Bruxelles – Alcuni di loro sono collegati a distanza, ma si dichiarano comunque vicini alla priorità che la famiglia socialista europea deve avere nel suo mirino: una società più equa, giusta e solidale. Così, durante un evento dedicato alla Conferenza sul futuro dell’Europa, il Partito Socialista Europeo si candida per mettersi alla guida di un cambiamento che la pandemia di COVID-19, con i problemi che ha fatto emergere, ha anticipato e accelerato.
La scommessa è quella di accogliere la rivoluzione delle due “transizioni gemelle” (quella ecologica e quella digitale), per azzerare le disuguaglianze create dal mercato. Un avvertimento rivolto direttamente dal vicepresidente della Commissione Europea responsabile del Green Deal europeo Frans Timmermans: “O queste transizioni le guidiamo facciamo noi, o si realizzeranno da sole, ma in quest’ultimo caso non saranno né solidali e né attente al sociale, e se non facciamo niente tutto resterà come oggi. Tocca a noi socialisti organizzare il cambiamento”.
Il timore è che a fare da padrone sia ancora e solo il mercato. “Questa crisi ha sottolineato che il mercato non risolve tutto” ha affermato la capogruppo dei socialisti all’Europarlamento Iratxe García Pérez. “La pandemia ci ha indicato che dobbiamo affidarci a politiche progressiste a fronte degli effetti creati da una globalizzazione compiutasi con un forte taglio commerciale liberale”. Una realtà difronte alla quale il Partito Socialista rivendica il suo ruolo storico nel definire “politiche pubbliche che forniscano risposte concrete”, come ha sottolineato il primo ministro portoghese António Costa. “È importante che ci impegniamo per dare alle prossime generazioni un pianeta sicuro, ma anche una istruzione libera e completa e un’adeguata protezione sociale al ceto medio, la cui perdita di fiducia rappresenta un rischio per le democrazie”, ha spiegato Anne Hidalgo, sindaca di Parigi.
Gli appelli alla protezione ambientale e alla giustizia sociale però giungono anche dall’Est. Da parte sua il primo cittadino di Budapest Gergely Karácsony chiede un contatto diretto con Bruxelles. “Alcuni governi, come in Ungheria, non danno priorità a clima e alla giustizia sociale nella maniera in cui l’Unione Europea e municipi fanno, per questo proponiamo una riforma che coinvolga direttamente gli enti locali quando si distribuiscono i fondi europei”. Da Varsavia invece l’eurodeputata Joanna Scheuring-Wielgus esorta i colleghi a non rinunciare alle battaglie per i diritti delle donne e delle persone LGBT+. “Ogni cittadino ha il diritto di fare le sue scelte di vita sessuale senza discriminazioni. In Polonia hanno prevalso ideologie e pregiudizi che hanno interessato tutte istituzioni europee”, ha detto riferendosi al bisogno che l’Europa intervenga nei limiti sul diritto all’aborto nel suo Paese.
Nel campo economico la promessa socialista è quella di non lasciare più spazio all’austerità della crisi finanziaria di dieci anni fa. “Per decenni noi progressisti siamo stati attaccati dalle forze conservatrici”, ha affermato l’ex primo ministro greco Alexis Tsipras. “Ora siamo difronte a un bivio: lasciare che i conservatori e i liberali impongano i loro interessi e permettere che l’Europa faccia passi indietro o unirsi in un nuovo contratto sociale per un’Europa sociale sostenibile, che promuova la pace, che trasformi il Patto di Stabilità, punti sulla coesione e sulla convergenza, fortifichi i diritti sociali, combatta l’evasione fiscale e aumenti le tasse per le multinazionali”. L’imperativo è quello di non lasciare indietro nessuno e di “non venir meno alle aspettative”, ha ricordato il commissario europeo ai Diritti Sociali Nicolas Schmit, e fare del modello sociale europeo (“unico al mondo” secondo il capogruppo del Partito Democratico al Parlamento Europeo Brando Benifei) uno strumento per rendere giuste le transizioni del futuro. “Non sia una rivoluzione che abbia effetti distorsivi sulle fasce più deboli”, ha intimato l’eurodeputata PD Simona Bonafè.
Gli occhi sono rivolti alla Conferenza sul Futuro dell’Europa. A pochi giorni dal suo lancio, l’auspicio è che possa aprire un dibattito partecipato “fuori dalla bolla di Bruxelles”. Il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio l’ha ricordato: “Non si tratta di una convenzione per cambiare i trattati”. Pur invitando a volgere lo sguardo verso altri temi, il capo della Farnesina non ha negato la necessità di cambiare alcuni meccanismi del funzionamento dell’Unione Europea (dal voto all’unanimità in seno al Consiglio al diritto di iniziativa legislativa dell’europarlamento) citati da chi invece vede nella Conferenza un’ottima opportunità per una trasformazione delle istituzioni europee. Ma per il presidente del Parlamento europeo David Sassoli l’evento che partirà domenica 9 maggio non ha tabù. “Abbiamo bisogno in questi momento per cambiare. Non riavvolgeremo il nastro del film come una moviola, non torneremo indietro”, ha avvertito Sassoli. “Se prima della pandemia avessi detto che avremmo messo mano al Patto di Stabilità sarei stato considerato una persona velleitaria. Poi è arrivata la crisi e questo è accaduto”.