Bruxelles – Gli obiettivi climatici e di sostenibilità del Green Deal europeo saranno centrali nella valutazione dei piani strategici della nuova Politica agricola comune della Commissione Europea. Lo ha ricordato il vicedirettore generale della Direzione Generale dell’Agricoltura (DG Agri della Commissione Europea), Mihail Dumitru, durante il webinar ‘Getting the CAP Strategic Plans done: the voice of regions and stakeholders’. La Commissione vuole impostare un approccio “molto trasparente” nella preparazione dei piani strategici “in cui vogliamo dare agli Stati alcune indicazioni e criteri per realizzarli”, anche se la preparazione è già in parte avviata.
Una delle principali novità della riforma della PAC è che gli Stati dovranno formulare dei “piani” per accedere alle risorse della PAC (390 miliardi di euro per circa 9 milioni di agricoltori europei) e renderli allineati con i principi delle due strategie del Green Deal – “Farm to Fork” (dal produttore al consumatore) e per la biodiversità – che si inquadrano nelle ambizioni climatiche dell’UE. L’agricoltura è responsabile del 10 per cento delle emissioni concentrate nell’UE, e i negoziati sulla PAC si giocano anche su come la Politica agricola comunitaria possa contribuire a una riduzione di queste emissioni e dell’impatto sull’ambiente. Gli Stati, dal canto loro, chiedono ampio margine di manovra su come formulare questi piani, che nei negoziati viene chiamata “flessibilità” per la transizione. Che significa sostanzialmente tenere conto del proprio contesto nazionale, da quale punto di partenza e quale di arrivo.
In concreto, ha spiegato Dumitru, la Commissione si aspetta che ogni Stato stabilisca “valori nazionali nel suo piano strategico per indicare come intende contribuire agli obiettivi” delle strategie Farm to Fork e Biodiversità. Spetterà poi alla Commissione “aggregare questi valori nazionali quantificati dei Ventisette, per verificare che l’andamento generale sia in linea con la traiettoria fissata dal Green Deal”, ha spiegato. Le raccomandazioni dell’Esecutivo agli Stati saranno un “punto di riferimento” significativo per la valutazione dei piani: gli Stati hanno tempo fino al 31 dicembre per inviare la loro bozza alla Commissione, che avrà a sua volta tempo un anno per inviare loro una “lettera di osservazioni” per indicare le possibili opzioni di miglioramento dei piani. Per ora non si parla di rifiuti, ma solo di come l’Esecutivo potrà contribuire a migliorarli. Questo per arrivare al primo gennaio 2023 con tutti e Ventisette piani strategici implementati e operativi quando la nuova PAC sarà in vigore fino al 2027. Il vicedirettore DG Agri ha precisato che per la Commissione le autorità locali e regionali dovrebbero avere un ruolo nella definizione dei piani strategici affinché abbiano “coerenza” con le esigenze a livello locale e regionale.
“Non ci sarà Green Deal senza agricoltori”, ha chiarito anche il vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Frans Timmermans, prendendo parte al webinar e riconoscendo la difficoltà di questa transizione verde per gli agricoltori ma “sarebbe sbagliato non cogliere questa opportunità”. Timmermans insiste sul fatto che la nuova PAC “eliminerà un vecchio sistema in cui i soldi del primo pilastro (gli aiuti diretti) sono stati distribuiti senza fare domande” agli agricoltori. A ricevere i pagamenti della PAC “spesso sono proprietari terrieri e società di proprietari terrieri, e non gli agricoltori stessi”. Mentre secondo la Commissione “dobbiamo uscire da quel sistema e assicurarci di aumentare il reddito degli agricoltori, le persone che lavorano la terra”. “Abbiamo questa opportunità” attraverso gli eco-schemi dei piani strategici, “ovvero chi lavorerà per la sostenibilità avrà un compenso economico”.
I negoziati in corso a Bruxelles sulla PAC riguardano anche la percentuale di aiuti diretti da riservare agli eco-schemi, una delle novità della riforma che prevede di mobilitare sostegno economico agli agricoltori che scelgono di essere più ambiziosi in termini di tutela dell’ambiente e azione per il clima. Per il Consiglio almeno il 20 per cento dei finanziamenti del primo pilastro dovrebbe essere allocata dagli Stati membri per politiche verdi, attraverso questi eco-schemi, tra cui si includono pratiche come agricoltura di precisione, agroforestale e agricoltura biologica. Mentre per il Parlamento la quota dovrebbe salire al 30 per cento. La presidenza di Lisbona è alla ricerca di un compromesso a metà.