Bruxelles – È stato posto oggi il primo tassello di una settimana politica intensa per il futuro prossimo dell’Unione Cristiano-Democratica di Germania: il Presidium della CDU ha appoggiato Armin Laschet come candidato alla cancelleria del blocco centrista CDU-CSU, in vista delle elezioni federali del prossimo 26 settembre. È questa la linea adottata dai membri responsabili dell’esecuzione delle risoluzioni del comitato esecutivo federale, riunitisi questa mattina a Berlino per decidere se appoggiare il proprio presidente o tentare la mossa a sorpresa per cavalcare la popolarità del leader del partito gemello bavarese dell’Unione Cristiano-Sociale, Markus Söder.
Nel Presidium il neo-presidente della CDU ha avuto la meglio sul ministro presidente di Baviera, dopo che entrambi i leader avevano annunciato ieri (domenica 11 aprile) durante la riunione a porte chiuse del gruppo parlamentare della CDU la propria disponibilità a contendersi il ruolo di candidato cancelliere e successore di Angela Merkel. Se la volontà di Laschet era ormai data per scontata, era invece atteso dal 14 marzo (giorno del doppio crollo della CDU alle elezioni regionali in Baden-Württemberg e in Renania-Palatinato) il passo in avanti del leader della CSU: “Se la CDU vorrà e sarà disposta a sostenermi, io sono pronto“, aveva annunciato ieri Söder.
Il testa a testa ha messo in difficoltà per diverse ore l’Unione Cristiano-Democratica e fino a questa mattina non sembrava scontata una maggioranza abbastanza larga nel Presidium per dettare una linea decisa. In tal caso, la palla sarebbe passata al gruppo parlamentare CDU-CSU, dove con molta probabilità Söder avrebbe potuto contare sulla maggioranza delle preferenze. Tuttavia, stando alle parole di Volker Bouffier, membro del Presidium e ministro presidente dell’Assia, “il presidente della CDU è stato sostenuto da una larga maggioranza”.
In conferenza stampa a Berlino, Laschet si è rallegrato per il “forte sostegno ricevuto”, ribadendo le priorità del partito: “Voglio una Germania moderna, voglio che la questione del cambiamento climatico sia affrontata insieme alla questione dell’economia“, nonostante il destino sia quello di rimanere “una nazione industriale”.
I dubbi sulla scelta del candidato cancelliere erano (e tutt’ora rimangono) forti e sono legati al livello di popolarità dei due contendenti. Secondo un sondaggio dello scorso marzo dell’Istituto tedesco Infratest dimap, il leader della CSU è secondo solo alla cancelliera Merkel nell’indice di gradimento nazionale, mentre il presidente della CDU è apprezzato solo da un tedesco su tre.
Una questione non indifferente per il blocco centrista, considerato lo sviluppo delle intenzioni di voto degli elettori in questi primi mesi del 2021. Stando ai dati dell’ultimo sondaggio di Infratest dimap, CDU-CSU a inizio aprile sono crollate al 27 per cento, dissipando tutto il tesoretto di preferenze accumulato in un anno di gestione della pandemia COVID-19 (l’apice era stato toccato nel maggio dello scorso anno, al 39 per cento). I Verdi (saliti al 22 per cento) si trovano ora a soli 5 punti percentuali e con il 16 dei socialdemocratici della SDP e l’11 dei liberali della FDP sarebbero a un passo dalla possibilità di proporre a livello federale la coalizione semaforo, relegando la CDU all’opposizione dopo 16 anni di governo.
Laschet ha fatto sapere che vuole ora confrontarsi con l’alleato bavarese, forte dell’appoggio dei vertici del suo partito. A meno di colpi di scena dell’ultimo minuto, all’interno del blocco centrista dovrebbe prevalere l’unità. “Se la CDU dovesse decidere che la sua proposta non sono io, accetterei anche quella scelta”, aveva precisato ieri Söder, a margine della riunione con il gruppo parlamentare del partito gemello: “Non vogliamo una scissione, vogliamo l’unità”. Parole simili a quelle di Laschet: “Il nostro obiettivo è raggiungere quanta più unità possibile tra CDU e CSU, perché la posta in gioco è alta”, aveva dichiarato. Ricordando poi che non c’è solo il futuro del Paese in ballo: “L’Europa ci sta osservando e il mondo si aspetta una Germania stabile”.