Bruxelles – Proseguire con il processo di allargamento dell’Unione Europea spingendo l’integrazione dei Paesi dei Balcani occidentali sarà un investimento geo-strategico per la pace e e la crescita economica. Ne sono convinti al Comitato economico e sociale europeo (CESE), l’organo consultivo dell’UE sulle iniziative di politica comunitaria, che nell’ultima sessione plenaria (24-25 marzo) ha discusso con il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, sullo stato di avanzamento di adesione dei partner balcanici al progetto europeo.
Con l’adozione del suo parere, il CESE ha accolto la strategia della Commissione UE per rendere il processo “più credibile, prevedibile e politico”, attraverso l’organizzazione dei capitoli negoziali in nuclei tematici, ciascuno da aprire integralmente. Secondo il relatore Andrej Zorko, lasciare la questione dell’allargamento dell’UE in fondo all’agenda di Bruxelles “renderebbe più facile per le potenze straniere” (in particolare Russia e Cina) “frustrare gli sforzi per ancorare i Balcani occidentali nell’Unione Europea”.
Nel parere adottato dal Comitato sono incluse anche alcune raccomandazioni, come quella di consentire ai leader politici e ai cittadini dei Balcani di partecipare alle attività e ai dibattiti nel contesto della Conferenza sul futuro dell’Europa (in programma dal prossimo 9 maggio). “Condividono gli stessi interessi e problemi dell’UE”, ha sottolineato Ionut Sibian, correlatore del parere, e proprio per questo motivo potrà essere fruttuoso il loro apporto “su tutte le questioni politiche menzionate nella dichiarazione congiunta sulla conferenza sul futuro dell’Europa“.
Non una questione di secondo piano, considerata la visione pessimistica dei cittadini balcanici sulle tempistiche del processo di adesione all’UE. Nonostante più di quattro abitanti su cinque (82,5 per cento) condividano con speranza l’ottica europea, quasi la metà (40 per cento) ritiene che l’integrazione di Serbia, Albania, Macedonia del Nord, Montenegro, Kosovo e Bosnia ed Erzegovina possa non arrivare prima del 2040, se non addirittura mai.
Per contrastare questa sensazione, il CESE ha anche suggerito al Consiglio UE di rivedere la possibilità di introdurre il voto a maggioranza qualificata, almeno per tutte le fasi intermedie su cui persistono difficoltà nel raggiungere l’unanimità tra Paesi (come dimostrato dal recente caso Bulgaria nell’apertura dei negoziati con la Macedonia del Nord). “L’approccio non dovrebbe essere solo rigoroso, ma anche equo“, ha incalzato il relatore Zorko, per “offrire i premi promessi quando sono dovuti”.
Allo stesso modo, secondo le raccomandazioni del Comitato, il sostegno di Bruxelles dovrebbe essere “generoso”: dall’accesso ai fondi strutturali e di investimento europei fino all’estensione dell’uso dei meccanismi di stabilità finanziaria, passando dalla partecipazione alle politiche comuni su agricoltura e migrazione. In particolare, l’Unione Europea dovrebbe non solo investire, ma anche “fornire competenze, supporto tecnico e opportunità di networking regionale e internazionale” per lo sviluppo di strutture orizzontali della società civile.
Rafforzamento dei sistemi educativi, lotta alla corruzione e prevenzione delle violazioni dei diritti fondamentali sono le altre raccomandazioni per la gestione della strategia europea. Il parere positivo del CESE ha supportato anche il Piano economico e di investimenti della Commissione UE da 9 miliardi di euro presentato il 6 ottobre dello scorso anno, per contribuire alla ripresa della regione dalla crisi post-COVID in linea con gli obiettivi verdi e digitali dell’intera Unione.
“Il nostro Comitato considera i Balcani occidentali il tassello mancante dell’ambizione dell’UE di creare un’Europa unita e sostenibile, pronta per il futuro”, ha spiegato la presidente Christa Schweng. L’allargamento dell’UE rappresenta un momento di “diffusione dei suoi valori democratici e dei suoi standard giuridici nei Balcani occidentali”, che secondo la presidente del Comitato economico e sociale dovrebbero essere implementati attraverso “un vertice di partenariato orientale o una politica commerciale più decisa“.