Bruxelles – Per avere tutti i piani nazionali per la ripresa bisognerà attendere fino a “inizio giugno”, ma in Commissione a preoccupare sembra più la realizzabilità degli stessi. “Ci sono alcuni Stati che hanno incluso riforme importanti, e la cui attuazione è impegnativa“. Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni condividono con le commissioni Affari economici e Bilanci del Parlamento europeo dubbi e criticità della strategia per la ripresa e i punti interrogativi legati al recovery fund. Il vicepresidente responsabile per un’Economia al servizio delle persone e il commissario per l’Economia si presentano la prima di una lunga serie di audizioni sul tema, promettono di riferire periodicamente, e chiariscono che il grosso delle responsabilità è adesso dei governi, a partire dalla presentazione delle strategie.
Fin qui 14 Stati membri hanno già fatto recapitare a Bruxelles le ricette nazionali di rilancio economico (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna). Gli altri “arriveranno in questo mese e per inizio giugno”, precisa Dombrovskis. E’ la prima volta che in Commissione riconoscono che occorre anche giugno per avere tutti i 27 piani nazionali, e si ricorda che non si aspetterà che tutti presentino i loro piani per le valutazioni. “Per la fine di giugno” l’esecutivo presenterà al Consiglio le raccomandazioni sui primi piani meritevoli di finanziamento, e il Consiglio avrà a disposizione un mese per confermare o meno gli orientamenti dell’esecutivo comunitario.
Fin qui “nel complesso sono tutti soddisfacenti, non presentano punti deboli“, aggiunge il lettone, ma questo, precisa Gentiloni immediatamente dopo, “non vuol dire che il lavoro sia concluso, continueremo a lavorare con gli Stati”.
C’è da garantire che si facciano le riforme, perché “a differenza delle politiche di coesione, che sono investimenti, qui c’è un mix di investimenti e riforme”. Per qualcuno, come l’Italia, è meno scontato di altri. E si fa riferimento proprio alla situazione italiana quando Dombrovskis spiega che “ci sono riforme di lunga data da fare, come quella della giustizia o del mercato del lavoro“, interventi richiesti entrambi dall’esecutivo comunitario da anni. Per questo, ribadiscono i due commissari, l’attività di controllo della Commissione europea “sarà severa”. Ci sono interventi da realizzare e fondi da spendere.
L’UE è riuscita a mobilitare risorse senza precedenti, ma “spetta agli Stati mettere in campo riforme in grado di assorbirle”. Le parole di Gentiloni le spiega Dombrovkis. “Non possiamo garantire l’assorbimento dei soldi. Faremo il nostro possibile per garantire che i soldi siano spesi”, ma qui ogni compito è nazionale. E’ una questione non nuova, e che vede l’Italia tra la lista di meno capaci a spendere tutto e bene. Un qualcosa da evitare, perché l’idea di meccanismo di debito comune per crisi future passa per la capacità di far funzionare il recovery fund. Dombrovskis e Gentiloni lo ripetono una volta di più: più funziona il recovery plan più è alta la possibilità di replicarlo, ma “per il momento è prematuro avventurarsi in simili ragionamenti”.