Bruxelles – Quando per circa il 60 per cento dei residenti nell’Unione Europea sarà il giorno in cui si festeggia la Pasqua, domenica 4 aprile in Bulgaria si eleggerà il nuovo parlamento nazionale (le festività pasquali nel Paese sono spostate a inizio maggio secondo quanto previsto dal calendario ortodosso). Sono chiamati alle urne 6,7 milioni di bulgari, che decideranno la nuova composizione dei 240 seggi dell’unica camera parlamentare del Paese.
Le elezioni legislative si svolgono mentre il Paese registra un notevole aumento dei positivi alla COVID-19 e delle morti a causa dalla pandemia (negli ultimi sette giorni la media è di 3.600 nuovi casi e di 112 morti al giorno in una popolazione totale di 7 milioni di persone) e si trova in un contesto di instabilità politica. Nell’estate del 2020 le piazze hanno chiesto per settimane le dimissioni del primo ministro Boyko Borissov, accusato di aver favorito lo strapotere degli oligarchi in Bulgaria, di essere complice degli episodi di corruzione nel Paese e di aver attentato alla democrazia con un progetto di revisione costituzionale molto contestato. A questo si aggiungono le frizioni con il presidente della Repubblica bulgaro, il socialista Rumen Radev, verso il quale Borissov ha manifestato spesso un rapporto di conflittualità, e il fatto che i cittadini torneranno al voto a novembre 2021 per eleggere il nuovo capo di Stato. Radev potrebbe essere confermato, avendo diritto a correre per un secondo mandato, ma il voto di domenica sarà indicativo del peso politico nel panorama nazionale di GERB (Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria), il partito liberale di destra che fa capo a Borissov.
In vista di domenica le previsioni elettorali indicano il partito del primo ministro ancora come il favorito. Europe Elects, che si occupa di condurre sondaggi politici in Europa, prospetta che GERB potrebbe confermarsi nuovamente il primo partito con il 28 per cento dei voti, nonostante la perdita dei consensi negli ultimi anni. Dovrebbe con ogni probabilità essere seguito dal Partito Socialista Bulgaro (BSP). Le potreste del 2020 hanno favorito anche la voce critica del personaggio televisivo Slavi Trifonov, fondatore di ITN (“C’è un popolo come questo”), un partito anti-sistema che sta cavalcando l’onda del negazionismo e dell’insofferenza verso le misure di confinamento adottate per contrastare la pandemia. È la forza politica maggiormente corteggiata da Borisov per la costituzione di un nuovo governo, visto che il principale alleato dell’attuale esecutivo bulgaro, il VMRO (il Movimento Nazionale Bulgaro) è in forte calo rispetto al 2017.
Il primo ministro potrebbe guardare però anche al Movimento per i Diritti e le Libertà (DPS), il partito di orientamento liberale e progressista, europeista e sensibile alle tematiche ambientali che è sostenuto anche dalla minoranza turca (la quale rappresenta l’8 per cento della popolazione totale). Dovrebbero riuscire ad entrare in parlamento superando la soglia di sbarramento del 4 per cento anche Bulgaria Democratica e “Alzati Bulgaria! Mafia fuori!”, due partiti di impronta liberale ma fortemente critici nei confronti di Borisov.
Il nodo dell’alleanza di governo da formare sarà difficile da risolvere. Tranne il VMRO, tutti i partiti emergenti hanno sono restii al formare una coalizione con l’attuale primo ministro dopo le elezioni e lo stallo potrebbe a lungo lasciare spazio alla possibilità che vengano indette nuove elezioni nonostante il mandato del presidente Radev sia nella sua fase finale. Non è scontato che la via d’uscita finale possa essere un governo di larghe intese tra Borisov e i socialisti, nonostante il leader di questi ultimi Korneliya Ninova abbia negato più volte uno scenario simile.
Bulgaria, Alpha Research poll:
GERB/SDS-EPP: 28% (-1)
BSP-S&D: 20% (-3)
ITN-*: 13% (-2)
DPS-RE: 13% (+1)
DB-G/EFA|EPP: 6%
ISMV-G/EFA|EPP: 6% (+1)
…(+/-) vs. 26 Feb-1 March 2021
Fieldwork: 27-30 March 2021
Sample size: 1,007 #Bulgaria
➤https://t.co/KaaCTH8NHP pic.twitter.com/Su7R2j1pmq— Europe Elects (@EuropeElects) April 1, 2021
Da Bruxelles si tiene d’occhio l’esito del voto di domenica soprattutto per le ricadute che avrà per il processo di adesione della Macedonia del Nord all’Unione Europea. La Bulgaria ha posto il veto sui negoziati con Skopje a causa delle rivendicazioni storico-culturali che rimbalzano tra le due capitali. A rafforzare la posizione della Bulgaria sono stati soprattutto i nazionalisti del VMRO. Qualora dovesse riuscire ad accedere all’Assemblea Nazionale e proporsi per sostenere un nuovo governo guidato da Borissov l’alleato minore dell’esecutivo uscente potrebbe imporre nuovamente la linea dura sulla questione dell’allargamento dell’UE alla Macedonia del Nord. In caso contrario è possibile che nei prossimi mesi Sofia possa allinearsi su una posizione più conciliante.