Bruxelles – La Commissione europea aveva inviato l’indagine il 14 febbraio 2020 in seguito a un’istanza presentata da Alluminio Europeo, l’associazione che si fa portavoce dei produttori del 50 per cento dell’alluminio prodotto nell’Unione Europea. Ora però è ufficiale: sono state rintracciate pratiche commerciali scorrette da parte delle aziende esportatrici cinesi sull’alluminio venduto in Europa che, stando a quanto si legge in un comunicato pubblicato dalla Direzione Generale UE del Commercio, “hanno danneggiato in maniera significativa l’industria europea”.
Nello specifico, sfruttando la produzione su vastissima scala operata nel mercato interno e il sostegno garantito da Pechino, gli estrusi in alluminio importati dalla Cina sarebbero stati venduti a un prezzo talmente basso da minare la concorrenza nel mercato europeo (è il fenomeno del cosiddetto “dumping”). Per questo la Commissione ha adottato un regolamento con cui vengono imposti dazi doganali sulle importazioni di estrusi di alluminio prodotti in Cina compresi tra il 21,2 per cento e il 31,2 per cento del valore delle merci (le percentuali sono inferiori rispetto a quelle applicate in via provvisoria nel corso dell’indagine, comprese tra il 30,4 per cento e il 48 per cento).
“Questo è un esempio di come l’UE si impegna ad assicurare che l’industria europea possa competere su una parità di condizioni e sulla difesa dei posti di lavoro”, si legge nella nota della Direzione Generale. “L’indagine ha confermato che le misure per combattere questi fenomeni sono necessarie e nell’interesse dell’UE”.
Il mercato dell’alluminio nei 27 Stati membri rileva complessivamente 40 mila dipendenti e un giro d’affari di 12 miliardi di euro.