Roma – Solidi sistemi di comando, procedure semplici ed efficienti, robusta condivisione tra gli Stati membri di obiettivi e mezzi. E’ quello che il generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare dell’Unione Europea (EUMC) ha piegato ieri ai senatori italiani essere necessario perché lo sforzo comune per ottenere una Bussola Strategica (Strategic compass) porti a risultati efficaci per l’autonomia strategica dell’UE.
“Abbiamo iniziato il lavoro, che trova molto interesse da molte terze parti, come la NATO”, ha spiegato il generale in commissione Difesa di Palazzo Madama, sottolineando come il biennio 2020/2021 “ha marcato significativamente la stabilità e le relazioni internazionali, anche per via della pandemia e per una assertività ed espansionismo di Turchia e Russia”. Secondo Graziano dunque il lavoro per una Bussola strategica dovrà portare a “rafforzare e meglio realizzare la strategia globale europea, come approfondimento politica sicurezza e difesa dell’Unione”.
Obiettivo del progetto è “definire linee politiche e obiettivi di Politica estera e di sicurezza (PESC) in quattro aree: gestione delle crisi, sviluppo capacità, resilienza e partnership”, ha spiegato il comandante di EUMC, sottolineando che in questa fase “sono analizzate le possibili minacce a 5-10 anni, dunque lo Strategic Compass sarà oggetto a periodiche revisioni nel tempo”.
Il programma “dovrebbe contribuire a sviluppare la comune politica di sicurezza e difesa, definendo meglio i possibili scenari di impiego all’interno del più ampio quadro europeo”. Tutto questo per costruire autonomia strategica, “elemento centrale del dibattito sul come operare autonomamente quando necessario, ma cercando di lavorare con i partner quando possibile”.
Graziano qualche preoccupazione ce l’ha in questo percorso che prevede di “snellire il sistema di assetto dei militari nelle operazioni, superando carenze capacitive”: se, ammonisce, “per mancanza di decisione si resta fermi, la Bussola resta solo un gadget. L’indubbia bontà progetto rischia di essere messa a repentaglio se gli Stati membri non assumeranno in maniera condivisa una decisione sulla strada da percorrere”. Per ora, ha però tranquillizzato, “I Ventisette hanno deciso di contribuire fattivamente, fornendo ognuno il suo contributo”.
UE non ha un proprio servizio di intelligence, e si appoggia sugli Stati, “da questi dati è stata fatta un’analisi della minaccia, e – ha sottolineato con soddisfazione Graziano – l’Italia ha fornito dati di assoluta qualità”.
Il generale ha poi evidenziato l’esigenza “di sostenere l’industria europea della difesa anche creando un canale di comunicazione diretto” tra Comitato militare e la Commissione, che gestirà i fondi per questo comparto, quasi 8 miliardi nei prossimi anni.
Il lavoro va dunque avanti spedito, nel rispetto delle scadenza, ha assicurato Graziano e l’obiettivo è di arrivare a concludere il documento “entro il primo semestre del 2022”.