Bruxelles – Oltre il 55 per cento di decessi in meno entro il 2030 attribuibili alla cattiva qualità dell’aria, che fa registrare oltre 400mila morti premature all’anno in Europa. Questo uno degli obiettivi fissati dalla Commissione Europea nel Piano d’azione “Verso zero inquinamento atmosferico, idrico e del suolo” presentato oggi (12 maggio) come uno dei pilastri del Green Deal europeo. Dopo la questione del clima, ora l’Esecutivo di Ursula von der Leyen si dedica alla lotta all’inquinamento di ogni tipo in un “piano d’azione” che non prevede misure vincolanti, ma contiene le linee guida sulle intenzioni dell’esecutivo che nei prossimi anni andranno realizzate con iniziative concrete, dall’allineamento agli standard di qualità dell’aria con l’OMS alla direttiva sulla protezione del suolo alla revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane.
Inquinamento zero entro metà secolo, questo l’obiettivo del piano. “Entro il 2050, vogliamo un ambiente privo di sostanze tossiche”, spiega in conferenza stampa il vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Frans Timmermans, il quale chiarisce che la ‘neutralità’ citata nel Green Deal non si riferisce solo al carbonio (CO2) ma deve riguardare anche l’inquinamento che danneggia tanto la salute quanto gli ambienti in cui viviamo. “Alcuni depositi potranno ancora verificarsi, ma avranno raggiunto un livello che non è più dannoso per la nostra salute o per il pianeta”, ha precisato. “L’inquinamento nell’UE porta ancora a 1 decesso su 8”.
La Commissione fissa dunque un obiettivo a lungo termine per il 2050 quando “l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo [sarà] ridotto a livelli che non sono più considerati dannosi per la salute e gli ecosistemi naturali e rispettano i limiti che il nostro pianeta può sopportare”. Un termine un po’ vago, ma per arrivarci fissa una tabella di marcia per il prossimo decennio fino al 2030 con una serie di impegni che riguardano, come dice il titolo del piano, la qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo: entro questa data si vuole ridurre di oltre il 55 per cento i decessi imputabili all’inquinamento atmosferico, del 30 per cento la quota di persone disturbate nella vita quotidiana dall’inquinamento acustico legato ai trasporti, del 25 per cento gli ecosistemi in cui l’inquinamento minaccia la biodiversità. Il piano prevede anche di ridurre l’inquinamento da plastiche con l’obiettivo di ridurre il 50 per cento di rifiuti di plastica scaricati in mare e il 30 per cento di microplastiche disperse nell’ambiente tra dieci anni. Entro il 2030, infine, il 75 per cento dei suoli dovrà essere “sano”.
Un approccio comprensivo di tutti gli elementi su cui è possibile intervenire per prevenire l’inquinamento. Si applica un principio gerarchico. L’obiettivo primario – spiega la Commissione – è quello di evitare di creare inquinamento con la prevenzione in tutte le politiche dell’UE. Quando non è possibile prevenirlo, allora bisogna intervenire per ridurlo al minimo o infine agire per contrastarne gli effetti. “Il costo dell’inazione è molto più alto del costo per intervenire già da ora”, dice la Commissione che stima che l’inquinamento dell’aria costi alla salute e alle attività economiche tra i 330 e i 940 miliardi di euro all’anno, comprese le giornate di lavoro perse, i costi sanitari, la perdita di raccolto e i danni agli edifici, mentre tutte le misure nell’UE per migliorare la qualità dell’aria hanno un costo stimato di 70-80 miliardi di euro all’anno.
Il testo presentato ha una durata di quattro anni (2021-2024) e entro quella data la Commissione promette di misurare i progressi compiuti per “determinare se sia necessario decidere su ulteriori azioni per rispondere alle preoccupazioni emergenti”, con studi più aggiornati.
