Bruxelles – Traspare preoccupazione, ma anche una grande decisione, nelle parole del presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, nell’affrontare il tema della sicurezza informatica dell’Unione Europea: “In questo momento siamo vulnerabili. Bisogna dirlo, non per scoprire le nostre debolezze, ma per aumentare la consapevolezza e tappare falle molto pericolose”. Un intervento schietto, che ha aperto l’incontro ‘La nuova strategia per rafforzare la sicurezza informatica‘ promosso dall’ufficio del Parlamento Europeo in Italia e trasmesso dal sito di Repubblica. “Con la pandemia abbiamo capito dove siamo resistenti e dove vulnerabili“.
Il perimetro di sicurezza dell’UE è sotto minaccia costante: “Le istituzioni europee subiscono attacchi informatici quotidiani anche molto pesanti”, che arrivano “sia da attori autonomi sia da entità governative straniere“. Attacchi hacker che, se rivolti a uno Stato membro, “potrebbero costituire un motivo sufficiente per attivare la clausola di solidarietà dell’UE” (articolo 222 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, che riguarda attacchi terroristici e catastrofi naturali o provocate dall’uomo). Questo perché “quella per la cybersicurezza è una battaglia per la nostra indipendenza“, in un contesto in cui “molti vogliono condizionarci se non addirittura comprarci”.
Il presidente Sassoli ha confermato che “la Commissione Europea propone continuamente strumenti migliori per affrontare le minacce informatiche” e questa sinergia coinvolge anche gli Stati membri. Poco meno di due mesi fa (il 22 marzo) è arrivato il via libera dal Consiglio dell’UE alla strategia sulla sicurezza informatica, dove è stata indicata la necessità di attivare reti di centri operativi e unità informatiche comuni, un pacchetto di strumenti sul 5G, lo sviluppo della crittografia e il rafforzamento degli strumenti di diplomazia informatica. Intanto, mentre continua il lavoro nella commissione Industria e nella sottocommissione Sicurezza e difesa, il Parlamento UE continua a sottolineare la necessità di un impegno per affrontare le minacce ibride: “Per noi la risoluzione del giugno 2018 sulla difesa informatica rimane il punto di riferimento”.
È chiaro che “più si è connessi online, più si diventa vulnerabili, come si è visto durante la pandemia”, ma preoccupa sempre di più il livello di sofisticazione ed efficacia degli attacchi hacker “non solo a livello di infrastrutture, ma anche di aziende vitali come quelle farmaceutiche”. Si aggiungono poi i meccanismi di disinformazione contro i vaccini anti-COVID e le interferenze nei processi democratici in Europa e non, la raccolta di informazioni per lo spionaggio e le aggressioni informatiche per guadagni finanziari. Tutti fattori di una guerra ibrida a cui “bisogna rispondere, ma senza limitare libertà dei cittadini“, ha sottolineato con forza Sassoli. “È un compito difficile, perché gli strumenti devono essere costantemente adeguati e aggiornati”, ma l’UE ha il vantaggio di poter contare “sulle migliori pratiche e lo spirito di solidarietà degli Stati membri”.
Proprio sulla solidarietà europea ha chiuso il suo intervento il presidente del Parlamento UE: “Il dominio cibernetico è una grande opportunità per migliorare la nostra resilienza, sia in ambito civile sia militare”. La pietra d’angolo è la Bussola Digitale 2030, la strategia per il decennio digitale dell’Unione, presentata dalla Commissione lo scorso 9 marzo: “Lo sarà davvero se tutti gli Stati membri agiranno in sinergia per rafforzare la cooperazione e la gestione della catena di approvvigionamento delle componenti tecnologiche”, è stata l’ultima esortazione.