Bruxelles – Tappe serratissime per rendere operativo il Certificato verde digitale in tutta l’UE prima della fine di giugno. Mentre dalla prossima settimana saranno avviati i negoziati interistituzionali tra Parlamento europeo e Consiglio dell’UE per trovare un accordo politico, la Commissione lavora per rendere operativa l’infrastruttura tecnica che sosterrà e renderà interoperabili i certificati in tutta UE. Fonti europee assicurano che sarà già operativa e funzionante dal primo giugno nella maggior parte dei Paesi e pienamente implementata in tutti gli Stati membri più Islanda, Liechtenstein e Norvegia entro il 30 giugno.
Gli Stati membri hanno dato l’ok il 21 aprile alle specifiche tecniche sullo strumento proposto dalla Commissione europea per ripristinare la libera circolazione nello spazio Schengen, e ora il Gateway (il sistema di connessione alla base del certificato) che la Commissione sta sviluppando perché tutte le firme del certificato siano verificabili e interoperabili in tutta l’UE sarà pronto la prossima settimana (7 maggio) e a partire dal 10 maggio inizierà la fase pilota di sperimentazione con il primo blocco di Paesi, che coinvolgerà anche l’Italia. Secondo fonti europee, nel primo blocco (il più numeroso) saranno incluse anche Francia, Malta, Paesi Bassi, Lussemburgo, Estonia, Svezia, Croazia, Bulgaria, Spagna, Lituania, Repubblica Ceca, Germania, Austria, Islanda, Grecia.
Seguirà un secondo gruppo di Paesi (Slovenia, Lettonia, Romania, Cipro, Irlanda, Portogallo, Polonia, Danimarca) verso la fine maggio, mentre Belgio, Ungheria, Norvegia, Liechtestein, Slovacchia per ora hanno deciso di saltare questa fase pilota (non obbligatoria) e di subentrare direttamente in fase di attuazione. Questa infrastruttura europea di gestione dei certificati sarà pienamente operativa già dal primo giugno per il primo blocco di Paesi e secondo un alto funzionario UE entro il 30 giugno il Certificato sarà pienamente operativo in tutti e 30 gli Stati coinvolti in questa procedura, ovvero i Ventisette Stati membri più Islanda, Liechtenstein e Norvegia.
Non è una soluzione alla pandemia, ma dovrebbe almeno facilitare gli spostamenti dentro i confini europei con un approccio più coordinato di quello tenuto finora. In concreto, il Certificato verde digitale – che sarà disponibile sia in versione cartacea che digitale – attesterà tre tipologie di informazione: l‘avvenuta vaccinazione (e con quale vaccino), una prova di guarigione dalla malattia con presenza dei relativi anticorpi oppure l’esito negativo di un tampone, PCR o rapido (come propone la Commissione, anche se i dettagli tecnici verranno fuori dall’accordo nel trilogo).
Sono le autorità nazionali (ospedali, centri di test o autorità sanitarie) dei Paesi a rilasciarli, la versione digitale può essere salvata su un dispositivo mobile in vari modi, ad esempio attraverso app che sono scelte individualmente dagli Stati (la Francia lo integrerà alla sua app di tracciamento dei contagi già esistente, ad esempio). Ma i cittadini possono inoltre richiedere una versione cartacea. Entrambe le versioni cartacea o digitale conterranno un codice QR con una firma digitale per impedirne la falsificazione, che sarà verificata tramite scansione durante il controllo del certificato. Ogni organismo autorizzato a rilasciare i certificati (ad esempio un ospedale, un centro di test o un’autorità sanitaria ma si sta valutando di estendere anche alla farmacie) ha la propria chiave di firma digitale e tutte le chiavi di firma sono conservate in una banca dati protetta in ciascun Paese, a cui hanno accesso solo le stesse autorità. La Commissione europea ha proposto questo strumento solo per i viaggi e dunque l’ipotesi che possa essere usato per altri scopi (andare a teatro o a un concerto) dipenderà dagli Stati, perché dovrà essere specificato dalle autorità nazionali.
Salvare la stagione turistica, questo lo scopo primario della proposta di Certificato. Quindi c’è tutto l’interesse a trovare un accordo politico quanto prima, mentre in parallelo la Commissione continua a lavorare sui dettagli tecnici dello strumento per renderlo effettivamente operativo. Tutto questo al netto del fatto che Parlamento europeo e presidenza di turno del Portogallo riescano effettivamente a trovare in un solo mese un compromesso sull’accordo politico, dopo aver adottato posizioni molto distanti tra loro nelle ultime settimane. Al Consiglio sono rappresentati gli interessi degli Stati membri che non sono disposti a privarsi o comunque vedere ridimensionate le proprie competenze specifiche in materia di confini e restrizioni. Primo trilogo fissato per la prossima settimana, annuncia la presidenza portoghese in un tweet.
https://twitter.com/2021PortugalEU/status/1387721767838437376?s=20