sessione plenaria che porterà direttamente a una proposta di risoluzione che sarà votata durante la sessione plenaria di giugno. Il cui esito, a questo punto, non è così scontato.
In buona sostanza, i gruppi più o meno conservatori di destra – Partito popolare europeo, Conservatori e Riformisti (ECR) e Identità e Democrazia – più i liberali di Renew Europe, si dicono contrari o quantomeno ci vanno molto cauti sulla sospensione temporanea dei brevetti perché la misura non è risolutiva per il problema attuale, ovvero garantire che le dosi arrivino nei Paesi a basso e medio reddito più velocemente di quanto non facciano tramite COVAX. Mentre Socialisti&Democratici, Verdi, Movimento 5 Stelle nel limbo dei Non Iscritti, la Sinistra radicale (ex GUE) si dicono a favore di una liberalizzazione immediata dei brevetti a sostegno di una campagna globale.
L’Unione Europea “ha davanti la sfida importante di garantire vaccini sicuri ed efficaci a tutti perché, come è stato ripetuto varie volte, che se non saranno tutti salvi non lo saremo”, ha ricordato nel suo intervento in Aula Iratxe Garcia Perez, capogruppo S&D. La maggior parte dei Paesi con “poche risorse rischiano di non immunizzare tutta la popolazione fino al 2024”. Per questo il gruppo chiede alla Commissione europea di portare sul tavolo dell’OMC la sospensione temporanea dei brevetti, “circostanze straordinarie dovute alla pandemia richiedono soluzioni straordinarie”, ha aggiunto, parlando del garantire l’accesso globale ai vaccini come di un imperativo sia umano che geostrategico.
“In una pandemia è più importante massimizzare i profitti o proteggere al meglio la salute delle persone? Il dibattito odierno deve dare risposta a questo quesito ed è il momento di prendere decisioni. In vista del summit G20 del prossimo 21 maggio è essenziale lanciare un messaggio e agire di conseguenza: la salute, e con essa il vaccino, devono essere beni comuni universali”, ha aggiunto Brando Benifei, capodelegazione del Partito democratico all’Europarlamento e membro dei Socialdemocratici. Dal PD reazioni positive arrivano da Patrizia Toia, vicepresidente della commissione Industria. “Bene l’impegno, dopo tanta incertezza e silenzio, a presentare una proposta europea all’Omc, così come l’apertura alla possibilità di utilizzare le licenze obbligatoriea nche come strumento per aumentare la produzione in altre aziende e, nello stesso tempo, rispettare la proprietà intellettuale dei brevetti. Nessuno strumento sia escluso”.
Se l’Unione Europea può andare fiera del fatto di aver esportato la metà delle dosi prodotte, la questione dei brevetti potrebbe aiutare ad aumentare la produzione di vaccini”, sostiene Philippe Lamberts, co-presidente del gruppo ecologista dei Verdi. “È tempo che l’Europa consideri i vaccini come un bene comune globale, la cui disponibilità e il cui prezzo non possono essere lasciati alla discrezione di tre o quattro laboratori privati”, ha affermato l’eurodeputato scagliandosi contro i guadagni delle Big Pharma sulla produzione. Consapevole che la deroga ai brevetti è solo una parte della soluzione, ché dovrà essere affiancata dal “trasferimento delle competenze e se le aziende si rifiutano di concederle dobbiamo obbligarle”.
Questo è uno dei punti richiamati da chi non è favorevole alla sospensione come azione immediata per cambiare le cose: la produzione di un vaccino è complessa, non solo non può essere improvvisata (soprattutto nei Paesi in via di sviluppo) ma non può nemmeno essere costruita dalla mattina alla sera. Tra l’altro, diversi vaccini prodotti in Europa – BioNTech-Pfizer e Moderna – utilizzano tecnologie molto innovative a mRNA che è difficile da replicare dall’oggi al domani. Per questo si dice che la sola deroga delle formule brevettate, senza il necessario trasferimento di competenze rischia di essere non risolutiva. Ed è per questo che anche Dombrovskis ha riconosciuto che le licenze volontarie – ovvero con il consenso delle aziende farmaceutiche – possono avere effetti positivi sul trasferimento delle competenze, che nella produzione dei vaccini non sono poco importanti.
“Liberate i brevetti, non è il Movimento 5 Stelle a chiederlo ma il mondo intero”, afferma anche Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, durante l’intervento in plenaria. Una “cosa deve essere chiara: se il mondo non ne esce, non ne usciremo nemmeno noi. E quindi basta fingere di proteggere l’innovazione, quando in realtà si stanno solo proteggendo azionisti e dividendi”. Come Lamberts si scaglia contro le Big Pharma che hanno “ricevuto decine di miliardi pubblici per la ricerca e questi vaccini li abbiamo pagati due volte, prima per svilupparli e poi per comprarli ancor prima di sapere se funzionassero: rischio zero e guadagno sicuro per Big Pharma, mentre noi abbiamo subìto contratti segreti, ritardi e riduzioni. Perciò io dico che i vaccini sono un bene pubblico, appartengono al genere umano, sono di tutti noi”.
Di contro, “la deroga ai brevetti non è la soluzione al problema”, afferma Esther De Lange del Partito Popolare europeo (PPE). Il Gruppo parlamentare è convinto che si debbano abbattere le barriere dell’export – fissate da Paesi come USA e Regno Unito, che dall’inizio dello sviluppo dei vaccini hanno preferito non trasferire neanche una dose – e aumentare la “produzione non solo dentro l’UE ma anche in Paesi terzi come l’Africa”. “La nuova tecnologia utilizzata nei vaccini a mRNA è molto complessa e anche con la collaborazione e la conoscenza procedurale delle aziende farmaceutiche, ci vorrebbero un minimo di sei mesi per costruire un nuovo impianto di produzione”. La proposta del presidente USA “non è risposta immediata, sospendere brevetti è un processo lungo”, afferma anche Dacian Ciolos, capogruppo dei liberali di Renew Europe, aggiungendo che la vera soluzione “è esportare immediatamente come fa l’UE, gli americani dovrebbero fare lo stesso”, anche attraverso il meccanismo di distribuzione globale COVAX.
Non è possibile “dimostrare che la deroga ai brevetti possa portare ad accelerare la produzione dei vaccini e migliorare la situazione mondiale”, avverte anche Geert Bourgeois di ECR, che chiama “la sospensione dei brevetti una buona idea falsa”. Infine, mentre una parte del gruppo di estrema destra Identità e Democrazia crede che sia necessario proteggere la proprietà intellettuale dei vaccini, l’eurodeputato italiano della Lega Marco Campomenosi ammette che la “deroga agli accordi Trips dell’Omc, una liberalizzazione temporanea dei brevetti dei vaccini dovuta all’emergenza, è un’opportunità da valutare che mi trova favorevole. L’argomento va discusso in maniera approfondita: sono stati promossi ingenti finanziamenti pubblici per arrivare a risultati importanti, le case farmaceutiche hanno ottenuto guadagni, date le attuali circostanze si possono intraprendere strade nuove, a cominciare dalla deroga, che potrebbe servire per aiutare i Paesi più poveri”. Nonostante questo riconosce che “la capacità produttiva non si può improvvisare, il costo dei brevetti è solo uno dei tanti aspetti complessi da affrontare per produrre un vaccino” e auspica “che il tema venga trattato in eventi” internazionali, come il G20 di cui l’Italia ha la presidenza di turno.