Bruxelles – Ristrutturazione e riqualificazione energetica degli edifici è la chiave per affrontare il problema della povertà energetica che affligge, se pure in gradi diversi, tutti i Paesi dell’Unione Europea. Nel 2019 Eurostat contava quasi 35 milioni di europei che non erano in grado di mantenere le proprie case adeguatamente calde d’inverno o adeguatamente fresche d’estate, mentre il 6,2 per cento di loro non era in grado di pagare le bollette e di accedere ai servizi energetici di base. Una problematica che rischia di aggravarsi ulteriormente a causa della crisi sanitaria da COVID-19 ma anche per effetto indiretto della transizione ecologica che l’UE sta mettendo in atto attraverso il Green Deal, che rischia di portare con sé un aumento dei prezzi dell’energia.
Affrontare la povertà energetica può “contribuire al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, ridurre le disuguaglianze nell’Unione europea e sostenere la ripresa dalla crisi COVID-19”. Da queste tre sfide parte la riflessione del Comitato economico e sociale europeo (CESE) durante la conferenza online sulla povertà energetica al crocevia del pilastro europeo dei diritti sociali e del Green Deal europeo, organizzata dal CESE per puntare i riflettori su una questione che affligge oltre il 7 per cento della popolazione europea, nel momento in cui Bruxelles si prepara alla transizione energetica con l’ambizione di “non lasciare indietro nessuno”.
“Questo è un momento unico per intraprendere un’azione coordinata simultaneamente sulla neutralità del clima, la ripresa dalla crisi del Covid- 19 crisi e sulla coesione sociale”, ha sottolineato Christa Schweng, presidente del Comitato economico e sociale europeo, aprendo i lavori della conferenza online ricordando che il compito delle Istituzioni europee è quello di “evitare il rischio di aumentare le disuguaglianze in Europa per quanto riguarda l’accesso all’energia”. Per farlo, il CESE si appella per creare una collaborazione sinergica con la società civile e quindi anche dei cittadini, senza i quali “l’obiettivo” difficilmente è raggiungibile.
La condizione di povertà energetica può derivare da più fattori combinati tra loro, ma in particolare vanno menzionati la scarsa efficienza energetica degli edifici (impianti vecchi che impattano più sul clima e sono associati spesso ad alti costi dell’energia) come anche i bassi redditi. In generale ne soffrono più donne che uomini (per via del fatto che hanno in media retribuzioni più basse) e le regioni del Sud Europa, come ha evidenziato Thomas Pellerin-Carlin, direttore del Centro Energetico Jacques Delors dell’Istituto, mostrando alcune immagini significative. Ristrutturazione profonda e ammodernamento possono essere al centro della soluzione, ma “abbiamo bisogno di un maggiore impegno politico su questo tema“, sintetizza Pellerin-Carlin.
Il CESE avvia dunque una profonda riflessione individuando come interlocutori da una parte la società civile e dall’altra le istituzioni di Bruxelles. Parte da due articoli centrali del Pilastro europeo dei diritti sociali, adottato dall’Unione europea nel 2017 per sostenere pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque, protezione sociale e inclusione: il principio 19, che si riferisce al diritto di ognuno a un alloggio adeguato; e il principio 20, che invece riguarda il diritto di accedere ai servizi essenziali, tra cui anche l’energia.
Rendere accessibili dal punto di vista economico gli alloggi e gli investimenti che devono essere effettuati dalle famiglie per rendere efficienti gli edifici, deve essere priorità, ha affermato ancora Schweng, la quale sottolinea la necessità di “approccio basato sui diritti” di povertà, che riconosce le persone colpite dalla povertà come non solo titolari dei diritti ma anche come agenti stessi del cambiamento. Non passa inosservato che l’appello del CESE arriva nel momento in cui il Portogallo ha fondato il suo semestre di presidenza alla guida dell’UE proprio sul rafforzamento del modello sociale europeo e del Pilastro per uscire dalla crisi, tema che sarà al centro del vertice sociale di Porto dell’8 maggio.
Ondata di rinnovamento e piani di ripresa
Ma un ruolo chiave per ridurre la povertà energetica sarà giocato dai piani dell’UE per ammodernare gli edifici per renderli più efficienti dal punto di vista energetico. Nel dibattito è emersa a più riprese l’importanza dell’iniziativa Renovation Wave (Ondata di rinnovamento), pubblicata dalla Commissione europea a ottobre 2020 che “è senza dubbio una triplice vittoria per il clima, per la ripresa e per la lotta all’energia povertà”. Il piano del Berlaymont prevede di raddoppiare il tasso di rinnovamento energetico annuale delle abitazioni e degli edifici non residenziali dell’UE entro il 2030 e favorirne una profonda ristrutturazione energetica insieme all’ammodernamento, per limitare anche l’impatto sull’ambiente. Il patrimonio edilizio del Continente è responsabile del 40 per cento dei consumi energetici d’Europa e del 36 per cento dei gas a effetto serra provenienti dal settore energetico. L’Esecutivo prevede di riuscire a ristrutturare 35 milioni di edifici entro il 2030, facendo notare che attualmente solo l’1 per cento viene sottoposto ogni anno a ristrutturazioni di efficientamento energetico.
