Bruxelles – Un coordinatore europeo per i rimpatri volontari per gestire meglio il fenomeno migratorio. E’ la nuova proposta della Commissione europea per venire incontro alle esigenze e alla problematiche degli Stati membri alle prese con cittadini extracomunitari che non hanno diritto alla protezione internazionale. L’elemento di novità nella politica comune è contenuta nella proposta di nuova strategia proprio su rimpatri e ritorni volontari, una comunicazione, e dunque non una proposta legislativa, che apre il dibattito su un elemento che a detta dell’esecutivo comunitario potrebbe imprimere un cambio di passo nella dimensione esterna di un dossier delicato e sempre divisivo.
Nell’impossibilità di trovare una quadra sulla ripartizione e la gestione dei richiedenti asilo su suolo europeo, si lavora alla parte relativa alla non ammissibilità delle richieste di protezione internazionale. La commissaria per gli Affari interni, Ylva Johannson, ricorda che “solo circa un terzo delle persone senza diritto di soggiorno nell’UE torna nel proprio paese di origine e di coloro che lo fanno, meno del 30% lo fa volontariamente”. Considerando che i rtorni volontari “sono sempre l’opzione migliore” perché richiedono meno sforzi e il non dover essere ‘brutali’ nell’espulsione, si pone l’esigenza di creare percorsi di reinserimento nei Paesi di origine e di transito così da incentivare il migrante a tornare.
La proposta ruota dunque a creare il percorso di ritorno su misura della persona interessata. La Commissione ritiene che gli Stati da soli facciano fatica a capire come incentivare il migrante che non ha diritto a protezione internazionale a tornare sui propri passi. Con la figura del coordinatore europeo si potrebbe fornire assistenza sulle modalità di convincimento del cittadino extracomunitario. La proposta del team von der Leyen prevede un lavoro congiunto con gli Stati membri. La Commissione nominerà il coordinatore per i rimpatri, che nel suo lavoro sarà supportato da una nuova rete ad alto livello per i rimpatri dei rappresentanti degli Stati membri.
Praticamente si creerebbe un organismo simile ai diversi comitati permanenti già esistenti in seno alla Commissione europea, che racchiudono i rappresentanti dei Ventisette, a cui spetterebbe l’ultima parola sulla proposta del rappresentante della Commissione, in questo caso il coordinatore per i rimpatri. Ma non finisce qui. Nell’ambito di una cabina di regia europea, la Commissione intende collaborare con l’Agenzia di guardia costiera e di frontiera europea (Frontex), per “sviluppare un curriculum comune per i consulenti per il rimpatrio” che integri il sostegno già esistente in questo campo. “Frontex diventerà l’agenzia europea per i rimpatri”, sottolinea il commissario per la Promozione degli stili di vita europei, Margaritis Schinas, presentando la strategia in conferenza stampa. “I rimpatri dovranno far parte della nostra politica migratoria globale, altrimenti non ci sarà una politica migratoria dell’UE”.
La strategia verrebbe finanziata con il bilancio comune dell’Ue. Il nuovo ciclo finanziario 2021-2027 prevede un rafforzamento finanziario per le azioni degli Stati membri che promuovono l’aumento dei rimpatri volontari dall’UE, e dunque fornirà finanziamenti per i programmi di rimpatrio volontario assistito nonché per i programmi di reinserimento nei paesi partner.
“La nostra prima strategia in assoluto sul ritorno volontario e sul reinserimento aiuterà i rimpatriati dall’UE e dai paesi terzi a cogliere le opportunità nel loro paese d’origine, a contribuire allo sviluppo della comunità e a creare fiducia nel nostro sistema di migrazione per renderlo più efficace”, sostiene Johannson. Anche Schinas è ottimista. “I rimpatri sono più efficaci quando sono volontari e accompagnati da autentiche opzioni di reinserimento per i rimpatriati, e questa strategia svilupperà un approccio più uniforme e coordinato tra gli Stati membri per sbloccare il loro pieno potenziale “.