Bruxelles – A un mese dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento, la Bulgaria è in piena crisi politica: nessuna delle tre maggiori forze all’Assemblea nazionale è stata in grado di trovare un accordo per arrivare alla maggioranza di 121 seggi su 240 e formare il nuovo governo. Ormai è quasi sicuro che si andrà verso la formazione di un governo transitorio per guidare il Paese a elezioni anticipate.
La prospettiva del ritorno alle urne si è delineata con più chiarezza dopo che anche il Partito Socialista Bulgaro (BSP) ha annunciato che restituirà immediatamente il mandato esplorativo quando lo riceverà mercoledì (5 maggio) dal presidente della Repubblica, Rumen Radev. “Un governo composto dai socialisti è impossibile”, ha dichiarato la presidente del partito, Korneliya Ninova, puntando il dito contro i tre nuovi partiti in Parlamento – la destra di Bulgaria Democratica, l’indipendente In piedi! Fuori la Mafia!, e il movimento C’è un popolo come questo (ITN) – per aver “respinto la mano che abbiamo teso loro”. Secondo la leader socialista, “hanno mostrato immaturità e mancanza di cultura per il dialogo politico, seguendo la logica del tutti contro tutti” e non riuscendo a “uscire dal loro ego per condividere le idee che ci uniscono”.
In Bulgaria la legge prevede tre diversi incarichi per la formazione di un nuovo governo, prima di indire elezioni anticipate. La decisione del Partito Socialista, risultata la terza forza in Parlamento secondo i risultati della tornata elettorale del 4 aprile scorso, ha seguito quella del partito conservatore GERB (Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria) del premier uscente, Boyko Borissov, e del movimento populista fondato dal personaggio televisivo Slavi Trifonov.
L’iter era iniziato due settimane dopo il voto (lunedì 19 aprile), quando il presidente Radev aveva avviato le consultazioni con i leader delle formazioni politiche. Dopo il passo indietro annunciato dal premier dimissionario Borissov per l’indebolimento del partito, già il venerdì (23 aprile) il candidato alla carica di primo ministro di GERB, Daniel Mitov, aveva rimesso nelle mani del presidente l’incarico di formare il nuovo governo. Anche il rappresentate della prima forza all’Assemblea nazionale aveva accusato “i partiti con cui pensavamo di poter dialogare” di “immaturità politica” e di essersi di rifiutati di confrontarsi con i conservatori “in modo arrogante e irresponsabile“.
A stretto giro era stata la volta di ITN di Trifonov, vero vincitore di una tornata elettorale caratterizzata da instabilità politica e scarsa affluenza alle urne (vicina al 40 per cento). Mercoledì scorso (28 aprile) il leader del partito populista aveva annunciato su Facebook che la campionessa mondiale di scacchi Antoaneta Stefanova, proposta come premier della sua formazione politica, avrebbe immediatamente restituito il mandato esplorativo, non appena il presidente della Repubblica lo avesse consegnato. Stefanova aveva rilevato che “non potendo formare da soli un governo, non intendiamo entrare in nessuna alleanza con i partiti dello status quo”.
Con 51 parlamentari non disposti a supportare un governo di coalizione e uno scontro acceso tra conservatori e socialisti, sembra quasi impossibile che si riesca a trovare una quadra in extremis – in due giorni rimasti prima dell’incarico ai socialisti – ed evitare il ritorno a elezioni anticipate.