Bruxelles – Piani per la ripresa, ci siamo. O quasi. Il 30 aprile, giorno ultimo per presentare le strategie nazionali per il rilancio dell’economia dopo il confinamento e il lockdown prodotto dalla pandemia di COVID-19, è ormai superato ma c’è mezza Europa che deve ancora far pervenire a Bruxelles le ricette per la crescita e per chiedere le risorse comuni del recovery fund. Alle 12 del 3 maggio sono appena 13 gli Stati membri che hanno chiuso il loro programma e consegnato alla Commissione europea.
Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Grecia, Germania, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna. Sono loro che hanno saputo rispettare le scadenze. I Paesi Bassi, per le elezioni che hanno rinnovato Parlamento e governo, hanno fatto sapere che avrebbero avuto bisogno di più tempo. Per tutti gli altri i lavori tecnici e parlamentari ancora non sono pronti, e dunque la Commissione dovrà attendere.
L’esecutivo comunitario si prenderà fino a due mesi di tempo per le valutazioni del caso, prima di raccomandare al Consiglio se accettare o meno le strategie nazionali, e la presentazione nei tempi aiuta nel processo decisionale che può portare all’esborso della prima tranche di aiuti. La Commissione intende anticipare il 13% delle intere risorse del recovery fund (672,5 miliardi di euro, tra prestiti e garanzie) entro l’estate, e dunque chi prima ha presentato un piano meritevole di finanziamento, più ha possibilità di vedere i soldi.
Era importante che Spagna e Italia fossero i Paesi presenti nella lista dei Paesi in linea con le scadenza, visto che Madrid e Roma sono i principali beneficiari del meccanismo di rilancio senza precedenti (rispettivamente 69,5 miliardi di euro e 68,5 miliardi in garanzie, a prezzi correnti).
Italia, non solo garanzie
Giuseppe Conte, quando era alla guida di palazzo Chigi, aveva espresso l’intenzione di chiedere all’Unione solo la parte in garanzie delle risorse messe a disposizione dal recovery fund. Mario Draghi ha cambiato lineato. Nel piano presentato, l’Italia ha richiesto un totale di 191,5 miliardi di euro di sostegno nell’ambito del meccanismo per la ripresa, di cui 68,9 miliardi di euro in sovvenzioni e 122,6 miliardi di euro in prestiti.
L’Italia punta di investire questi soldi in sei aree: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; coesione e inclusione; salute. I progetti del piano coprono l’intera durata della fondo per la ripresa, fino al 2026.
Spagna e Germania, per ora niente prestiti
Il governo di Madrid con il suo piano nazionale ha chiesto un totale di 69,5 miliardi di euro di sovvenzioni. Dunque si pensa di procedere per ora senza chiedere soldi a prestito, ed evitare un aumento del debito. Ma a differenza dell’Italia, il piano spagnolo si concentra sul periodo 2021-2023.
Anche Berlino sceglia la via delle sole garanzie. Il piano presentato a Bruxelles include misure dal costo complessivo di 27,9 miliardi di euro. “Poiché il costo stimato del piano tedesco è superiore all’assegnazione della Germania, qualsiasi importo aggiuntivo sarà coperto dalla Germania”, fanno sapere dalla Commissione. Sei le priorità politiche tedesche: azione per il clima e transizione energetica; digitalizzazione dell’economia, delle infrastrutture e dell’istruzione; partecipazione sociale; rafforzamento di un sistema sanitario resistente alle pandemie; modernizzazione della pubblica amministrazione e riduzione degli ostacoli agli investimenti.
Francia e Portogallo, prestiti al minimo
In totale la Francia ha richiesto assistenza per 40,9 miliardi di euro in totale, attingendo all’intera quota parte in garanzie. Neppure Parigi intende dunque per ora far uso dei soldi a prestito da dover restituire. L’Eliseo pone un accento particolare sulla lotta al cambiamento climatico, grazie agli investimenti in efficienza energetica, trasporti sostenibili e tecnologie verdi.
Anche il Portogallo opta per una formula mista di tante garanzie e pochi prestiti. La strategia di Lisbona chiede 13,9 miliardi di euro più 1,2 miliardi per interventi in transizione digitale e sostenibile, inclusione e salute. Il governo tiene aperta la porta per la richiesta di eventuali ulteriori 2,3 miliardi di prestiti.
AGGIORNAMENTO
Nella serata del 3 maggio la Commissione ha ricevuto il Piano ufficiale di ripresa e resilienza dalla Polonia, che definisce le riforme e i progetti di investimento pubblico che la Polonia intende attuare con il supporto del Recovery and Resilience Facility (RRF).