Bruxelles – Solo due settimane fa era stata tacciata dai socialdemocratici di mancanza di esperienza di governo, ma almeno dalle prime curve della corsa elettorale in Germania sembra essere proprio la co-presidente di Alleanza 90/I Verdi, Annalena Baerbock, ad avere ragione su tutti gli altri candidati alla cancelleria. Per la prima volta nella sua storia, il partito ecologista ha superato nei sondaggi il blocco dell’Unione Cristiano-Democratica e Cristiano-Sociale di un Armin Laschet sempre più in difficoltà.
Stando alle proiezioni di Politico.eu e dell’Istituto tedesco Infratest dimap, i Verdi si sarebbero lanciati al primo posto solitario con il 26 per cento delle preferenze dell’elettorato, uguagliando il loro risultato migliore (sempre secondo i sondaggi) raggiunto nell’estate del 2019. Allora però condividevano il vertice della classifica con la CDU-CSU della cancelliera Angela Merkel: in mezzo c’è una pandemia, una mini-crisi degli ecologisti (al 16 per cento nel maggio 2020), prima del recupero, e un exploit dei centristi-conservatori (al 39 per cento alla fine della prima ondata COVID-19), con il tesoretto andato in fumo in meno di un anno. Ora i sondaggi dicono che l’Unione è scesa a quota 24 punti percentuali: potenzialmente il peggior risultato della storia della CDU/CSU da quando esiste la Germania unita.
Il più recente verdetto certificato dalle urne federali è quello del 24 settembre 2017, che aveva relegato i Verdi sotto la soglia dei 10 punti percentuali (un modesto 8,9). Se gli ultimi sondaggi fossero confermati alle elezioni del prossimo 26 settembre, il partito con sede a Platz vor dem Neuen Tor 1 avrebbe quasi triplicato i proprio voti nel giro di quattro anni, e si legittimerebbe come prima forza politica nel Paese. Molto difficile in quel caso negare loro la cancelleria, con il vantaggio di poter scegliere i partner di coalizione.
Gli scenari si fanno sempre più complicati, con il crollo dell’Unione e le contemporanee difficoltà del Partito Socialdemocratico (SPD) a superare l’asticella minima dei 15 punti percentuali (secondo le proiezioni, ora sarebbe al 14 per cento, a tre distanze dall’estrema destra di AfD e dai liberali di FDP). Se il blocco centrista-conservatore non riuscisse a frenare l’emorragia di credibilità agli occhi dell’elettorato, potrebbe spegnersi la possibilità di un governo nero-verde composto da Verdi e CDU-CSU.
La forza ecologista assumerebbe invece sempre più peso nell’eventualità di una coalizione semaforo, con i rossi della SPD e gialli della FDP (Partito Liberale Democratico), portando a livello federale l’esperienza del Land della Renania-Palatinato (riconfermata lo scorso 30 aprile). Prende quota anche la possibilità di una grandissima coalizione, con dentro Verdi, CDU-CSU ed SPD.
La nuova forza dei Verdi
Nonostante le bordate del candidato socialdemocratico, Olaf Scholz, la posizione di Baerbock si sta rafforzando, anche grazie al progressivo slittamento dei Verdi su posizioni sempre più centriste (o almeno di Real Politik) sul fronte della sicurezza e della politica estera. “Penso che sia necessario che gli europei, quindi anche i tedeschi, si assumano maggiori responsabilità per la propria sicurezza”, ha dichiarato ieri (giovedì 6 maggio) la candidata alla cancelleria tedesca, durante il forum del think tank Atlantic Council.
Sembra che i tempi siano maturi per un graduale abbandono delle tradizionali posizioni pacifiste – anche se la stessa Baerbock ha già annunciato che non vuole impegnarsi a spendere il 2 per cento del PIL nel settore militare – come già si sospettava dopo le dichiarazioni alla Frankfurter Allgemeine Zeitung sulla sua linea dura nei confronti di Russia e Cina. “Uno dei problemi dell’Unione Europea negli ultimi anni è stato non avere avuto una politica estera attiva“, ha aggiunto la candidata, “e questo è stato determinato anche dall’atteggiamento della Germania”.
I Verdi tedeschi guardano con sempre più attenzione oltreoceano, all’amministrazione del democratico Joe Biden: “Non siamo molto lontani dalle prospettive degli Stati Uniti, possiamo pensare di creare un Green Deal transatlantico“. Ad accomunare la forza ecologista tedesca e l’amministrazione del presidente Biden sarebbero gli obiettivi di “un’economia a emissioni zero e di una maggiore giustizia sociale“.
In aggiunta, la co-presidente dei Verdi ha ribadito la sua netta opposizione al controverso gasdotto Nord Stream 2 dalla Russia alla Germania: una posizione in contrasto sia con la cancelliera Merkel, sia con il presidente della CDU Laschet, ma per nulla sgradita a Washington. L’alternativa sarebbe già pronta: “In Europa abbiamo bisogno dell’idrogeno per arrivare a emissioni zero”, ha spiegato Baerbock, “e in Ucraina c’è un alto potenziale per configurare il gasdotto attuale in uno verde per la risorsa energetica del futuro”.