Bruxelles – Dallo Stato di diritto in Europa al coordinamento nella lotta contro la pandemia COVID-19 in tutte le sue dimensioni, ma anche la situazione Brexit, i progressi della Conferenza sul futuro dell’Europa e il processo di allargamento UE. È stato un Consiglio Affari Generali denso, quello che ha presieduto ieri (martedì 20 aprile) la segretaria di Stato portoghese per gli Affari europei, Ana Paula Zacarias, e che ha visto la partecipazione sia del vicepresidente della Commissione per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič, sia del commissario per la Giustizia, Didier Reynders.
Un Consiglio che ha cercato di mettere ordine in un momento in cui si rischia “il disordine e le divisioni tra Paesi membri”, ha spiegato la segretaria di Stato portoghese, e per questo motivo “è stato fondamentale confrontarci a viso aperto sulle difficoltà, ma anche sui nostri punti di forza”. A partire dalle relazioni sullo Stato di diritto, in attesa della nuova pubblicazione: “Stiamo preparando il rapporto annuale per il 2021, prevediamo che sia pronto entro luglio“, ha anticipato il commissario Reynders.
Un “modello virtuoso”
Come sottolineato da Zacarias, quello sullo Stato di diritto è stato il tema “più importante” della giornata. Sul tavolo dei ministri UE degli Affari europei sono arrivati i rapporti 2020 di Germania, Irlanda, Grecia, Francia e Spagna, per continuare con la pratica inaugurata dalla presidenza di turno tedesca dell’UE nello scorso semestre: un modo di “affrontare difficoltà, sfide e migliori pratiche a beneficio di tutti gli Stati membri“, ha spiegato la segretaria di Stato portoghese.
Da parte della Commissione UE è stato espressa la soddisfazione per “la continuità garantita dalla presidenza di turno portoghese” e che quella slovena (a partire dal prossimo primo luglio) ha già annunciato di voler proseguire. Un “modello virtuoso”, come lo ha definito il commissario per la Giustizia, che permette ai ministri UE di parlare “in maniera aperta e costruttiva” della situazione sul proprio territorio nazionale: “Problemi o miglioramenti, non sono affare solo del singolo Paese, ma anche di tutti gli altri”, ha aggiunto Reynders, “perché se non facciamo ordine a casa nostra, non possiamo dettare la linea all’estero su questo tema cruciale”.
Buone pratiche positive – come il ruolo del regolatore dei mass media in Irlanda, che pubblica ogni anno informazioni sulle proprietà – ma anche nuove preoccupazioni: “La Grecia deve garantire che i giornalisti siano difesi da attacchi e minacce”, ha avvertito il commissario Reynders, riferendosi all’assassinio del giornalista Giorgios Karaivaz ad Atene lo scorso 9 aprile. Di qui la necessità di aggiornare la relazione sullo Stato di diritto nei Paesi UE, “a partire dalla base della prima, pubblicata nel settembre dello scorso anno“.
Il coordinamento sulla pandemia
La seconda questione che preoccupa Commissione e Consiglio riguarda il coordinamento europeo nella lotta alla pandemia COVID-19. “Siamo in un momento difficile, perché alcuni Paesi iniziano ad aprire, mentre altri chiudono, in base alla situazione epidemiologica nazionale”, ha riassunto Zacarias.
Il vicepresidente della Commissione Šefčovič ha mostrato ottimismo verso “l’aumento significativo dei vaccini nel secondo semestre“: se “oltre 27 milioni di cittadini europei sono già completamente vaccinati”, gli sforzi “devono continuare” con le 355 milioni di dosi attese entro fine giugno. La Commissione UE sta anche negoziando un terzo contratto con Pfizer/BioNTech per 1,8 miliardi dosi nel periodo 2021-2023, “ma la produzione delle componenti essenziali e dei vaccini finiti dovrà avvenire sul territorio dell’Unione”, ha precisato Šefčovič.
