Bruxelles – Siamo ancora ai blocchi di partenza, ma nella corsa che porterà al traguardo delle elezioni federali del 26 settembre la Germania sta già assistendo ai primi duelli tra candidati alla successione della cancelliera Angela Merkel. Anche tra potenziali futuri alleati di governo.
Protagonisti dell’ultimo scontro sono Olaf Scholz, attuale vice-cancelliere e candidato per il Partito Socialdemocratico di Germania, e Annalena Baerbock, co-presidente dei Verdi scelta lo scorso 19 aprile come frontrunner per le elezioni. “La Germania è uno dei Paesi industriali più grandi al mondo, dovrebbe essere guidata da qualcuno che non solo la vuole governare, ma che può effettivamente farlo“, ha dichiarato ieri il vice-cancelliere tedesco al quotidiano Bild am Sonntag.
Un punzecchiamento alla candidata dei Verdi, che in un’intervista per la Frankfurter Allgemeine Zeitung aveva tracciato le linee di un governo duro nei confronti di Russia e Cina, se dovesse riuscire a conquistare la cancelleria, e di un “nuovo inizio” con investimenti nell’istruzione e nelle tecnologie digitali e verdi. “Sono io il candidato con l’esperienza e le conoscenze necessarie per questo compito“, ha aggiunto Scholz.
Nessuna replica da Platz vor dem Neuen Tor 1, dove i Verdi vorrebbero rispondere con i fatti – o, almeno per il momento, con i sondaggi. A cinque mesi dall’appuntamento delle urne, la campagna elettorale si sta scaldando anche a causa delle proiezioni di voto, che mettono Scholz in una posizione scomoda. Da un sondaggio della Bild, i Verdi vengono indicati in testa con il 28 per cento delle preferenze, superando per la prima volta il blocco dell’Unione Cristiano-Democratica e Cristiano-Sociale del candidato Armin Laschet. Nonostante queste stime lascino grandi margini di incertezza (il campione è pari 1.225 elettori), è un segnale di allarme non solo per i centristi-conservatori, ma anche per i socialdemocratici. Secondo i più attendibili dati di Politico.eu, i Verdi sarebbero a sole tre distanze dall’Unione (23 contro 26 per cento), mentre l’SPD non riuscirebbe a risalire dalla soglia minima dei 15 punti percentuali.
BUNDESTAGSWAHL | Sonntagsfrage Kantar/BILD am Sonntag
GRÜNE: 28% (+6)
Union: 27% (-2)
SPD: 13% (-2)
AfD: 10% (-1)
FDP: 9%
LINKE: 7% (-1)
Sonstige: 6%Änderungen zur letzten Umfrage vom 18. April 2021
Verlauf: https://t.co/hsxgiA6QD4#btw #btw21 pic.twitter.com/83haeeAw0b
— Deutschland Wählt (@Wahlen_DE) April 24, 2021
I commenti di Scholz sembrano un tentativo di non perdere il treno delle prime elezioni dell’era post-Merkel (da 16 anni al governo ininterrottamente) e trovarsi relegato di nuovo all’opposizione dopo otto anni. Se queste proiezioni dovessero confermarsi il 26 settembre – in particolare se ai Verdi riuscisse il sorpasso sull’Unione – sarebbe quasi impossibile escludere la forza ecologista dal governo e tagliarla fuori dal discorso sulla cancelleria. E qui si aprono scenari interessanti.
Senza uno sprint finale delle due forze della Große Koalition, CDU-CSU e SPD, ormai dato quasi per impossibile, i Verdi potranno entrare in una coalizione più o meno ampia e più o meno colorata. La prima possibilità è un governo nero-verde, condiviso tra le due forze che con più probabilità otterranno il numero maggiore di rappresentati al Bundestag: un esperimento già in atto nei Länder (Stati federali) di Assia e Baden-Württemberg, che lascerebbe i socialdemocratici fuori dalla maggioranza.
Una seconda opzione è la coalizione semaforo, composta da Verdi, rossi della SPD e gialli del Partito Liberale Democratico (FDP). Una soluzione che ha visto la nascita nel Landtag della Renania-Palatinato e che al momento sarebbe a un soffio dal 50 per cento delle preferenze a livello federale (23 i Verdi, 15 l’SPD e 11 l’FDP), ma forse ancora troppo instabile. Infine c’è una grandissima coalizione tra Verdi, CDU-CSU e SPD, che garantisca una maggioranza più ampia, seguendo la strada tracciata dai parlamenti regionali del Brandeburgo, della Sassonia e della Sassonia-Anhalt.