Il finanziamento di questa letterale “ondata di rinnovamento” andrà finanziata anche dai piani nazionali di ripresa e resilienza, che andranno a tradurre in progetti concreti le risorse mobilitate da Bruxelles dal fondo per la ripresa da 750 miliardi di euro Next Generation Eu. Bruxelles vincola gli Stati a investire il 37 per cento del NGE in azioni per il clima. I piani “devono essere guidati dai principi di sostenibilità ambientale, solidarietà, coesione e convergenza e determinazione a non lasciarne dietro alcuna Stati membri, regioni o individui”, ha ammonito la presidente del CESE.
La lotta alla povertà energetica dovrebbe essere al centro nei piani nazionali di ripresa e resilienza. E secondo la Commissione Europea siamo sulla buona strada. La sfida della povertà energetica è parte integrante “dell’obiettivo di non lasciare indietro nessuno” nella transizione del Green Deal, ha affermato Adela Tesarova, capo unità Consumatori, Iniziative locali, Transizione giusta della Direzione generale Energia (DG) della Commissione Europea. Ha confermato che il piano di ristrutturazione energetica degli edifici è “un elemento chiave per affrontare la questione della povertà energetica” oltre che per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Unione Europea, tra cui quello centrale della neutralità dal carbonio entro la metà del secolo.
Ma secondo l’Esecutivo europeo, il piano sarà fondamentale anche per la ripresa economica dal Coronavirus perché “la ristrutturazione edile è uno degli ambiti in cui è possibile creare sempre nuovi posti di lavoro”. Gli Stati UE stanno finalizzando in queste ore i loro piani di ripresa a livello nazionale – da presentare a Bruxelles entro il 30 aprile – e la Commissione è rimasta “in contatto serrato” con loro negli ultimi sei mesi.
Non potendo rivelare molto altro dei piani di ripresa attualmente in lavorazione, ha assicurato però che ci sarà “molto spazio per la ristrutturazione energetica degli edifici nei piani nazionali di ripresa e resilienza”. Avviare la transizione senza lasciare indietro nessuno è la grande sfida di questa legislatura e dell’attuale Commissione a guida Ursula von der Leyen. Lo riconosce anche la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, ricordando che se l’UE non sarà in grado di mantenere la promessa di non lasciare nessuno indietro, la “transizione fallirà. Siamo totalmente impegnati a realizzare la transizione giusta che il Green Deal vuole attuare”. Come contributo alla lotta alla povertà energetica ha ricordato il ruolo che giocherà il Fondo per la giusta transizione (Just transition Fund) per accompagnare la transizione di quelle aree del Continente più indietro dal punto di vista della decarbonizzazione.
La lotta alla povertà energetica sarà centrale anche durante le prossime presidenze dell’UE, ha assicurato Emmanuelle Wargon, ministra francese delegato per l’edilizia abitativa. “Sarà al centro della nostra presidenza, perché sappiamo che è una parte centrale di una transizione equa”, ha detto in rappresentanza di Parigi che assumerà le redini dell’UE durante i primi sei mesi del 2022. “Abbiamo bisogno della giusta transizione per non lasciare indietro nessuno”, ha insistito. Sulla stessa linea anche la Slovenia, che assumerà le redini del Consiglio UE dal primo luglio, prima della Francia. Non lasciare indietro nessuno, ma anche distribuzione equa della transizione energetica. È quanto ha aggiunto Blaž Kosorok, sottosegretario di Stato sloveno al Ministero delle infrastrutture nel suo intervento alla conferenza sottolineando la necessità “di un approccio olistico” e quindi comprensivo al problema della povertà energetica.
Cercare e trovare soluzioni a una problematica che affligge una parte non trascurabile della popolazione europea, può trasformarsi per l’Unione Europea in un’occasione per riconnettersi con quella parte stessa di popolazione che per la propria condizione si sente più distante e quindi più emarginata dall’UE stessa. Per rafforzare quella dimensione sociale che il Green Deal promette di tenere in considerazione durante la transizione verso un Continente climaticamente neutro.