Bruxelles – Il conto alla rovescia è cominciato. Il 30 aprile gli Stati membri dovranno presentare i loro piani nazionali per la ripresa, le strategie contenenti le misure e le riforme da finanziare con Next Generation EU, il meccanismo per la ripresa da 750 miliardi di euro all’interno del quale ricade il recovery fund. I ministri economici dei Ventisette iniziano a fare un primo resoconto in occasione della riunione informale del consiglio Ecofin di domani (16 aprile). A tutti gli Stati verrà chiesto di illustrare le azioni principali della strategie e mettere in evidenza eventuali possibili problematiche.
Nessun momento della verità, ma un esercizio preliminare in vista di scadenza sempre più a ridosso. Per ora solo Paesi Bassi e Finlandia hanno annunciato che non saranno in grado di rispettare le scadenze. Gli olandesi devono slittamenti alle elezioni e al processo di formazione di governo e Parlamento, mentre i finlandesi hanno bisogno di più tempo per ultimare il lavoro. “C’è molto lavoro tecnico, quindi è necessario più tempo per completare il piano di recupero e resilienza finale”, ha fatto sapere il il ministro delle Finanze Matti Vanhanen, il cui governo spera di farcela per il 15 maggio.
Per tutti gli altri la scadenza resta quella di fine mese, anche se ci sono almeno quattro Stati membri che potrebbero far recapitare i loro piani nazionali già prima di quella data. Portogallo, Spagna, Grecia e Francia potrebbero “probabilmente già la prossima settimana” far recapitare le loro ricette anti-crisi, confidano a Bruxelles. Sono i quattro che hanno già terminato i lavori e predisposto la strategia, su cui non ci si attendono brutte sorprese.
Dopo la presentazione dei piani, la Commissione ha a disposizione due mesi per esprimere un parere. Vuol dire che un via libera, con conseguente autorizzazione al disborso dei fondi, può arrivare al più tardi l’1 luglio. Per quella data l’auspicio è che tutti i 27 abbiano ratificato l’accordo politico sulle risorse proprie, l’insieme delle misure che permetterebbero alla Commissione europea di reperire denaro e coprire così i costi di finanziamento del piano di rilancio europeo attraverso il recovery fund.
In questa corsa all’attivazione del recovery fund l’Italia in linea di principio si troverebbe meglio di altri. Il governo Conte ha avviato fin da subito colloqui con Bruxelles, onde evitare bocciature al momento della presentazione. Poi però il cambio di maggioranza ha portato a modifiche nella strategia. Per ora non si temono scossoni. “Ci sono alcuni Paesi che sono in contatto con la Commissione da tempo, fin dall’inizio, e quindi per questi Paesi il giudizio definitivo potrebbe arrivare prima dei due mesi”, il ragionamento tra gli addetti ai lavori. “Anche perché dopo tutto questo tempo di contatti diventerebbe difficile per la Commissione spiegare perché servono i due mesi pieni per questi Paesi”.
Si tratta in sostanza di arrivare prima e arrivare bene per vedersi assegnare le quote di risorse comunitarie (per l’Italia ci sono in ballo 65 miliardi di euro a fondo perduto). Mario Draghi e la sua squadra di governo sono avvisati. L’Ecofin di domani è l’occasione per il ministro dell’Economia Daniele Franco di mettere tutti d’accordo e fugare eventuali dubbi sulla capacità italiana di fare tesoro delle risorse europee.