Bruxelles – Certificato verde digitale per i viaggi: proseguono i negoziati interistituzionali per un accordo politico entro la fine della settimana ma proseguono anche i lavori tecnici per renderlo operativo prima dell’inizio dell’estate. La settimana scorsa è stata avviata “la fase pilota” di sperimentazione con i primi otto Stati membri – Francia, Austria, Svezia, Lussemburgo, Croazia, Spagna, Belgio, Paesi Bassi – che hanno testato l’infrastruttura digitale alla base del Certificato verde digitale, il ‘gateway’ che la Commissione europea ha sviluppato perché tutte le firme del certificato siano verificabili e interoperabili in tutta l’UE.
L’obiettivo del progetto pilota è testare l’effettivo funzionamento dell’infrastruttura digitale alla base dei Certificati Verdi Digitali, tutti e tre i tipi che saranno presenti sul documento: prova di essere stati già vaccinati, un test negativo al COVID oppure la prova di essere guariti dalla malattia con la presenza di anticorpi. “I Paesi hanno caricato e scaricato con successo le chiavi pubbliche necessarie per verificare il certificato verde digitale oltre i propri confini e sono stati sottoposti a test di sicurezza”, ci spiegano fonti UE. La fase pilota riguarda la verifica della capacità degli Stati membri di connettersi al sistema di connessione (Gateway) europeo. Il test ha previsto il caricamento e il download delle chiavi pubbliche necessarie per la verifica del pass digitale (usando dati fittizi) e ha comportato anche un test di sicurezza.
Chiaramente, i cittadini non sono stati coinvolti in questa fase pilota, che riguarda solo i governi. Secondo la Commissione europea si è trattato di “un ottimo inizio e siamo lieti di vedere il pieno impegno da tutte le parti. Altri test con altri 10 paesi dell’UE (più Islanda) seguiranno questa”, ci dicono. Tra questi anche l’Italia, insieme a Francia, Malta, Islanda, Paesi Bassi, Svezia, Estonia, Lussemburgo, Croazia, Bulgaria, Spagna, Austria, Lituania, Germania, Repubblica ceca, Danimarca, Belgio, Cipro, Grecia, che proveranno a connettersi al sistema. Si andrà così a completare la fase pilota del primo blocco di Paesi europei (il più numeroso) che ha accettato di partecipare a questa fase di sperimentazione. “Inizio promettente per il Certificato di vaccinazione, test e certificati di recupero dalla malattia”, commenta in un tweet il commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders, responsabile per l’Esecutivo per i negoziati sul pass per il COVID. Osserva che “team nazionali e dell’UE sono pienamente impegnati” e che il Digital Green Certificate è “sulla buona strada per il lancio a giugno”.
https://twitter.com/dreynders/status/1392556842841149440?s=20
Secondo le indicazioni di Bruxelles, l’infrastruttura europea di gestione dei certificati sarà pienamente operativa già dal primo giugno per il primo blocco di Paesi e secondo un alto funzionario UE entro il 30 giugno il Certificato sarà pienamente operativo in tutti e 30 gli Stati coinvolti in questa procedura, ovvero i Ventisette Stati membri più Islanda, Liechtenstein e Norvegia.
Il tutto, al netto di un accordo politico tra Parlamento europeo e presidenza di turno del Portogallo, che dovrebbe arrivare al più tardi entro la fine di questa settimana. Questo per dare tempo ai capi di Stato e governo di discutere della questione al Consiglio europeo in programma il 24 e 25 maggio, in cui la risposta alla pandemia continuerà a tenere banco. Domani (18 maggio) previsto il terzo – e possibilmente ultimo – trilogo sul Certificato ospitato dalla presidenza di Lisbona. I punti più difficili da sciogliere rimangono: la richiesta del Parlamento agli Stati di non imporre ulteriori restrizioni ai confini (come quarantene, autoisolamenti) oltre al possesso del Certificato, la richiesta di tamponi gratuiti o almeno di fissare un prezzo limite per i test-antiCOVID (qui avevamo spiegato che i negoziati sono ancora tutti aperti su questo); e anche sul nome stesso del certificato, che per l’Eurocamera dovrebbe essere cambiato in Certificato UE per il Covid-19.