Bruxelles – Sono state messe nero su bianco dai ministri degli Esteri del Gruppo dei Sette le preoccupazioni e accuse nei confronti di Cina e Russia per le “azioni destabilizzanti” sulla scena globale, dall’Ucraina a Hong Kong, passando per le violazioni dei diritti umani degli oppositori politici interni. Senza dimenticare i tentativi di interferenza nei processi democratici degli altri Paesi attraverso propaganda e disinformazione online.
Con le conclusioni del vertice ministeriale del G7 di Londra (4-5 maggio), il fronte dell’organizzazione intergovernativa si è compattato contro due minacce comuni da contrastare, anche attraverso il tanto atteso rafforzamento del Meccanismo di risposta rapida (RRM) per bloccare le fake news.
“Mosca irresponsabile e destabilizzante”
Duro il capitolo sulle azioni intraprese dalla Russia, dall’escalation di tensione sul fronte ucraino, alle ingerenze in Bielorussia e alla detenzione del leader dell’opposizione, Alexei Navalny. “Siamo profondamente preoccupati per il comportamento irresponsabile e destabilizzante”, scrivono i ministri di Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Giappone. Un comportamento che comprende “attività maligne volte a minare i sistemi democratici di altri Paesi, la sua attività cibernetica dannosa e l’uso della disinformazione“.
Nel ricordare il “deterioramento della situazione dei diritti umani” e la “repressione sistematica” delle voci dell’opposizione (comprese le “violazioni e abusi” nei confronti dei tartari di Crimea), della società civile e dei media, le potenze mondiali hanno ribadito la propria condanna contro l’avvelenamento, l’arresto e la detenzione di Navalny: “Esortiamo la Russia a indagare e spiegare in modo credibile l’uso di un’arma chimica sul suo suolo”, si legge nelle conclusioni.
Sul fronte militare, il Cremlino è stato invitato nuovamente ad allentare l’escalation di tensione ai confini dell’Ucraina e nella Crimea “annessa illegalmente”. Kiev è stata sostenuta dal G7 nella sua “indipendenza, sovranità e integrità territoriale” ed è stata lodata per la “posizione di moderazione e l’approccio diplomatico in questo contesto”. Tuttavia, si respira “profonda preoccupazione” per le azioni di Mosca finalizzate a bloccare l’accesso al Mar Nero e i ministri degli Esteri si sono trovati d’accordo nel restare “pienamente impegnati nell’attuazione delle sanzioni“.
Infine, è stato espresso supporto alle “aspirazioni democratiche del popolo bielorusso” nella crisi politica che ha colpito il Paese dopo “le fraudolente elezioni presidenziali” dell’agosto 2020. Al regime di Alexander Lukashenko (sostenuto dal presidente russo, Vladimir Putin), è stato intimato l’avvio di un “dialogo significativo” con la società civile, “compresi i veri leader dell’opposizione”, ma anche la liberazione di tutti i cittadini “ingiustamente incarcerati” e la fine della “continua repressione” dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani. La prospettiva è quella di “nuove elezioni, libere ed eque, condotte sotto l’osservazione internazionale”.
Le minacce cinesi
Il capitolo riguardante Pechino si è soffermato su due aspetti particolari: gli attacchi ai diritti umani e le pratiche economiche sregolate. “Incoraggiamo la Cina, in quanto grande potenza ed economia con capacità tecnologiche avanzate, a partecipare in modo costruttivo al sistema internazionale basato su regole“, è stato l’invito dei ministri degli Esteri del G7. Prima di elencare i punti critici della minaccia cinese all’ordine mondiale, è stato chiesto un comportamento responsabile nel cyberspazio, “inclusa l’astensione dal condurre o sostenere il furto di proprietà intellettuale”.
Insieme alle nazioni-partner ospitate nel corso della seconda giornata di riunioni (Australia, India, Repubblica di Corea, Sud Africa e Brunei, in qualità di presidente di turno dell’ASEAN, l’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico), si è confermato l’impegno alla “resilienza economica globale di fronte a politiche e pratiche economiche arbitrarie e coercitive” di Pechino. In quanto “nazioni che supportano società aperte e un commercio libero ed equo” condotto all’interno di un sistema di standard internazionali “trasparenti e prevedibili”, le potenze hanno espresso preoccupazione per le pratiche che minano “il commercio, gli investimenti e lo sviluppo finanziario“.
Per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, “continuiamo a essere profondamente preoccupati per le violazioni e gli abusi nello Xinjiang e in Tibet“, in particolare per l’esistenza di una “rete su larga scala di campi di rieducazione politica e sistemi di lavoro e sterilizzazione forzata” nei confronti degli Uiguri e dei membri di altre minoranze etniche e religiose. I ministri hanno esortato il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, a garantire l’accesso “indipendente e senza restrizioni” all’alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani nello Xinjiang, per indagare sul campo. Mentre sulla situazione a Hong Kong, la Cina è stata inviata a “rispettare l’alto grado di autonomia, diritti e libertà” del territorio, a “porre fine agli attacchi contro coloro che difendono i valori democratici” e a “sostenere l’indipendenza del sistema giudiziario”.
Meccanismo di risposta rapida alla disinformazione
Di fronte a queste minacce per le “società aperte e democratiche”, il vertice ministeriale del G7 ha rafforzato il suo Meccanismo di risposta rapida per combattere contro la disinformazione e la propaganda online che arriva dall’esterno. Nonostante nel documento non vengano mai citate esplicitamente Mosca e Pechino, il riferimento non rimane nemmeno troppo tra le righe, considerati i paragrafi nei rispettivi capitoli sulle azioni provocatorie nello spazio informatico.
Dal momento in cui “gli attori stranieri maligni persistono nei loro tentativi di minare le democrazie“, il Gruppo dei Sette ha espresso il proprio impegno per “smascherare e scoraggiare” queste azioni di interferenza. Disinformazione e manipolazione delle informazioni che “tenta di minare la fiducia nelle istituzioni, influenzare i media indipendenti, manipolare il discorso civico” e che può assumere diverse forme: dalle fake news sulla sicurezza dei vaccini anti-COVID, alla compromissione dei sistemi informatici di determinati politici o partiti, dalla pressione sulle minoranze, al tentativo di mettere a tacere i difensori dei diritti umani e i giornalisti critici.
Per combattere contro queste minacce che si diffondono attraverso lo spazio digitale, i leader del G7 già nel 2018 avevano creato il Meccanismo di risposta rapida (RRM), che in questi anni è stato un “prezioso forum per identificare e rispondere alle diverse minacce in evoluzione”. Da tempo si aspettava però un rafforzamento nell’azione di contrasto, che è arrivato alla fine durante il mini-vertice alla Lancaster House. Il Meccanismo prevederà un rapporto annuale sugli obiettivi e le azioni intraprese, la collaborazione con la NATO per l’espansione del suo raggio d’azione, l’affinamento delle capacità analitiche e il coordinamento con società civile, mondo accademico e imprenditoria nel tentativo di continuare ad aggiornare ciò che costituisce attività illegittima nello spazio delle informazioni. “Rimarremo uniti contro la minaccia di interferenze straniere”, conclude il documento, “guidati dai nostri valori condivisi di democrazia, trasparenza e apertura”.