Bruxelles – La premessa è quella che ormai tutti ripetono e che tutti conoscono: quella che si stata vivendo non è un crisi normale, che non va trattata come una normale recessione. Da qui la necessità di salvaguardare il tessuto imprenditoriale in modo nuovo, diverso, straordinario, con sostegno anche dopo la pandemia e azioni nazionali che mirino a garantire la sostenibilità e la ristrutturazione del debito delle aziende fondamentalmente sane.
La raccomandazione arriva dal Comitato europeo per il rischio sistemico (ESRB), l’agenzia dell’Unione europea responsabile per la vigilanza macroprudenziale del sistema finanziario dell’Unione. Nella sua ultima relazione sui fallimenti si rileva che finora il settore ha tenuto, grazie ovviamente ai pacchetti di stimolo e di aiuto varati sia a livello europeo sia a livello nazionale.
“L’aumento delle insolvenze che normalmente accompagna una contrazione dell’attività economica non si è finora concretizzato”, rileva il documento dell’organismo di Francoforte. “In effetti, il numero di insolvenze nel 2020 è stato notevolmente inferiore rispetto agli anni precedenti. Questo è un riflesso delle numerose misure politiche che sono state adottate per attenuare l’impatto della crisi COVID-19 sull’economia”.
Fin qui si è agito tempestivamente e bene, e sarà importante essere efficiente anche nelle tempistiche di ritiro delle misure di sostegno. “Se le misure di gestione delle crisi vengono ritirate troppo rapidamente e le dinamiche di amplificazione macro-finanziaria di una recessione ‘normale’ dovessero ancora verificarsi, potrebbe verificarsi una grande ondata di insolvenze”.
Da qui l’invito del Comitato per il rischio sistemico a governi e banche a pensare già adesso al post-emergenza. “I governi dovrebbero mettere in atto strategie per affrontare i problemi di solvibilità, consentendo alle società fondamentalmente valide di prosperare di nuovo una volta che la pandemia COVID-19 sarà finita”. I governi e banche dovrebbero iniziare a “pianificare la fine della pandemia” e progettare un’eliminazione graduale delle misure di sostegno, ma facendo in modo che nel momento in cui il sostegno verrà a mancare, le imprese non si ritrovino del tutto esposte ad un ambiente comunque soggetto a “incertezze”.
In questo contesto, “la cancellazione del debito o le iniezioni di capitale proprio agevolate dal settore pubblico manterrebbero le aziende redditizie in attività, riducendo le perdite economiche e abbassando le perdite finali sostenute dallo Stato e dal settore finanziario”. Si invita quindi a considerare in maniera diversa la passività delle imprese. Un lavoro che richiede un ‘censimento’ di tutte quelle attività che senza la pandemia di COVID sarebbero ancora in grado di essere competitive sul mercato e in grado di generale utili. Mentre per quelle società che si sono rivelate non redditizie nell’economia post-COVID-19, “dovrebbero essere sviluppate procedure di insolvenza efficienti per facilitare la rapida ridistribuzione delle risorse verso usi più efficienti”.
Intanto il sentimento economico delle imprese (ESI) continua a crescere. La fiducia del settore è aumentata per il quinto mese di fila (+8,3), rileva la Commissione europea, raggiungendo un nuovo massimo storico, 109,7 per l’UE e 110,3 per l’eurozona. Si tratta, rispettivamente, del dato più alto da novembre 2018 e settembre 2018. Il miglioramento è stato grazie a molto positivo sviluppi in tutte le sue componenti, ovvero i gestori aspettative di produzione, le loro valutazioni del livello attuale del portafoglio ordini complessivo e del scorte di prodotti finiti. L’ESI è aumentato notevolmente in tutte le sei maggiori economie dell’UE, soprattutto in Polonia (+11,3), seguita da Paesi Bassi (+10,7), Spagna (+9,1), Francia (+8,5), Germania (+5,7) e Italia (+5,3).