Bruxelles – È un Parlamento Europeo unito nella volontà di contrastare la diffusione di contenuti terroristici online, quello che ha appoggiato il regolamento adottato lo scorso 16 marzo in prima lettura dal Consiglio dell’UE. “È un momento storico per l’Unione”, si è complimentato il relatore Patryk Jaki (ECR) per l’intesa raggiunta tra le istituzioni europee: “Ci sarà una cooperazione trans-frontaliera, con un mandato di rimozione vincolante entro un’ora e sanzioni pecuniarie se questo non avviene”.
Il relatore ha avvertito che “per sventare gli attacchi dei terroristi del nuovo millennio, dobbiamo capire l’evoluzione del loro modus operandi“, in particolare sulle piattaforme online, “il loro paradiso, il loro strumento per reclutare giovani e diffondere la propaganda“. Le considerazioni sul ruolo svolto dal mondo digitale sono riassumibili in pochi numeri: nel 2019 Facebook aveva rimosso 25,5 milioni di informazioni di natura terroristica, 43,5 milioni nel 2020, mentre per Twitter l’aumento è stato da 3 mila a 4 mila account chiusi in un anno. Il relatore per il Parlamento UE ha spiegato che “c’è stato un incremento significativo anche a causa della pandemia COVID-19“, avendo a disposizione “ogni tipo di mezzo online, anche riviste propagandistiche specializzate”.
Tuttavia, l’Unione Europea sarà presto in grado di dare una stretta a questa minaccia, attraverso un regolamento che costituisce un “potente strumento operativo” a disposizione degli Stati membri. Ma allo stesso tempo, “questo è un testo equilibrato, che protegge i contenuti legali e la libertà di espressione“, ha ricordato il relatore, riferendosi alla possibilità per le autorità dello Stato membro UE (dove risiede il provider digitale) di impugnare la richiesta entro 72 ore. In chiusura di intervento, l’eurodeputato di ECR ha sottolineato che “le piattaforme online avranno ruolo più attivo nell’azione di contrasto, ma senza un filtro automatico determinato da algoritmi“.
A ribadire l’importanza del momento per le istituzioni europee e per tutta l’Unione, è stata la commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson: “La risposta comunitaria sarà rapida, trans-frontaliera e obbligatoria”, che permetterà di “colpire il terrorismo con efficacia”. Per la commissaria, “questo regolamento salverà tante vite umane ed è il primo passo passo verso il contrasto alle minacce online e offline“, ricordando la nuova agenda antiterrorismo presentata dalla Commissione UE lo scorso 9 dicembre. Azioni ispirate ai “nostri principi di salvaguardia dei contenuti online leciti e di difesa della libertà di parola”, ha concluso la commissaria Johansson con una punta di orgoglio: “Questo risultato deve essere di ispirazione per un’Europa più sicura”.
Il dibattito in Parlamento
Circola soddisfazione tra i banchi degli eurodeputati per l’intesa tra Parlamento, Commissione e Consiglio dell’UE sul contrasto al terrorismo online. “Quanto proposto è particolarmente innovativo a livello di cooperazione trans-frontaliera“, ha sottolineato Javier Zarzalejos (PPE): “Ci vogliono sforzi e tempo, ma l’unica soluzione è la cooperazione tra Paesi membri”. Per Marina Kaljurand (S&D), “siamo tutti d’accordo che non c’è posto per il terrorismo né offline né online”, ma soprattutto che “il regolamento rende efficaci le misure per individuare ed eliminare questi contenuti, senza limitare la libertà d’informazione“.
Renew Europe, attraverso le parole dell’eurodeputata Maite Pagazaurtundúa, ha puntato il dito contro “coloro che assassinano e si nascondono dietro la maschera della libertà di espressione”. Per questo motivo “era importante intervenire con misure proporzionali, altrimenti ci scaveremmo la tomba”. Anche dal gruppo ID è arrivato il sostegno al nuovo strumento, “perché si mantiene la sovranità degli Stati e le piattaforme non sono potranno svolgere attività di censura”, ha fatto notare Nicolaus Fest.
Qualche perplessità è stata invece sollevata da Marcel Kolaja (Verdi/ALE): “Stiamo adottando una legislazione che nasconderà i sintomi di un problema che ha radici più profonde, non so se è sufficiente ridurre lo spazio pubblico online”. Nonostante sia stato riconosciuto il problema della propaganda terroristica come minaccia per la democrazia europea, l’eurodeputato ceco ha espresso “grossi dubbi” sul fatto che “i singoli Stati potranno decidere cosa vedranno o non vedranno tutti i cittadini europei”.