Bruxelles – Garantire l’ingresso nell’UE per motivi non essenziali non solo a tutte le persone provenienti da Paesi con una buona situazione epidemiologica, ma anche a tutte le persone che hanno ricevuto l’ultima dose di uno dei vaccini autorizzati dall’UE. La Commissione europea ha proposto oggi (3 maggio) con una nuova comunicazione agli Stati membri di togliere per le persone vaccinate con doppia dose (o con una nel caso del vaccino Johnson&Johnson che ne richiede una sola) il divieto ai viaggi non essenziali da Paesi extra-UE, allentando dunque le restrizioni in vista della stagione turistica.
Far tornare i turisti stranieri in Europa, questo il succo della comunicazione riassunto in un tweet dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. “E’ tempo di rilanciare l’industria del turismo e di riavviare le amicizie frontaliere in sicurezza. Proponiamo di accogliere nuovamente i visitatori vaccinati e quelli provenienti da Paesi con una buona situazione sanitaria. Ma se emergono varianti dobbiamo agire in fretta: proponiamo un meccanismo di freno d’emergenza”. Via le restrizioni per i vaccinati. “Preoccupazioni sul virus ancora ci sono, anche se la situazione sta migliorando e dobbiamo tenere conto dell’impatto positivo delle vaccinazioni sulla trasmissione del virus”, spiegano funzionari europei. Gli Stati membri dovrebbero consentire il viaggio nell’UE di coloro che hanno ricevuto, “almeno 14 giorni prima dell’arrivo”, l’ultima dose raccomandata di un vaccino che ha ricevuto l’autorizzazione all’immissione in commercio nell’UE, per il momento Moderna, BioNTech-Pfizer, Johnson&Johnson e AstraZeneca.
Tuttavia, la comunicazione propone agli Stati di estendere la possibilità anche ai vaccinati con i vaccini che hanno completato il processo per finire nell’elenco degli usi di emergenza dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), quindi per il momento rimangono fuori da questa possibilità il russo Sputnik V e il cinese Sinopharm che invece sono autorizzati singolarmente dall’Ungheria. Il grafico mostra la percentuale di vaccinati con doppia dose nel mondo, è probabile che la comunicazione sia fatta in modo di riaprire le porte dell’UE in primis a Stati Uniti e Regno Unito.
Si specifica nella comunicazione che i bambini che ancora non sono stati vaccinati possono viaggiare con i loro genitori vaccinati se hanno un test PCR negativo eseguito almeno 72 ore prima dell’area di arrivo. In questi casi, gli Stati membri potrebbero richiedere ulteriori test dopo l’arrivo.
L’ultima comunicazione dell’UE per i viaggi non essenziali da Paesi terzi risale a quasi un anno fa, giugno 2020, in cui la Commissione fissava principi chiave per un coordinamento a livello europeo, dando al Consiglio dell’UE la facoltà – di 14 giorni in 14 giorni – di aggiornare una lista di Paesi terzi a cui consentire il via libera alle frontiere esterne di Schengen sulla base di criteri epidemiologi. I viaggi non essenziali, indipendentemente dallo stato di vaccinazione, sono attualmente consentiti da 7 paesi extra UE (Australia, Nuova Zelanda, Ruanda, Singapore, Corea del Sud, Thailandia, Cina, con principio di reciprocità) con una buona situazione epidemiologica. La Commissione propone di rivedere i criteri attuali per tenere conto dell’impatto positivo delle campagne di vaccinazione nell’interrompere o almeno limitare la trasmissibilità del virus e quindi chiede di aumentare il tasso di notifica dei casi di contagio di 14 giorni dagli attuali 25 a 100 per centomila abitanti. In questo modo, spera di ampliare l’elenco dei Paesi dai quali sono consentiti viaggi non essenziali indipendentemente dallo stato di vaccinazione, che attualmente non include gli Stati Uniti. Come ora, il Consiglio dovrebbe rivedere questo elenco almeno ogni 2 settimane.
Gli Stati potranno continuare a imporre misure limitative come auto-isolamento, quarantena, test all’arrivo anche per i vaccinati, anche se nella comunicazione la Commissione raccomanda di eliminarle del tutto così come dovrebbero essere eliminate per le persone vaccinate su territorio europeo. Soprattutto da quando il Certificato verde digitale sarà reso operativo, proprio per rendere più coordinato l’approccio alle restrizioni. Proprio il Certificato verde “non deve essere un elemento di discriminazione”, ripete Thierry Breton, commissario per il Mercato unico e a capo della task force per l’aumento della produzione di sieri anti-COVID. Per questo sullo speciale documento “dovranno essere riportare le informazioni anche sui test”. Parlando alla stampa al termine della sua visita ufficiale in Lussemburgo Breton ribadisce la sua “fiducia” circa la possibilità che si possa rispettare l’obiettivo di vaccinazione del 70 per cento della popolazione adulta dell’UE entro l’estate. “Nel secondo trimestre verrano consegnate 410 milioni di dosi, contro i 106 milioni del primo trimestre”. Così facendo l’auspicio è di avere “un numero considerevole di vaccinati già a metà giugno”.
Freno di emergenza in caso di variante
Visto che la situazione epidemiologica rimane preoccupante dal punto di vista della diffusione delle nuove varianti del Coronavirus, è previsto dalla comunicazione un meccanismo rinforzato per ‘tornare indietro’ rapidamente sulla scelta di allentare le restrizioni. Se la condizione epidemiologica di un Paese extra UE peggiora rapidamente e in particolare se viene rilevata una nuova variante preoccupante, gli Stati potranno sospendere con urgenza tutti i viaggi in entrata di cittadini extracomunitari residenti in quel Paese, così come stanno facendo tutt’ora in questo momento. Secondo l’Esecutivo andrebbero esclusi da queste restrizioni gli operatori sanitari, il personale di trasporto, i diplomatici, i passeggeri in transito, coloro che viaggiano per motivi familiari imperativi, i marittimi e le persone bisognose di protezione internazionale o per altri motivi umanitari. Ma come abbiamo detto più volte, sono gli Stati ad avere pieno controllo su questo tipo di decisioni che riguardano frontiere interne ed esterne. La Commissione propone di decidere la situazione insieme in modo coordinato e “in stretta collaborazione con la Commissione”.
La comunicazione riguarda solo i viaggi non essenziali, chiariscono fonti della Commissione. Tutti i viaggi considerati essenziali “devono continuare a rimanere garantiti” per tutti, indipendentemente da vaccini e condizioni sanitari dei Paesi da cui partono. Si considerano essenziali i viaggi del personale sanitario o dei lavoratori transfrontalieri, lavoratori agricoli stagionali, personale addetto ai trasporti e marittimi, passeggeri in transito, chi viaggia per motivi familiari imperativi o chi viene a studiare dovrebbe continuare a poter entrare nell’UE, indipendentemente dal fatto che siano vaccinati o dal paese da cui provengono.
La proposta finirà ora sul tavolo del Consiglio dell’UE già questa settimana: una prima discussione è prevista a livello tecnico nella riunione del Consiglio sulla risposta politica integrata alle crisi (IPCR) che si terrà domani (4 maggio), seguita da una discussione nella riunione degli ambasciatori dell’UE (Coreper) mercoledì 5 maggio. La Commissione spera in un via libera entro la fine di maggio, chiariscono fonti, e una volta che la proposta sarà adottata dal Consiglio, spetterà agli Stati membri attuare le misure stabilite nella raccomandazione.