Roma – Con la Libia un legame storico, “c’è voglia di futuro e di ripartire”. A Tripoli la prima visita di carattere internazionale di Mario Draghi, la dimostrazione di relazioni che non si sono mai interrotte: l’ambasciata italiana è l’unica a essere rimasta sempre aperta.
Lo riconosce anche il presidente del governo di unità nazionale Abdulhamid Dbeibah, sottolineando la collaborazione tra i due Paesi, gli scambi nei commerciali, gli investimenti nei settori dell’energia, la collaborazione nel settore sanitario e sul fenomeno migratorio e contrastare il traffico di esseri umani.
“Per procedere è necessario continuare con il cessate il fuoco e garantire che vanga osservato anche in futuro” ha detto il premier Draghi nella dichiarazione al termine della sua visita lampo nella capitale libica. “Un incontro ricco di contenuti”, per la ripresa della “cooperazione nel campo progettuale delle infrastrutture civili, energetico, sanitario e culturale”, con l’obiettivo di tornare ai livelli di interscambio di prima del conflitto.
In campo migratorio, “il problema non è solo geopolitico ma anche umanitario e l’UE è investita del compito di aiutare la Libia. Il tema però è scivoloso anche per le rivelazioni sulle intercettazioni dei giornalisti nelle indagini a carico delle ONG partite dalla procura di Trapani e che in Italia stanno creando forti proteste. “Esprimiamo soddisfazione per quello che la Libia fa per i salvataggi”, ha detto Draghi, aggiungendo poi che “l’Italia è l’unico Paese che continua a tenere attivi i corridoi umanitari”, frasi poco conciliabili con l’attività più che controversa di pattugliamento delle motovedette libiche.
Ad accompagnare Draghi nella delegazione italiana, anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che nelle scorse settimane aveva preparato l’incontro ufficiale che ha messo le basi per una ripresa degli scambi e di rinnovato ruolo dell’Italia in Libia.
Giudici positivi sulla visita del governo italiano dagli europarlamentari del gruppo S&D. “Il nuovo governo di unità nazionale sta cercando di superare la fase più critica” ha dichiarato Giuliano Pisapia. “L’Italia e l’Europa devono sostenere con forza l’impegno del nuovo Governo libico” per uno Stato che finalmente ritorni ad essere unitario.
“Quella della Libia è una questione strategica” ha detto Andrea Cozzolino, sottolineando il ruolo dell’Italia nella costruzione di un percorso di stabilizzazione e di pace “che porterà finalmente alle elezioni di dicembre”. Un contributo contrapposto a un “Europa che si è mostrata divisa incapace di prendere un’iniziativa, lasciando alla Turchia e alla Russia il ruolo di attori determinanti nel conflitto”.