Standard di qualità dell’aria allineati con l’OMS
Il piano potrebbe creare frizioni con il Parlamento europeo e con le ONG ambientaliste per quanto riguarda l’impegno ad allinearsi con gli standard fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità, come da richiesta degli europarlamentari che a fine marzo hanno adottato in plenaria una risoluzione che chiedeva il pieno allineamento con gli standard che l’OMS dovrà presentare a breve. “Nel 2022, la Commissione proporrà che gli standard di qualità dell’aria dell’UE siano allineati più strettamente con le imminenti raccomandazioni dell’OMS [atteso quest’anno, ndr] ”. Perché gli standard di Bruxelles sono oggi meno severi dei valori di riferimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla qualità dell’aria, l’Europarlamento chiede un allineamento pieno con gli standard internazionali, e non una semplice riconciliazione.
“Avere aria pulita non può essere un lusso”, ha aggiunto il commissario europeo per l’Ambiente, Virginijus Sinkevičius, che ha affiancato Timmermans nel presentare il piano d’azione. È noto che un gran numero di Stati membri – Italia compresa – non è ancora pienamente conforme alle norme attualmente in vigore in Europa o non ha adottato misure sufficienti per migliorare la qualità dell’aria e ridurre al minimo il superamento dei valori limite. Ad oggi sono aperti ancora 31 procedimenti d’infrazione nei confronti di 18 Stati membri che non rispettano gli Standard europei. Un problema difficile da superare e la Commissione sostiene che aiuterà i governi a formulare piani specifici per Paese. La pandemia da COVID-19 ha avuto l’effetto di ridurre progressivamente i livelli di inquinamento nell’atmosfera, dovuti principalmente alla presenza di particolato (PM), biossido di azoto (NO₂) e l’ozono a livello del suolo (O₃). In particolare, la presenza di biossido di azoto nell’atmosfera è legata principalmente al trasporto su strada e dunque il crollo dell’inquinamento ha coinciso un anno fa con il blocco imposto da molti paesi europei che hanno frenato il trasporto su strada e rallentato la produzione nelle fabbriche.
Revisione del trattamento delle acque reflue e strategia per i suoli sani
Il piano d’azione nasce dalla constatazione di lacune nell’attuazione da parte degli Stati membri della legislazione europea che riguarda acqua, suolo e aria. Lacune che “devono essere affrontate”, sostengono i commissari, anche mettendo mano a una revisione delle misure in vigore. Quanto all’acqua, la direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane sarà rivista nel 2022 (ora in consultazione pubblica) per ridurre l’inquinamento e rendere il processo più pulito: in particolare si guarda ai nutrienti e gli inquinanti emergenti come le microplastiche e i microinquinanti, compresi i prodotti farmaceutici. A questa revisione, la Commissione affiancherà l’aggiornamento degli elenchi di sostanze “problematiche” per le acque superficiali e sotterranee, al fine di “proteggere la natura e la salute umana dalle sostanze più rilevanti sulla base degli approfondimenti scientifici più aggiornati”, spiega Bruxelles.
Sul suolo, come è noto la Commissione presenterà una strategia entro la fine del 2021, con azioni che si concentrano prevalentemente “sull’identificazione e la bonifica dei siti già contaminati”, hanno specificato i commissari. La Commissione lavorerà anche su una guida per un passaporto per l’uso sicuro, sostenibile e circolare del suolo scavato. Nella nuova nuova Strategia dell’UE per il suolo, come parte della strategia dell’UE per la biodiversità per il 2030, Bruxelles dovrebbe anche fissare l’obiettivo di ripristinare entro il 2030 la neutralità del degrado del suolo, un concetto che le Nazioni Unite definiscono come il punto di equilibrio “in cui la quantità delle risorse territoriali, necessarie a sostenere funzioni e servizi ecosistemici e a rafforzare la sicurezza alimentare, rimane stabile o addirittura aumenta”. L’Europarlamento ha chiesto in una risoluzione di rendere prioritario l’obiettivo di “nessun degrado del suolo” entro il 2030 e “nessun consumo netto di suolo” entro il 2050 al più tardi. La risoluzione chiede inoltre alla Commissione e agli Stati membri di “contribuire efficacemente alla riduzione dell’uso eccessivo di fertilizzanti sintetici”, in particolare l’azoto.