Bruxelles – Bruxelles accusata di voler annacquare il vino, uno dei prodotti più simbolici del Made in Italy agroalimentare. “Togliere l’alcol dal vino ed aggiungere acqua è l’ultima trovata di Bruxelles per il settore enologico già sotto attacco con la proposta di introdurre etichette allarmistiche per scoraggiarne il consumo previste nella Comunicazione” sul Piano d’azione di prevenzione contro il cancro, presentato lo scorso 3 febbraio. A lanciare l’allarme in una nota del 6 maggio è la Coldiretti, in riferimento ai negoziati in corso tra Parlamento e Consiglio sulla riforma della Politica agricola comune (PAC) che dovrebbe entrare in vigore da gennaio 2023, e in cui l’UE sta affrontando anche la spinosa questione della dealcolazione totale dei vini da tavola o parziale nel caso di quelli di denominazione di origine, DOP e IGP.
Qui avevamo riassunto i principali progressi raggiunti dalla presidenza di turno portoghese all’ultimo super trilogo del 26 marzo, tra cui anche un accordo in linea di principio sui vini da tavola dealcolati e solo parzialmente senza alcol nel caso di DOP e IGP e sull’inserimento dell’etichettatura nutrizionale per tutti i tipi di vini. Accordo di principio che deve essere finalizzato nei dettagli tecnici, ma una apertura alla possibilità c’è stata, secondo la presidenza di Lisbona. Gli esiti del trilogo di marzo sono approdati ad aprile al Comitato speciale per l’Agricoltura, compresa la parte relativa al vino, da cui la denuncia della Coldiretti. Nel testo sulla dealcolazione, afferma Coldiretti, “è stata prevista anche l’aggiunta di acqua per ripristinare il volume iniziale di liquido che si perde con il processo per togliere l’alcol”. Quindi meno alcol e più acqua. “In questo modo viene permesso ancora di chiamare vino un prodotto in cui sono state del tutto compromesse le caratteristiche di naturalità per effetto di trattamento invasivo che interviene nel secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino”, prosegue la nota definendolo senza mezzi termini un “mega inganno legalizzato per i consumatori che si ritrovano a pagare l’acqua come il vino”.
A fare ordine sulla vicenda è intervenuto oggi (7 maggio) l’eurodeputato Paolo De Castro, coordinatore del gruppo S&D alla commissione Agricoltura dell’Europarlamento. “Sulla possibilità di aprire il mercato a vini totalmente senza alcol il negoziato è aperto e noi, come Parlamento europeo, abbiamo un mandato preciso: siamo pronti a valutarne la convenienza, ma solo per i vini da tavola, non certo per quelli a Indicazione geografica. Occorre però sottolineare che nessuna norma potrà essere imposta ai viticoltori, perché la scelta finale su un’eventuale modifica del proprio prodotto rimarrà nelle loro mani, con i necessari cambiamenti dei rigidi disciplinari interni di produzione”, ha chiarito il deputato, concorde con Coldiretti che “un vino senza alcol non può essere definito tale”. La proposta ha una valenza commerciale per rendere i vini con basso tenore alcolico più attraenti nei mercati di Paesi dove si consumano solo bevande analcolico, come i Paesi arabi. “È vero – osserva De Castro – che il 26 marzo scorso al trilogo tra Commissione, Consiglio e Parlamento Ue si è discusso di un possibile accordo che apra alla pratica di eliminazione dell’alcol nei vini da tavola, e solo parziale in quelli a Indicazione geografica”.
Nulla di definitivo, ancora. A fine maggio, il 25 e 26, ci sarà un nuovo incontro tra i negoziatori di Commissione, Parlamento e Consiglio in un nuovo super trilogo, per affrontare tutti e tre i pilastri di riforma: piani strategici, il cosiddetto regolamento orizzontale (controllo, finanziamento e gestione) e, infine, sull’organizzazione comune di mercato. Come sempre, sarà presieduto dal ministro dell’Agricoltura portoghese, Maria do Céu Antunes, e saranno presenti per la Commissione il vicepresidente esecutivo Frans Timmermans e il commissario all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski. Lisbona punta a un accordo sotto la sua presidenza.