Bruxelles – La Commissione Europea spinge sulle sue proposte di legge per la regolamentazione dei mercati e dei servizi digitali e per evidenziarne la portata storica si affida a tutti gli strumenti possibili, anche al citazionismo di Star Wars: “Dobbiamo limitare il lato oscuro del mondo digitale”. Così ha aperto il suo intervento di ieri (lunedì 12 aprile) alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento Europeo la vicepresidente per il Digitale e commissaria per la Concorrenza, Margrethe Vestager.
Nel confronto con gli eurodeputati sul Digital Services Act (DSA) e sul Digital Markets Act (DMA), la vicepresidente Vestager ha messo in luce i punti di forza delle due proposte del dicembre dello scorso anno e i punti di contatto con la commissione LIBE. “Il nostro punto di partenza è prevenire il divario digitale che rischia di rendere più ingiusta e meno inclusiva la società europea” e il primo passo è la regolamentazione del settore: in sintesi, “avere leggi che ci danno diritti e ci impongono obblighi anche online”. L’obiettivo dichiarato è “stabilire una sorveglianza democratica dello spazio pubblico, per avere un dibattito libero e privo di contenuti illegali”, ha dichiarato Vestager, cercando di rafforzare l’intesa con il Parlamento.
La vicepresidente della Commissione si è soffermata a spiegare come “la migrazione digitale non sia andata di pari passo con l’adeguamento della sicurezza degli atti del passato” e sui rischi che ogni giorno diventano sempre più realtà. Dalla disinformazione online all’istigazione d’odio, fino alla manipolazione dei processi elettorali, la vendita di prodotti non sicuri o l’accesso ai nuovi mercati negato agli operatori piccoli. Se “le piattaforme digitali dovranno garantire il rispetto dei diritti fondamentali“, sia sui servizi sia sul diritto di parola, per la Commissione UE la via maestra da seguire sarà quella tracciata dalle due proposte di legge.
È proprio il DSA, la proposta sui servizi digitali, a indirizzarsi sui rischi rappresentati dalle piattaforme gatekeeper, ovvero quelle che possono controllare l’accesso al mercato secondo criteri qualitativi o quantitativi. Come punto di partenza “vogliamo mantenere gli aspetti positivi della direttiva e-commerce“, ha spiegato la vicepresidente della Commissione, indicando quello relativo alla registrazione delle piattaforme extra-comunitarie in un Paese UE per avere accesso a tutta l’Unione. “Ora però è il momento di integrarli con nuove regole”, che permettano ai Paesi di destinazione di “avere voce in capitolo presso il Paese di registrazione o presso la Commissione Europea in caso di mancata attuazione di DSA e DMA“. La proposta di legge sui mercati digitali è il secondo segmento della strategia della Commissione, che punta a garantire agli operatori di settore equa concorrenza a livello di Mercato interno e “norme armonizzate su tutto il territorio comunitario“, ha puntualizzato Vestager.
Come emerso dal dibattito in commissione LIBE, per il Parlamento Europeo rimangono fondamentali le modalità di moderazione dei contenuti, tenendo come stella polare quello che ormai è un mantra a Bruxelles: “Tutto ciò che è illegale offline è illegale online”. Per gli eurodeputati non si potrà risolvere la pratica attraverso filtri di contenuti pre-stabiliti da un algoritmo, ma si dovrà puntare su procedure più elaborate (e dunque anche più onerose) che garantiscano la tutela della libertà di espressione, eliminando allo stesso tempo i contenuti che violano i valori, i diritti e i principi democratici dell’Unione.