Bruxelles – C’è intesa tra Commissione e Parlamento Europeo sulla questione dell’introduzione della tassa digitale sul territorio UE e la vicepresidente esecutiva per il Digitale e commissaria per la Concorrenza, Margrethe Vestager, ha indicato le tempistiche: “Entro giugno presenteremo la proposta, con l’obiettivo di rendere il prelievo operativo dal 2023“.
In un confronto con gli eurodeputati della sottocommissione per le Questioni fiscali, la vicepresidente Vestager ha spiegato che, “nonostante la Commissione preferirebbe un accordo internazionale a livello OCSE” (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), “l’Unione Europea è già pronta per l’introduzione di una sua tassa per i giganti del web“. In questo modo anche le grandi aziende del settore digitale contribuiranno allo sviluppo economico della società europea, che a sua volta promuove la digitalizzazione.
Lo scorso 15 gennaio la Commissione aveva lanciato una consultazione pubblica a questo proposito, specificando come scadenza per la presentazione della proposta di legge la fine del primo semestre di quest’anno. Vestager ha specificato che nella stesura si cercherà di evitare “qualsiasi forma di interferenza con il processo OCSE”, in modo che “la nuova tassazione non sia discriminatoria, né alimenti tensioni commerciali“.
Chiaro il riferimento agli Stati Uniti, con cui si sono registrate frizioni sotto la presidenza di Donald Trump. Ma dall’arrivo alla Casa Bianca del democratico Joe Biden la situazione sembra essersi rasserenata: dopo aver pressato il nuovo presidente statunitense per un accordo comune sulla tassa digitale, la Commissione “ha accolto con favore il cambiamento nella posizione del nostro partner”, ha confermato la vicepresidente Vestager. “In particolare, il ritiro della clausola Safe Harbor“, che permetterebbe alle aziende americane di scegliere volontariamente se aderire a un meccanismo fiscale globale. “Siamo ottimisti sul fatto che la nuova amministrazione sia seriamente intenzionata a raggiungere un accordo“.
Thank you @EP_Taxation @paultang for keeping fair taxation high on the agenda. We agree that all companies should pay their fair share – that’s why we will come with our #DigitalTax proposal before summer.
— Margrethe Vestager (@vestager) March 23, 2021
La vicepresidente e commissaria per la Concorrenza ha ringraziato anche su Twitter gli eurodeputati “per mantenere la questione della tassazione equa all’ordine del giorno”. Il riferimento non è solo al confronto in sottocommissione FISC, ma anche alla risoluzione sulla definizione di norme fiscali adatte all’era digitale, adottata il giorno stesso (martedì 23 marzo) dalla commissione per gli Affari economici e monetari del Parlamento UE con 48 voti favorevoli, 4 contrari e 6 astensioni. Gli eurodeputati hanno chiesto un nuovo impegno internazionale per superare norme obsolete, sottolineando allo stesso tempo che l’Unione Europea dovrebbe agire in autonomia se i negoziati nel contesto OCSE dovessero fallire.
“È tempo di una politica fiscale digitale chiara e completa”, ha commentato il relatore Andreas Schwab (PPE), che si basi su tre cardini: “Tassazione minima in tutta l’Unione, stop alle distorsioni del mercato determinate dagli strumenti nazionali e certezza fiscale per le società digitali“, che beneficeranno di una tassazione digitale armonizzata ed equa. Gli ha fato eco il collega e co-relatore Martin Hlaváček (Renew Europe): “In assenza di un accordo OCSE con i nostri partner esterni entro luglio 2021, il Parlamento Europeo si assicurerà che la Commissione presenti una soluzione europea senza ritardi”.
Secondo la risoluzione che sarà presentata a fine aprile per la votazione in sessione plenaria, le attuali norme fiscali internazionali obsolete hanno portato a tassare le aziende tradizionali “in media quasi tre volte di più rispetto alle imprese digitali”. Per questo motivo gli eurodeputati hanno proposto un’aliquota fiscale minima e armonizzata, “per scoraggiare il trasferimento degli utili e prevenire la concorrenza fiscale”, ma anche una ripartizione dei diritti di tassazione per “porre rimedio alle discrepanze esistenti e aumentare l’equità fiscale”.