Roma – “Non è solo un insieme di progetti, ci sono le vite degli italiani, c’è il destino del Paese e quello che sarà il suo ruolo nella comunità internazionale”. Il presidente del Consiglio esordisce così alla Camera dei deputati presentando il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Il segno che dentro quelle centinaia di pagine c’è qualcosa di più di ciò che dovrà servire a riparare i danni della crisi pandemica.
Ma oltre gli alti propositi l’approdo continua a essere difficoltoso anche dopo la lunga gestazione del fine settimana. L’opposizione di Fratelli d’Italia e dei fuoriusciti dei Cinque stelle protestano per aver avuto poco tempo chiedendo senza risultato un rinvio un rinvio. I tempi strettissimo impongono un voto (che tecnicamente sarà una risoluzione) del Parlamento entro la settimana per poter rispettare l’invio alla Commissione europea il 30 aprile.
Un PNRR che guarda al futuro: “I giovani saranno tra i principali beneficiari di tutto il Piano – ha detto Draghi – gli investimenti e le riforme sulla transizione ecologica creeranno principalmente occupazione giovanile” così come l’effetto degli interventi sulla digitalizzazione che avranno effetti positivi per completare la connettività nelle scuole”.
La riuscita “dipenderà da uno sforzo corale” dice il premier che fa appello a tutte le istituzioni, alle responsabilità che coinvolgono i territori, gli enti locali. “Sono responsabili di 90 miliardi di investimenti, circa il 40 per cento del totale, in particolare sulla transizione ecologica, all’inclusione e coesione sociale e alla salute”. Ma le ambizioni del Piano che secondo Draghi potrebbe arrivare a complessivi 248 miliardi di euro con il fondo complementare, il React-EU e il reintegro del Fondo coesione sociale, sono puntate a ridurre i grandi ritardi del Paese, a ricucire le disuguaglianze generazionali, di genere e territoriali.
Al Mezzogiorno sono destinati circa 82 miliardi di euro, il 40 per cento delle risorse disponibili. Un impatto molto significativo sul fronte delle risorse degli investimenti in infrastrutture, dei quali più della metà saranno al Sud, soprattutto l’alta velocità ferroviaria e al sistema portuale. Cifre che declinate sulla crescita porteranno a un incremento complessivo del PIL del Mezzogiorno negli anni 2021-2026 pari a quasi 1,5 volte l’aumento del PIL nazionale.
Ma Draghi insiste anche sulla necessità di accompagnare i progetti delle missioni del PNRR alle riforme. Un capitolo su cui il confronto con la Commissione europea è stato molto serrato con Bruxelles che non si accontenta di annunci ma pretende scadenze e target. La giustizia soprattutto, civile e penale, la durata dei processi, dove il raffronto con gli altri partner europei rappresenta ritardi eccessivi non più accettabili. Riforma trasversale necessaria per l’attuazione di tutto il piano è anche quella riferita alla pubblica amministrazione che necessità di nuove risorse, ricambio generazionale e un processo di modernizzazione digitale e organizzativo imponente. Interventi legislativi sulla semplificazione e concorrenza sono le altre richieste che nelle ultime ore sono arrivate dalla task force della Commissione che ha indotto ad aggiungere molti dettagli e correzioni al testo, così come le rassicurazioni personali del premier alla presidente Ursula von der Leyen.
Ora si apre il dibattito parlamentare che tuttavia i tempi ridotti di poche ore non consentirà significative modifiche. Tra le forze politiche di maggioranza sono bastate le rassicurazioni sul super bonus del 110 % sulle ristrutturazioni di efficientamento energetico che saranno garantite fino al 2023 con la legge di bilancio. Molte critiche invece arrivano da parte delle associazioni ambientaliste che giudicano insufficienti gli interventi green. Dai Verdi a Greenpeace al WWF, le associazioni ecologiste giudicano gli investimenti della missione transizione sostenibile ancora troppo spostati sulle fonti energetiche fossili (gas) mentre i finanziamenti per le rinnovabili sono troppo pochi. Note negative anche sulle risorse destinate al rinnovo della flotta dei bus e treni regionali, all’economia circolare, al ciclo dei rifiuti, al dissesto idrogeologico e alla biodiversità.
Tra critiche e suggerimenti si vedrà domani, su quanto Mario Draghi si impegnerà ad accogliere e integrare il testo. Oggi nelle sue conclusioni ha usato parole chiare suonate quasi come un avvertimento. “Sono certo che riusciremo ad attuare questo Piano. Sono certo che l’onestà, l’intelligenza, il gusto del futuro prevarranno sulla corruzione, la stupidità, gli interessi costituiti”.