Bruxelles – Sembra una scena del film Master & Commander, ma è solo una delle conseguenze della Brexit. Non è bastata la ratifica da parte di Parlamento e Consiglio Europeo all’accordo commerciale e di cooperazione con il Regno Unito (TCA) e la sua entrata in vigore dal primo maggio per evitare l’escalation di tensione nel canale della Manica. Questa mattina (giovedì 6 maggio) una cinquantina di pescherecci francesi hanno dato il via a una clamorosa protesta al largo dell’isola britannica di Jersey, a 22 chilometri dalle coste della Normandia, contro le condizioni imposte alla pesca francese dopo la Brexit.
Per dissuadere il blocco del porto del capoluogo Saint-Hélier, il governo britannico ha inviato due navi da guerra, le navi-pattuglia Severn e la Tamar. In risposta, l’Eliseo ha ordinato l’invio di due motovedette: “Le manovre britanniche non devono intimidirci”, ha dichiarato il segretario di Stato francese agli Affari europei, Clément Beaune, precisando comunque che in un confronto con il consigliere britannico per la Sicurezza nazionale, David Frost, è stata espressa la “volontà di non alimentare tensioni, ma raggiungere un’applicazione rapida e completa dell’accordo”.
Da Bruxelles è arrivato un invito “alla calma e alla moderazione”, attraverso le parole della portavoce della Commissione Europea Vivian Loonela. Ma durante l’appuntamento quotidiano con la stampa, è stato puntato il dito contro le condizioni che limitano le attività dei pescherecci europei nelle acque britanniche: “Non rispettano le disposizioni dell’accordo” e di conseguenza “riteniamo non debbano essere applicate, fino a quando non avremo ricevuto ulteriori giustificazioni dalle autorità di Londra”.
Il riferimento è alla notifica ricevuta dalla Commissione UE il 30 aprile sulla concessione di 41 licenze ai pescherecci europei per operare dal primo maggio nelle acque territoriali dell’isola di Jersey. Tuttavia, a queste licenze sono state allegate ulteriori condizioni che, secondo Bruxelles, violano il TCA: “Devono essere basate su ragioni chiare e scientifiche e non discriminatorie”, ha aggiunto la portavoce, che ha anche sottolineato il poco tempo intercorso tra la notifica e l’applicazione delle condizioni.
Il casus belli
Era stata la ministra francese responsabile del dicastero del Mare, Annick Girardin, a sollevare martedì scorso (27 aprile) la polemica. Davanti all’Assemblea nazionale, la ministra aveva affermato che il governo sarebbe stato pronto a ricorrere a “misure di ritorsione” nei confronti dell’isola di Jersey, se le autorità britanniche avessero limitato l’accesso dei pescherecci francesi alle acque territoriali della dipendenza della Corona nella Manica.
Ma dal primo maggio, il governo locale di Jersey ha deciso di interpretare in modo restrittivo il capitolo sulla pesca dell’accordo commerciale post-Brexit (quello che fino all’ultimo ha rischiato di far saltare il tavolo dei negoziati lo scorso anno). Nella prima settimana dalla fine dell’applicazione provvisoria del TCA è diminuito drasticamente il numero di licenze rilasciate dal governo autonomo ai pescherecci francesi, in mancanza di una serie di documenti aggiuntivi richiesti.
Dopo pochi giorni sono stati gli stessi pescatori francesi a prendere in mano le redini del confronto internazionale. Da ieri sera era nota la loro intenzione di affluire verso le acque territoriali dell’isola di Jersey. “I nostri battelli sono partiti dalla Bretagna e dalla Normandia”, ha spiegato questa mattina uno di loro all’agenzia francese Afp: “È incredibile essere riusciti a radunare così tanta gente”. Mentre altri pescherecci sono continuati ad arrivare dalle coste del Nord della Francia, alcuni hanno tentato un blocco ai danni della nave-cargo Commodore Goodwill, per impedirle di uscire dal porto di Saint-Hélier.
L’escalation di tensione aveva spinto Downing Street a dare ieri sera il via libera all’invio delle due navi da guerra, per pattugliare le acque del canale della Manica e spezzare un eventuale blocco commerciale. Il Regno Unito ha assicurato il suo “incrollabile sostegno” alla dipendenza, ha dichiarato il premier Boris Johnson dopo un colloquio con il ministro-capo di Jersey, John Le Fondré.
Dopo che anche diversi pescherecci dell’isola si sono uniti ai colleghi francesi, i colloqui negoziali tra le autorità locali e i rappresentanti dei pescatori hanno portato alla fine della protesta nel primo pomeriggio. “È davvero importante aver avviato una de-escalation da minacce sproporzionate, come il blocco dell’isola”, ha dichiarato ministro per le Relazioni esterne di Jersey, Ian Gorst. I negoziati – definiti “positivi” dallo stesso Gorst – permetteranno di “affrontare nel dettaglio le questioni tecniche” dell’accordo commerciale sulla pesca, mentre le imbarcazioni francesi hanno iniziato a ritirarsi sotto l’occhio vigile delle due navi da guerra britanniche. Mettendo fine, almeno per il momento, alla sceneggiatura di un film anche troppo reale.