Bruxelles – C’è determinazione e speranza per il futuro dell’Unione Europea nelle parole del presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, ma anche la preoccupazione di chi riconosce i rischi di un mondo che sta cambiando e non sempre per il meglio: “Il nostro modello di rispetto dello Stato di diritto non ha eguali, ma dobbiamo affrontare un mondo in cui libertà e democrazia sono in declino”. È intervenuto così il presidente Sassoli (in videoconferenza) durante la sessione plenaria dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa a Strasburgo. Con un avvertimento a tutti gli attori istituzionali europei: “Non possiamo rafforzare l’Unione senza inserirla nel contesto globale, ecco perché dobbiamo essere più lungimiranti”.
Le opportunità della pandemia
Definisce la pandemia COVID-19 una “crisi totale” il presidente del Parlamento UE, “perché ha sconvolto ogni aspetto nostra vita”: dalla salute al lavoro, dall’istruzione all’economia, ma soprattutto “le relazioni umane, mettendo a nudo le disuguaglianze“. Ma è stata anche l’occasione per ricordare il livello di interdipendenza raggiunto dalla società moderna e che “esiste solo un modo per uscirne, cioè la solidarietà europea e con il resto del mondo“.
Partendo dall’assunto che “il mondo di ieri, quello prima della pandemia, non tornerà più”, Sassoli si è soffermato a ricordare i valori su cui dovrà essere costruito “un futuro migliore, più equo e giusto, più rispettoso dell’ambiente e che lasci in eredità un patrimonio di valori“. Un mondo fondato sulla cooperazione, il multilateralismo e la solidarietà, con un “modello di sviluppo sostenibile che poggi su giustizia sociale e giustizia ambientale”. Non retorica vuota, ma un punto di partenza che ha radici concrete: “L’Europa si costruisce davanti alle crisi che deve affrontare“, il presidente Sassoli ha voluto così omaggiare Jean Monnet, uno dei padri fondatori dell’Unione Europea. E la dimostrazione è rappresentata dal fatto che il rispetto dello Stato di diritto è condizione basilare per l’erogazione dei fondi comunitari, anche e soprattutto in un momento di bisogno urgente per la ricostruzione post-pandemia: “È il fulcro del nostro sistema democratico, dobbiamo esserne fieri”.
Un sistema europeo che ha dato prova di resistenza, come emerge dall’intervento di Sassoli, ma che “ha bisogno di strumenti nuovi e trasferimento di poteri, per affrontare efficacemente le sfide oltre la pandemia”. Di qui il collegamento con la Conferenza su futuro dell’Europa, che prenderà il via il prossimo 9 maggio: “Un momento di riflessione su come aggiornare e rafforzare la democrazia europea”. Per un evento “senza precedenti”, non era possibile aspettare la fine della pandemia COVID-19, “sarebbe stato troppo tardi e avremmo rischiato di mettere nel cassetto gli insegnamenti dell’ultimo anno”, ha sottolineato con forza il presidente del Parlamento UE. Ecco perché “questo è il momento migliore” per offrire a tutta la società europea di “plasmare insieme il futuro comune”, coinvolgendo imprese, istituzioni, parlamenti nazionali e regionali, cittadini, ricercatori e università.
Il mondo fuori
Sono grandi le ambizioni dell’Unione Europea, ma il mondo con cui si deve confrontare vede ormai un declino della libertà e della democrazia. “I nostri valori sono messi alla prova ovunque e anche da noi non sono indistruttibili“, si è rabbuiato Sassoli, passando in rassegna le sfide della politica estera europea. “Meno della metà della popolazione mondiale vive in un sistema democratico, la disinformazione guadagna terreno, nazionalismo, xenofobia e autoritarismo sono ideologie che si sono rafforzate” grazie alle conseguenze della pandemia, “usata come giustificazione per indebolire lo Stato di diritto e la democrazia”, ha attaccato Sassoli.
Tra i primi j’accuse del presidente Sassoli c’è il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne. “Mostra il regresso nel rispetto dei diritti umani e quanto il Paese abbia smarrito il cammino democratico”, che “deve riprendere immediatamente” se vorrà aspirare alla prospettiva europea. Ma l’accusa riguarda anche i Paesi europei che non hanno ancora aderito alla Convenzione e, più in generale, alla politica estera dell’UE: “Lo spazio del Mediterraneo è casa nostra, dobbiamo occuparcene di più“, ha incalzato Sassoli. “Non possiamo accorgerci che ci sono attori attratti da forme di autoritarismo sempre più pericolose solo quando siamo travolti da eventi che ci creano disagio”.
E qui il presidente del Parlamento UE ha puntato il dito contro gli Stati membri: “Devono fare un esame di coscienza. Non possono continuare a fare di testa loro e poi accusare le istituzioni europee di non riuscire ad adempiere ai propri compiti“. Sul tema dell’immigrazione, come in tanti altri, “l’UE non ha competenze e può solo fare supplenza”, ma continuare a tirare la corda potrà essere sempre più pericoloso: “Come si può essere innamorati di un sistema che non risponde con efficienza e tempestività alle richieste dei cittadini?”, si è chiesto Sassoli. Il rischio è che si arrivi a pensare che le istituzioni europee “siano solo un peso”.
Tornando ai pericoli esterni, è il fronte orientale quello più sotto osservazione. “La situazione in Bielorussia è al centro dei nostri dibattiti“, come dimostrato dal Premio Sakharov 2020 assegnato all’opposizione democratica al regime di Alexander Lukashenko. Per il presidente Sassoli, “la loro determinazione e coraggio sono una lezione di libertà”, che consegna alle istituzioni UE “l’obbligo di sostenere le loro legittime richieste e denunciare le violazioni dei diritti umani dal regime bielorusso”. E infine la Russia, con il tema delle condizioni di salute del leader dell’opposizione, Alexei Navalny, e l’escalation di tensione sul confine con l’Ucraina: “Mosca deve fare un passo indietro e rispettare i diritti umani dei suoi cittadini e gli impegni internazionali”, ha concluso il presidente del Parlamento Europeo.