Bruxelles – Siamo in dirittura d’arrivo sui negoziati, ora è il momento di dar prova di responsabilità. Lo sottolineano all’unisono Janusz Wojciechowski, commissario europeo per l’Agricoltura, e la ministra portoghese, Maria do Céu Antunes, al termine della riunione di ieri (26 aprile) dei ministri competenti per la riforma della Politica agricola comune (PAC), che dovrebbe entrare in vigore dal gennaio 2023. “Sono ottimista, siamo molto vicini a un accordo”, ha assicurato il commissario, “nessuno Stato membro si è detto contrario a finalizzarlo”. La presidenza di Lisbona ha annunciato che un nuovo Consiglio Agricoltura si terrà per due giorni il 25 e 26 maggio, insieme a un “super trilogo” tra le istituzioni dell’UE, per completare un accordo definitivo auspicabilmente entro il mese prossimo.
Sul tavolo dei ministri soprattutto la proposta di compromesso di Lisbona sulla nuova ‘architettura verde’ della PAC, in vista del prossimo ciclo di negoziati con il Parlamento di venerdì 30 aprile. In particolare la proposta di compromesso riguarda la percentuale di aiuti diretti da riservare agli eco-schemi, una delle novità della riforma che prevede di mobilitare sostegno economico agli agricoltori che scelgono di essere più ambiziosi in termini di tutela dell’ambiente e azione per il clima. Per il Consiglio almeno il 20 per cento dei finanziamenti del primo pilastro della PAC (gli aiuti diretti) dovrebbe essere allocata dagli Stati membri per politiche verdi, attraverso questi eco-schemi, tra cui si includono pratiche come agricoltura di precisione, agroforestale e agricoltura biologica. Mentre per il Parlamento la quota dovrebbe salire al 30 per cento. La presidenza portoghese ha proposto un compromesso in modo che il bilancio sia progressivo, con un punto di partenza fissato al 22 per cento per gli anni 2023 e 2024, e poi dal 2025 la percentuale salirebbe al 25 per cento. Una cifra a metà, dunque, tra la posizione degli Stati e quella dell’Eurocamera. La nuova Politica agricola comune dovrebbe entrare in vigore dal primo gennaio 2023 e prevede lo sblocco di risorse per 390 miliardi di euro per i prossimi sette anni (2021-2027), distribuite per circa 9 milioni di agricoltori europei.
Durante il Consiglio, la maggior parte dei ministri dell’agricoltura (Francia, Belgio, Lussemburgo, Spagna, Austria, Finlandia, Polonia, Slovacchia, Ungheria) ha di nuovo insistito sul mantenimento della flessibilità per quanto riguarda gli eco-regimi e i piani strategici, mentre l’Italia, la Germania, il Belgio, e i Paesi Bassi, si sono detti pronti ad aumentare la quota degli eco-schemi al 25 per cento per contribuire alla ricerca di un terreno comune per il compromesso con gli eurodeputati. “Sulla PAC post 2020 abbiamo confermato la disponibilità, sostenendo la proposta della presidenza portoghese, di aumentare progressivamente la quota degli aiuti diretti fino ad almeno il 25 per cento per sostenere gli ecoschemi, avvicinando la proposta del Consiglio a quella del Parlamento”, ha riassunto la posizione dell’Italia il ministro per le Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, in un post sulla sua pagina Facebook pubblicato al termine del Consiglio per l’Agricoltura. Rimangono da convincere alcuni Paesi come Romania e Ungheria che continuano a sostenere la necessità di riservare solo il 20 per cento del bilancio agli eco-schemi. “Alcuni punti sono ancora da finalizzare”, riassume il commissario europeo in conferenza stampa ribadendo di essere convinto che entro la fine della presidenza di Lisbona “un accordo ci sarà”. Per Wojciechowski è un calendario importante per l’avvio della nuova PAC nel 2023.
Rivedere le norme sul trasporto degli animali
Sul tavolo dei ministri anche la revisione della normativa sul benessere degli animali, in particolare durante il trasporto su lunghe distanze. La Commissione ha confermato – nella voce di Stella Kyriakides, commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare – che presenterà una proposta nel 2023 per rivedere la legislazione del 2005 sul benessere degli animali durante il trasporto e diversi Stati membri come l’Italia, Germania, Francia hanno sottolineato la necessità di rivedere e armonizzare le norme sul trasporto degli animali o anche l’introduzione di un’etichettatura dei prodotti agricoli che attesti il rispetto del loro benessere. “Il benessere animale rappresenta il presupposto fondamentale per una produzione zootecnica sempre più sostenibile e a cui concorrono una serie di fattori che vanno intesi con un approccio integrato: lo stato sanitario di ogni animale, gli spazi vitali a disposizione, la biosicurezza, le emissioni nell’ambiente, una corretta gestione dei farmaci veterinari”, ha motivato ancora Patuanelli. Da qui l’opportunità di “utilizzare strumenti che possano stimolare i comportamenti virtuosi degli allevatori, come la proposta di una etichetta di portata europea per il benessere animale su cui il Consiglio si è espresso a dicembre, utile strumento per fornire ai consumatori informazioni più chiare e complete e per migliorare la competitività delle imprese che desiderano aderirvi”, ha sostenuto Patuanelli.