Bruxelles – Dopo la proposta della Commissione Europea di un quadro normativo sull’intelligenza artificiale (IA), che cerca di mettere ordine sullo sviluppo e l’utilizzo delle tecnologie all’avanguardia nell’UE, arrivano le prime reazioni da Bruxelles. Si respira un misto di soddisfazione per un’iniziativa senza precedenti a livello mondiale, ma anche preoccupazione per alcune mancanze della proposta sulle applicazioni ad alto rischio, che non garantirebbero completamente la tutela dei diritti dei cittadini. Una su tutte, l’identificazione biometrica a distanza nei luoghi pubblici.
È il Garante europeo della protezione dei dati (GEPD) a riassumere questo spirito. In una nota, il presidente Wojciech Wiewiórowski si è detto “orgoglioso” dell’iniziativa della Commissione UE, accogliendo “con particolare favore l’approccio orizzontale” e “l’ampio campo di applicazione” del quadro normativo. A partire da questi presupposti, il GEPD potrà svolgere il ruolo di regolatore dell’intelligenza artificiale per la pubblica amministrazione dell’Unione.
Sono stati riconosciuti anche i punti di forza di un approccio basato su quattro livelli di rischio. “Esistono numerose applicazioni che rappresentano una minaccia solo limitata” per i diritti fondamentali alla protezione dei dati e alla privacy degli europei, ha riconosciuto Wiewiórowski. Così facendo, “si può fornire all’umanità uno strumento potente per combattere le sfide del presente“.
Tuttavia, c’è “rammarico” da parte dell’autorità di sorveglianza indipendente nel constatare che “le nostre precedenti richieste di una moratoria sull’uso dei sistemi di identificazione biometrica a distanza negli spazi pubblici”, incluso il riconoscimento facciale, “non sono state prese in considerazione“. Per il Garante europeo della protezione dei dati rimane essenziale un “approccio più rigoroso” nei confronti di tutte quelle tecnologie che permettono di riconoscere in modo automatizzato le caratteristiche umane: volti, voci, andatura, impronte digitali, DNA, segnali biometrici e comportamentali.
In poche parole, un divieto di utilizzo di queste applicazioni dell’IA nei luoghi accessibili al pubblico, “indipendentemente dal fatto che siano utilizzate in un contesto amministrativo, o per scopi di applicazione della legge”, sottolinea il Garante europeo. Questa preoccupazione è motivata dal fatto che l’identificazione biometrica remota “presenta rischi estremamente elevati di intrusione profonda e non democratica nella vita privata degli individui”. Da qui partirà “l’analisi meticolosa” della proposta della Commissione da parte del GEPD, per “sostenere e rafforzare” la protezione della società europea e “definire i limiti precisi” per strumenti e sistemi ad alto rischio.
La voce del Parlamento
Se la Commissione Europea, attraverso le parole della vicepresidente per il Digitale, Margrethe Vestager, ha già precisato che queste applicazioni dell’IA sono contemplate solo in tre casi definiti (rintracciare un minore scomparso, prevenire una minaccia terroristica, perseguire un autore di reato grave) e che “non c’è spazio per la sorveglianza di massa nella nostra società“, anche dal Parlamento UE si sono però alzate voci preoccupate per i rischi potenziali per i cittadini.
Già poche ore dopo la presentazione della proposta del gabinetto von der Leyen, il capo-delegazione del Partito Democratico al Parlamento UE, Brando Benifei, aveva mostrato una certa perplessità: “Nonostante le rassicurazioni verbali” della Commissione e “pur constatando la presenza di alcuni aspetti positivi” nel testo, sono stati rilevati “ancora molti elementi da migliorare per garantire i diritti e le libertà fondamentali e proteggere lo Stato di diritto”. L’eurodeputato italiano, membro del comitato speciale sull’Intelligenza artificiale nell’era digitale (AIDA), ha promesso la collaborazione del Parlamento per “un iter rapido e migliorativo della proposta“, in modo che “garantisca certezza giuridica, promuova l’innovazione e abbia al centro la persona e i suoi diritti”.
Intervenuto ieri (giovedì 22 aprile) al Cortina Digital Forum, l’eurodeputato in quota Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Parlamento UE, Fabio Massimo Castaldo, ha avvertito che da una parte “la proposta della Commissione promuove l’innovazione in un settore fondamentale per il futuro”, ma allo stesso tempo “i rischi legati alla privacy e all’effettiva tutela dei cittadini sono molti“. Castaldo ha invitato alla “prudenza”, sottolineando l’attenzione che i rappresentanti del popolo europeo riservano agli aspetti etici legati all’implementazione e all’utilizzo di un “tecnologia rivoluzionaria”. Serve un’analisi approfondita della proposta della Commissione e “continuerà il nostro lavoro sulla regolamentazione della materia“, ha promesso il vicepresidente del Parlamento Europeo.