Bruxelles – Il naufragio avvenuto tra la notte di giovedì 22 e venerdì 23 aprile al largo delle coste libiche che ha causato la morte di circa 130 migranti “è una tragedia europea”. Non c’è altro modo di considerarla, per La commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson, che chiama l’Europa degli Stati ad assumersi le proprie responsabilità in tema di immigrazione.
“La considero una tragedia europea, e ne parlo perché dobbiamo fare tutto quello che è possibile per salvare vite e perché bisogna trovare una soluzione per gestire l’immigrazione in modo chiaro e deciso”, ha detto Johansson durante la conferenza stampa di presentazione della nuova strategia per i rimpatri volontari. In occasione del naufragio dello scorso weekend “donne, uomini e bambini hanno vissuto un incubo. Immaginiamo le onde alte sei metri e i bambini che urlavano per cercare di salvarsi”, ha continuato la politica svedese.
La Commissione è tornata a insistere sulla necessità di una risposta comune a tutti i Paesi europei per gestire il flusso migratorio che si riversa nel Mediterraneo e che i rimpalli di responsabilità tra gli Stati UE e tra questi ultimi e le autorità libiche rischiano di trasformare in un moltiplicatore di stragi, come accaduto nei giorni scorsi. Lo ha fatto invitando i 27 Stati europei a trovare subito un accordo sul nuovo patto per l’immigrazione e l’asilo presentato a settembre 2020, che prevede un nuovo schema di solidarietà rafforzata sull’emergenza migratoria. “Dobbiamo sempre mettere le vite al centro, salvare le vite, per questo evitare che persone si lancino in questi viaggi pericolosi”, ha proseguito Johansson. “Nessuno deve rischiare la propria vita per venire in Europa”.
Ma la “sponsorizzazione dei rimpatri volontari “inaugurata da Bruxelles a pochi giorni da una nuova tragedia non è piaciuta ai giornalisti, critici nelle domande. “Nessuna strumentalizzazione della tragedia di venerdì scorso”, ha risposto Johansson. “Ricordo che nel nuovo patto abbiamo introdotto in maniera permanente una nuova categoria dedicata alla ricerca e al salvataggio, questione che prima era affrontata soltanto con accordi ad hoc”, ha detto il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas difendendo la collega dalle critiche. Decisa la risposta dei commissari anche a chi domanda che ruolo si pensa possa avere Frontex nell’agevolare i rimpatri volontari nonostante le indagini che pendono sull’agenzia sul mancato rispetto dei diritti umani alla frontiera. “Cerchiamo di affrontare la situazione in maniera dignitosa, tenendo conto sforzi della nostra gente e delle nostre agenzie che sono lì a rischiare la propria vita, e non qui a Bruxelles seduti su una poltrona”, ha tuonato Schinas.
Ma sulla possibilità di lanciare una missione europea che possa dedicarsi esclusivamente al salvataggio delle vite in mare l’esecutivo europeo rimanda la scelta alle 27 capitali. “Decide il Consiglio Affari esteri”, ha aggiunto Schinas rispondendo a chi gli chiedeva se queste operazioni fossero un attrattore che stimolasse i viaggi nel Mediterraneo verso l’Europa.
La questione è stata sollevata dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli. “I governi nazionali diano poteri e mandato all’Unione Europea per intervenire, salvare vite, realizzare corridoi umanitari e organizzare un’accoglienza obbligatoria”, ha dichiarato Sassoli a poche ore dall’ultima tragedia di migranti in mare.