Bruxelles – Più che dimezzare le emissioni di gas a effetto serra entro il 2030, per arrivare alla neutralità dal carbonio entro metà secolo. Unione Europea e Stati Uniti di nuovo fianco a fianco nella lotta ai cambiamenti climatici, dopo la brusca interruzione dell’amministrazione Trump: ieri l’annuncio di Bruxelles di aver trovato la quadra sul taglio delle emissioni di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990; e oggi, quello del presidente degli Stati Uniti , Joe Biden di ridurre le emissioni di gas serra del 50-52 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005.
In entrambi i casi si tratta di una tappa intermedia per arrivare a un’economia a “zero emissioni” entro il 2050. L’obiettivo climatico USA è stato annunciato oggi (22 aprile) in vista del Summit sul clima a cui hanno preso parte altri 40 leader mondiali riuniti da Biden tutti insieme (virtualmente) per convincerli a un impegno comune sull’obiettivo climatico, nel giorno in cui il mondo celebra la Giornata della Terra. Un impegno comune che dovrebbe concretizzarsi in una vera coalizione globale contro i cambiamenti climatici, che sono di fatto un problema globale. Questo “incontro è il primo passo del cammino che dobbiamo fare insieme” nella lotta ai cambiamenti climatici, ha esordito Biden aprendo i lavori della Conferenza, che sancisce e ufficializza il ritorno di Washington alla guida di un multilateralismo per il clima.
Invertire la rotta: c’è ancora tempo per farlo. Ma “questo sarà il decennio decisivo”, ha aggiunto mettendo in guardia della possibilità di un “disastro collettivo: i segnali sono inequivocabili, la scienza è incontrovertibile e il costo dell’inazione continua a salire”. “Cercheremo di fare ciò che nessuna amministrazione è riuscita a fare fino a ora”, ha detto anche il Segretario di Stato statunitense, Tony Blinken.
Dare un prezzo al carbonio
Ursula von der Leyen, Mario Draghi, Angela Merkel, Emmanuel Macron, Boris Johnson. Tutti presenti e consapevoli che da sola l’Europa non riuscirà nell’intento di limitare i danni del cambiamento climatico, ma serve unire le forze. “Per salvare il clima, abbiamo bisogno del mondo, che tutte le principali economie si assumano le proprie responsabilità e trasformino la transizione in un’opportunità per tutti”, ha richiamato la presidente della Commissione Europea von der Leyen. L’appello agli altri leader mondiali per fissare tutti insieme “un nuovo punto di riferimento globale per la neutralità climatica”. Che significa un allineamento e un impegno condiviso per ridurre le emissioni entro il 2030, come tappa intermedia per la neutralità. Perché – come è emerso chiaramente nel corso del vertice – quello che stiamo vivendo è il decennio decisivo per cambiare le cose: in concreto, per mobilitare risorse, riconvertire l’economia, sviluppare tecnologie e creare un futuro diverso.
Ma non è solo un obiettivo comune quello che andrebbe fissato, secondo l’UE. A giugno la Commissione presenterà una serie di proposte per rendere l’Europa “a misura di 55” (in riferimento al target di riduzione delle emissioni), il pacchetto legislativo Fit for 55 in cui “faremo funzionare lo scambio di quote di emissioni – non solo per la produzione di energia e l’industria – ma anche per i trasporti e per gli edifici”, ha detto la presidente, per dare un prezzo al carbonio “perché la natura non può più pagarlo”.
Appello a unire le forze, sostiene anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che ha ricordato ancora più duramente l’importanza di un approccio globale al prezzo del carbonio, fondamentale “per promuovere gli investimenti verdi” ma anche per pari condizioni economiche a livello mondiale. “Dobbiamo scacciare il carbonio dal nostro modello di business”, ha avvertito il capo del Consiglio Europeo, ricordando che l’UE avanzerà in estate la sua proposta per un meccanismo di aggiustamento del carbonio ai confini dell’UE, per tassare le emissioni che vengono importate in UE ed evitare di creare concorrenza per le imprese europee che scelgono di inquinare meno. “Siamo pronti a lavorare con tutti i nostri partner sul prezzo del carbonio”, tende la mano Michel, anche se Stati Uniti e Cina hanno già storto il naso sull’idea di una tassa europea sul carbonio alle frontiere. Per Bruxelles è un modo anche per frenare la tendenza delle aziende alla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, ovvero a spostare le aziende o i business in Paesi che hanno meno vincoli a livello di emissioni e clima che quindi svantaggiano quelle che rimangono in Europa.
Occorre “fissare un prezzo per l’energia legata al carbone, senza il quale non ci sarà alcuna transizione”, il monito del presidente francese, Emmanuel Macron, il quale ricorda che il “2030 è il nuovo 2050”, in quanto decennio decisivo per accelerare gli sforzi globali contro il cambiamento climatico. Le azioni messe in campo fino ad ora “sono state insufficienti” per circoscrivere il surriscaldamento globale sotto la soglia di 1,5 C°, come prescritto dagli Accordi sul clima di Parigi, ha detto il premier italiano, Mario Draghi. “Dobbiamo invertire la rotta e dobbiamo farlo al più presto, riconvertendo la nostra economia”. In questo, il piano per la ripresa dalla pandemia offre “un’opportunità unica” per trasformare le “nostre economie e realizzare un’economia più verde e inclusiva”.
E’ l’ora di “cambiare e trasformare completamente il modo in cui viviamo e produciamo”, ha fatto eco anche la cancelliera tedesca Angela Merkel. Sia questo il “decennio per cambiare realmente le cose”, ha esclamato anche il premier britannico Boris Johnson, che a novembre presiederà la conferenza ONU sul clima – la COP 26 sul clima di Glasgow, in Scozia – che ieri ha annunciato l’aumento del taglio delle emissioni del 78 per cento entro il 2035. La COP-26 sarà il prossimo grande evento globale sul clima, in cui le più grandi economie del mondo dovranno presentare i loro impegni sul clima rivisti e ripensati alla luce delle sfide attuali. L’ultima volta è stata nel 2015, quando 196 Paesi hanno sottoscritto gli accordi di Parigi tutt’ora in vigore. Appello a formare una “coalizione globale per emissioni zero” per far fronte al cambiamento climatico, è anche quello del segretario generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha invitato ”i leader di tutto il mondo ad agire” e a ”non sprecare i miliardi di dollari che serviranno per la ripresa economica dal COVID-19′.
Di certo la sfida climatica e il taglio delle emissioni di CO2 ha avuto il merito di mettere allo stesso tavolo tutti i grandi emettitori del pianeta per discutere di come arrivare ad azzerarle entro la metà del secolo. Trent’anni di tempo per arrivarci, ma in realtà è il decennio attuale quello decisivo per mobilitare risorse, investimenti, sviluppare nuove tecnologie e soprattutto stabilire un chiaro impegno di riconversione delle economie. Purché non finisca per essere un nuovo decennio di sole “discussioni” su come arrivarci, senza azioni concrete. Anche la Cina – che da sola rappresenta circa il 27 per cento delle emissioni globali di gas serra – si è detta pronta a “lavorare insieme agli altri leader mondiali nella sfida climatica”, ha detto Xi Jinping. Dopo Pechino, gli Stati Uniti emettono il 14 per cento delle emissioni e l’Unione europea (a 27 Stati) insieme all’India occupano il terzo posto della classifica con circa il 7 per cento delle emissioni mondiali.