Bruxelles – “Le persone in mare devono essere salvate. A tutti i costi”. Così David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, inizia una lettera di risposta alla proposta del sindaco di Palermo Leoluca Orlando di lanciare un “servizio civile europeo” per il salvataggio dei migranti, che è stata pubblicata da la Repubblica.
Sassoli afferma che l’dea di Orlando “di utilizzare ogni mezzo, compreso il contributo dei singoli nella protezione delle persone attraverso il servizio civile europeo, va nella direzione giusta”, e ricorda che “sono anni che il Parlamento Europeo chiede iniziative efficienti e coerenti di governo dell’immigrazione e dell’asilo. E sono anni che i governi si rifiutano di concedere all’Unione europea i poteri per intervenire”.
Le azioni in campo non sono sufficienti, afferma il presidente del Parlamento, ma “salvare le persone è un dovere irrinunciabile e questo è il momento per consentire all’Unione europea di organizzare una grande iniziativa che qualifichi moralmente e politicamente la difesa dei nostri valori. La sordità e l’egoismo dei governi non è più tollerabile”.
Per Sassoli è il momento di fare “ogni sforzo” e a suo giudizio sarebbe possibile affidare all’Unione quattro compiti: “La ricerca e il salvataggio in mare, attraverso un meccanismo europeo condiviso; un più forte programma di reinsediamento nell’Ue delle persone bisognose di protezione, con veri e propri canali umanitari; una redistribuzione equa, tramite uno schema concordato e prevedibile tra tutti i Paesi membri; criteri comuni per l’ingresso legale per motivi di lavoro, con quote da definire a livello nazionale da assorbire nel nostro mercato del lavoro”.
L’invito è pensare “alle nostre società che invecchiano. Nei nostri distretti e nelle nostre aziende, abbiamo molto bisogno di lavoratori in condizione di regolarità e sicurezza. Ne abbiamo bisogno nelle nostre campagne, dove invece braccianti immigrati in condizioni irregolari vivono e lavorano come schiavi; nelle nostre fabbriche, dove la richiesta di manodopera regolare può consentire crescita e benessere”.
“In definitiva – afferma Sassoli – senza nuove competenze e nuovi poteri, l’Unione europea non potrà che lavorare in regime di supplenza con risultati poco efficaci”, ma, ammonisce, “non possiamo attendere ancora”.