Belluno – Inclusione sociale, formazione, turismo. E un occhio vigile sui crescenti rischi alla privacy. La prima giornata del Cortina Digital Forum ha messo a fuoco, qualora non fosse ancora chiaro, l’impatto trasversale e inarrestabile delle nuove tecnologie digitali sulla vita delle persone, sull’organizzazione dei servizi e, in definitiva, sul modello di società che si andrà configurando. Se, come spesso di dice con una certa leggerezza le tecnologie sono neutre, le scelte non lo sono affatto e contribuiranno a prendere una direzione piuttosto che quella opposta. La sfida, per le istituzioni e per le amministrazioni pubbliche è proprio qui ed è una chiamata a scelte politiche per definizione.
Lo si è capito chiaramente durante il primo panel di approfondimento, dedicato alle aree rurali e interne d’Europa, zone in cui vivono oltre 100 milioni di persone che non è interesse di nessuno abbandonare a loro stesse. Il divario con le grandi aree urbane e con le zone più densamente popolate può essere colmato con un surplus di tecnologia, un mix di collegamenti terrestri e reti informatiche capillari e veloci – non necessariamente via cavo o fibra ottica ma, per esempio satellitari e a bassissimo costo, come sta sperimentando l’azienda Oneweb grazie a una partnership con il governo britannico.
Con la consapevolezza che da solo ‘il pubblico’ non ha le risorse, ma soprattutto manca di competenze per orientare le decisioni su obiettivi concreti, realizzabili e misurabili; deficit su cui i privati saranno sempre più chiamati, già oggi lo sono, a svolgere un ruolo di partner. Lo ha affermato il deputato Roger De Menech, che da sette anni gestisce un fondo perequativo per le zone montane di Lombardia e Veneto: «Sono stato prima sindaco e poi parlamentare e credo la convergenza tra pubblico e privato sarà cruciale se vogliamo ottenere dei risultati apprezzabili in termini di nuovi servizi e miglioramento dell’appetibilità delle aree interne. Certo, rimane il tema di tenere ben distinti i ruoli: ai soggetti pubblici devono rimanere in capo le funzioni di orientamento, programmazione e controllo; ai privati va affidata la gestione come pure l’ideazione. Non sarà facile trovare un equilibrio».
Esempi virtuosi, tuttavia ce ne sono, dalla vicina Slovenia che, come ha testimoniato il deputato europeo Franc Bogovič, sta attuando un piano di digitalizzazione delle aree remote coinvolgendo direttamente i cittadini e le amministrazioni locali per comprendere la reale domanda, alla Cina e ai Paesi del Sud Est Asiatico. Qui I servizi di piattaforma forniti da Alibaba, ha spiegato Annalisa Barbagallo a capo delle relazioni istituzionali del gruppo in Europa, consentono già ora a piccole comunità agricole o di pescatori una connessione con i mercati delle grandi città impensabile fino a qualche tempo fa.
Se le trasformazioni digitali possono avere un’applicazione pratica immediata, cioè sono abilitanti poiché consentono di fare cose che prima non si facevano o di modificare i processi con cui lavoriamo, studiamo e ci relazioniamo con il resto del mondo, possono anche essere intese come piattaforma per lo sviluppo futuro. “Dobbiamo pensare al mondo come sarà fra 5-10 anni, non solo al mondo di adesso. In questo senso la collaborazione pubblico-privato è aiutare le imprese a trasformarsi con il sostegno anche delle università”, ha sottolineato la ministra dell’Università e Ricerca, Cristina Messa. Il riferimento è “ad una sorta di servizio che l’accademia mette in atto con le imprese locali e nazionali dal punto di vista della trasformazione digitale, una ricerca comune fatta fra pubblico-privato per lo sviluppo dei nuovi metodi digitali”.
A proposito di futuro, è stato ottimista il ministro Massimo Garavaglia, affermando che il turismo potrà “arrivare a generare anche il 20 per cento del Pil nazionale ma per riuscirsi dovremo applicare tutte le riforme strutturali fino all’ultima virgola a partire da una spinta pervasiva alla digitalizzazione del settore”.
Quello che si richiede oggi al settore turistico è di ripensare l’idea stessa di viaggio, gli ha fatto eco la presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli. «Turismo smart, dati, intelligenza artificiale, domotica in hotel, assistenza tramite chatbot, realtà aumentata» ha detto, “sono alcuni strumenti che potranno dare impulso al rilancio di un settore pesantemente danneggiato in cui il digitale può costituire un modo per interpretare e rispondere ai segni del cambiamento e alle esigenze del turista. Gli strumenti digitali, a fronte di una limitazione dei contatti diretti, avranno una rilevanza ancora più decisiva del passato nella fase di ispirazione, di prenotazione e di ricerca di informazioni”.
E se già ora devolviamo ai motori di ricerca, alle piattaforme e ai privati più o meno volontariamente quantità spropositate di dati e informazioni, la tendenza non potrà che crescere anche per la diffusione di tecnologie come il riconoscimento facciale e l’intelligenza artificiale. Regolamentare questi ambiti non è più opzionale, ha ricordato il vice presidente del Parlamento europeo, Fabio Massimo Castaldo. “La proposta della Commissione europea per regolamentare l’Intelligenza artificiale promuove l’innovazione in un settore fondamentale per il futuro dell’Europa, tuttavia i rischi legati alla privacy e all’effettiva tutela dei cittadini sono molti. Serve prudenza”.