Bruxelles – La Commissione europea intende lavorare a un nuovo quadro giuridico sulle biotecnologie agrarie, ovvero sulle nuove tecniche genomiche (NGT) che servono ad alterare il genoma di un organismo e che “hanno il potenziale per contribuire a un sistema alimentare più sostenibile come parte degli obiettivi del Green Deal europeo e della strategia Farm to Fork“. È quanto si legge nello studio sulle nuove tecniche genomiche (NGT) pubblicato oggi dalla Commissione Europea, su richiesta del Consiglio, in cui l’Esecutivo ha rivelato di essere pronta a esplorare le opzioni per un nuovo quadro giuridico se gli Stati membri daranno il loro via libera. Dopo una valutazione d’impatto, aprirà dunque, nei prossimi mesi, una consultazione pubblica per discutere la progettazione di un nuovo quadro giuridico per queste biotecnologie da applicare al settore agricolo, ma prima lo studio sarà discusso con i ministri dell’UE al Consiglio Agricoltura e Pesca in programma a fine maggio.
“Lo studio conclude che le nuove tecniche genomiche possono promuovere la sostenibilità della produzione agricola, in linea con gli obiettivi della nostra strategia Farm to Fork”, ha spiegato la commissaria europea per la Salute e la Sicurezza alimentare, Stella Kyriakides. “Con la sicurezza dei consumatori e l’ambiente come principio guida, ora è il momento di avere un dialogo aperto con i cittadini, gli Stati membri e il Parlamento europeo per decidere congiuntamente la via da seguire per l’uso di queste biotecnologie nell’UE “. Il documento conclude che l’attuale legislazione europea sugli OGM (Organismi geneticamente modificati), la direttiva adottata nel 2001, non è adatta a coprire queste tecnologie innovative e i loro prodotti che si sono diffuse dopo il 2001 e quindi per la Commissione serve un nuovo quadro.
Secondo lo studio, i prodotti NGT possono contribuire a sistemi alimentari sostenibili perché sviluppano “piante più resistenti alle malattie, alle condizioni ambientali e agli effetti dei cambiamenti climatici”. Ma anche perché i prodotti “possono beneficiare di qualità nutrizionali più elevate come un contenuto di acidi grassi più sano e una ridotta necessità di input agricoli come i pesticidi”. “Finalmente una posizione chiara e netta sulla distinzione tra nuove biotecnologie e Ogm, che aiuterà a raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo e della strategia Farm to Fork nell’interesse di tutti”, commenta in una nota Paolo De Castro, coordinatore S&D della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, secondo cui lo studio mette bene in chiaro che le nuove tecniche genomiche “nulla hanno a che vedere con gli Organismi geneticamente modificati (OGM) tradizionali, e anzi possono contribuire in modo sicuro ed efficace a una produzione agricola sempre più sostenibile, in linea con il Patto con i consumatori lanciato dall’Unione europea da qui ai prossimi anni”. Oltre ai ministri nel Consiglio, i risultati dello studio dovranno passare al vaglio del Parlamento europeo “con l’auspicio – secondo De Castro – di arrivare presto al superamento della vecchia legislazione in materia”.
Pioggia di critiche arrivano invece da IFOAM Organics Europe, l’organizzazione ombrello europea che si occupa di cibo e agricoltura biologici. “Il settore biologico chiede ai ministri dell’agricoltura e dell’ambiente, nonché alla Commissione europea, di salvaguardare la capacità di produttori e agricoltori di produrre senza OGM e di consentire ai consumatori di scegliere ciò che mangiano”, scrivono in una nota. “Il regolamento esistente è idoneo a raggiungere questi obiettivi e già consente la ricerca e la commercializzazione degli OGM se le norme applicabili vengono rispettate”. “Un indebolimento delle regole sull’uso dell’ingegneria genetica in agricoltura e nel cibo è una notizia preoccupante e potrebbe lasciare i sistemi alimentari biologici non protetti, inclusa la loro capacità di tracciare gli OGM lungo la catena alimentare per evitare contaminazioni che comportare perdite economiche e soddisfare gli standard di qualità biologica e le aspettative dei consumatori”, ha aggiunto Jan Plagge, presidente IFOAM.
“I cittadini hanno il diritto di decidere autonomamente se acquistare alimenti ottenuti con l’ingegneria genetica”, sottolinea anche Eleonora Evi, eurodeputata dei Verdi europei. “Requisiti di etichettatura chiari offrono libertà di scelta ai consumatori. Le persone devono poter scegliere se gli alimenti prodotti con l’intervento dell’ingegneria genetica finiscono nel loro piatto, indipendentemente dal fatto che siano utilizzati nuovi o vecchi metodi di ingegneria genetica”, conclude.