Bruxelles – Una battaglia per garantire “il multilinguismo e la diversità linguistica” nell’Unione Europea e tra le istituzioni europee. O forse solo la battaglia di Emmanuel Macron e della Francia per ristabilire la superiorità del francese come lingua di lavoro dell’Unione Europea, dopo che la Brexit si è consumata e avrebbe (secondo alcuni, tra i quali i francesi) dovuto portare con sé il ridimensionamento dell’uso dell’inglese. Cosa che invece non è successa.
Nasce con questo intento a Parigi il gruppo di lavoro per la francofonia e il plurilinguismo all’interno delle istituzioni europee, che sarà composto “da personalità di diversa provenienza” per formulare “concrete proposte offensive e difensive” per difendere il principio del multilinguismo, sancito tra l’altro dall’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea. Ad annunciarlo Jean-Baptiste Lemoyne, segretario di Stato francese per il turismo, i francesi all’estero e la Francofonia, e Clément Beaune, segretario di Stato per gli affari europei, su una colonna di Le Figaro dell’8 aprile in cui definiscono le prime azioni concrete da intraprendere, volendo sfruttare a pieno il semestre di presidenza alla guida dell’UE.
Per i primi sei mesi del 2022 (gennaio-giugno) Parigi prenderà le redini del Consiglio dell’UE e ha già reso chiaro che intende sfruttare l’opportunità per difendere l’uso del francese come lingua delle istituzioni, o meglio “per evidenziare la lingua francese e rilanciarne l’uso all’interno degli organismi internazionali”. Si parte dall’assunto che l’uso del francese – una delle ventiquattro lingue ufficiali di espressione delle istituzioni europee, ma soprattutto una delle tre lingue di lavoro della Commissione insieme a inglese e tedesco – sia in calo a favore dell’inglese e più spesso del cosiddetto Globish, una versione informale e colloquiale della lingua inglese che secondo Parigi “riduce gli orizzonti di pensiero e limita l’espressione più di quanto la faciliti”. “Nella Commissione, nel Consiglio dell’Unione europea, nelle agenzie, negli organi e nelle amministrazioni, ormai troppo spesso le riunioni di lavoro si tengono in inglese, dando luogo a relazioni e comunicazioni in inglese, anche se questa lingua non è ora più di quella di due Stati membri”, denunciano i due politici francesi. E la presidenza sarà il tempo di “frenare il declino della lingua francese”.
Il gruppo di lavoro promosso dalla Francia dovrebbe formulare una serie di raccomandazioni da presentare a Bruxelles durante la prossima Giornata europea delle lingue, il 26 settembre 2021. Beaune e Lemonye hanno menzionato tra gli interventi definire requisiti linguistici aggiuntivi per i candidati ai concorsi della Commissione europea, trovare i mezzi per garantire il rispetto del multilinguismo nella comunicazione delle istituzioni o addirittura indirizzare le sovvenzioni europee secondo un criterio di “rispetto del multilinguismo”.
A innescare questo processo è stato proprio il voto del Regno Unito per uscire dall’Unione Europea (23 giugno 2016), quando i francofoni di Parigi ma anche di Bruxelles hanno pensato che il francese avrebbe riacquistato la sua posizione privilegiata come lingua della diplomazia europea. Prioritaria anche perché da più tempo lingua ufficiale in UE: l’inglese è lingua ufficiale dell’Unione Europea solo dal 1973, quando Londra è diventata parte della comunità europea ma da allora è diventata predominante come “lingua di lavoro” delle istituzioni, soprattutto dopo l’ultimo allargamento a Est del blocco nel 2004 e 2007 (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Cipro e Malta, a cui si sono aggiunte Bulgaria e Romania nel 2007). Il francese, insieme a italiano e tedesco, lo era già dal 1958.
Con l’uscita del Regno Unito dall’UE si è aperto il dibattito se l’inglese potesse continuare a essere una lingua ufficiale dell’Unione europea, visto che ogni Stato membro ne notificata una sola ed è entrato nella rosa delle lingue ufficiali UE nel momento in cui il Regno Unito è entrato in UE. L’UE non sembra avere dubbi su questo e sulla pagina del suo sito internet dedicata alle 24 lingua ufficiali dell’UE scrive che “anche dopo il recesso del Regno Unito dall’UE, l’inglese rimane una lingua ufficiale dell’Irlanda e di Malta”. Anche se i due Paesi anglofoni, avevano inizialmente notificato rispettivamente il gaelico irlandese e il maltese come lingua ufficiale, attualmente sono due Paesi ad avere due lingue ufficiali dell’UE invece di una, compreso anche l’inglese. Inoltre quest’ultimo è già menzionato nell’elenco delle 24 lingue ufficiali come parte del Trattato di Lisbona e dunque per togliere l’inglese il Trattato andrebbe modificato con l’unanimità al Consiglio.
Alla Commissione europea, il francese è la seconda lingua più utilizzata dopo l’inglese e qualsiasi atto legislativo è tradotto sia in francese, che inglese e tedesco, che sono le tre lingue ufficiali dell’UE. Secondo le ultime statistiche pubblicate dalla Commissione, però, nel 2020 c’erano “solo” 68.176 pagine tradotte in francese su un totale di 2,346,013 e di cui ben 2,035,566 vengono tradotte in inglese. Secondo il governo francese, l’iniziativa punta a “trovare i mezzi per garantire il rispetto del multilinguismo nella comunicazione delle istituzioni”. La Commissione UE “è pienamente impegnata nel multilinguismo e lo promuove come principio guida per un uso corretto delle lingue ufficiali dell’UE”, ci ha detto una fonte del Berlaymont nel commentare le dichiarazioni del governo di Francia.