Una battuta anche sulla notizia della giornata, il via libera dell’Agenzia europea per i medicinali sul vaccino Johnson&Johnson: “Volevamo trasparenza nella comunicazione con i cittadini, ora sappiamo che è sicuro e può essere somministrato”, ha commentato il vicepresidente della Commissione. “Ora deve riprendere la fornitura dei vaccini”, anche se saranno gli Stati membri a decidere “quando e come somministrarlo”.
E infine la questione del certificato verde digitale, che la Commissione vorrebbe entro il primo giugno e su cui si aspetta che il Parlamento adotti la sua posizione. Una volta che sarà inter-operabile sul territorio UE “lavoreremo per riconoscere certificati emessi da Paesi terzi, come Stati Uniti e Regno Unito“, si è sbilanciato Šefčovič. Senza dimenticare la solidarietà nei confronti dei partner dei Balcani occidentali, verso cui inizieranno le consegne di 651 mila dosi a partire da maggio.
Capitolo Brexit
Non è mancato un ragguaglio sul fronte Brexit da parte del vicepresidente della Commissione, in quanto co-presidente del comitato misto UE-Regno Unito per l’attuazione dell’Accordo di recesso. “Ho incontrato la controparte [David Frost, ndr] per spingere sull’applicazione del protocollo sull’Irlanda del Nord“, ha spiegato Šefčovič, in merito all’azione legale avviata lo scorso 15 marzo e la tensione dell’ultima settimana a Belfast. “Sono testi negoziati, firmati e ratificati dal governo Johnson e ora chiediamo solo che gli accordi siano attuati e rispettati“. Per quanto riguarda la messa a terra dell’Accordo, il vicepresidente della Commissione ha parlato di “ascoltare gli operatori locali nell’isola di Irlanda”, mentre Bruxelles vuole rimanere “vigile, ma con spirito costruttivo”.
Per quanto riguarda l’accordo commerciale e di cooperazione con il Regno Unito (del 24 dicembre 2020), sia la Commissione sia il Consiglio hanno accolto con favore il voto delle commissioni Affari esteri e Commercio internazionale del Parlamento UE. “Ci aspettiamo una decisione in plenaria a fine aprile“, hanno esortato in coro Šefčovič e Zacarias, “in modo da evitare una hard Brexit”.
Tra futuro e allargamento
In coda alla conferenza stampa, sono stati presentati gli sviluppi del dibattito su altri due temi cruciali per il futuro dell’Unione Europea: la politica di allargamento e la Conferenza sul futuro dell’Europa. Dopo aver lanciato lunedì (19 aprile) la piattaforma digitale, la Conferenza che si aprirà il prossimo 9 maggio a Strasburgo sta raccogliendo “una quantità impressionante di adesioni”, si è rallegrata Zacarias, parlando di “quasi 4 mila adesioni di cittadini e 107 manifestazioni già registrate nelle prime ventiquattr’ore”. La segretaria di Stato portoghese l’ha definito “uno strumento fondamentale per rafforzare la democrazia partecipativa“, mentre il vicepresidente della Commissione ha parlato di “forte volontà di partecipare al futuro dell’Unione”.
Sul fronte dell’allargamento dell’Unione Europea, la segretaria di Stato Zacarias ha affermato chiaramente che la presidenza portoghese “vuole trattare al Consiglio di giugno la questione dell’ingresso dei Paesi balcanici”. L’auspicio è quello di “concludere i negoziati dello strumento di assistenza alla pre-adesione” e l’obiettivo di “accelerare i negoziati con Montenegro e Serbia e iniziare le conferenze intergovernative con Albania e Macedonia del Nord”.
Ma se le intenzioni della giornata erano quelle di mettere ordine nell’Unione per affrontare le sfide del prossimo futuro, la conclusione ha stonato in modo preoccupante. I due rappresentanti della Commissione, ma soprattutto la presidente di turno del Consiglio dell’UE, hanno apertamente ignorato la domanda della giornalista macedone Tanja Milevska sul non paper che il governo sloveno avrebbe inviato al Consiglio UE per “completare la dissoluzione dell’ex-Jugoslavia”. L’ennesima occasione persa per smentire la notizia o fornire spiegazioni, nel migliore dei casi. Una mancanza di trasparenza delle istituzioni europee – con buona pace dello Stato di diritto – nel peggiore.