Bruxelles – L’Unione Europea ha un piano per la protezione dei dati dei suoi cittadini. Dopo la strategia europea sui dati (presentata nel febbraio dello scorso anno) e la Bussola 2030 della Commissione UE per rispondere alle nuove sfide poste dalla pandemia COVID-19, è arrivato il turno del Parlamento Europeo. Con 602 voti a favore, 8 contrari e 78 astenuti, è stata approvata in plenaria la risoluzione sull’implementazione della strategia UE per la protezione e la condivisione dei dati nel decennio digitale.
“Sarà un’ottima base per la competitività delle imprese, dal momento in cui definisce le condizioni per un’economia delle informazioni personali equa”, ha commentato la relatrice Miapetra Kumpula-Natri (S&D). Questa strategia “garantirà migliori servizi, sostenibilità e lavori di qualità”, avendo come punti cardine l’interoperabilità e la portabilità dei flussi di dati trans-frontalieri. “La pandemia ha sottolineato la necessità di condividere dati di qualità”, ha aggiunto la relatrice, ricordando però che “la legislazione si dovrà basare sui valori europei”: privacy, diritti e libertà fondamentali. I diritti del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) “devono rimanere intaccati per cittadini e lavoratori”, senza però rinunciare a rafforzare una strategia che punti sulla “sostenibilità ambientale e la ripresa resiliente della società europea“, ha ribadito con forza l’eurodeputata finlandese.
In termini pratici, il piano prevede “investimenti e chiusura del divario tra Stati membri” nella costruzione di un’infrastruttura solida, basata su 5G e fibra ad alta velocità. Kumpula-Natri ha fatto notare che “con questo approccio di condivisione delle informazioni in tempo reale si possono anche ridurre le emissioni di anidride carbonica e garantire un quadro sulla sicurezza informatica”. Inoltre, “l’economia dei dati va a braccetto con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale“, con grande attenzione da porre sul controllo e la trasparenza degli algoritmi: “Dobbiamo evitare qualsiasi tipo di discriminazione, soprattutto di genere”.
Il parere delle commissioni del Parlamento
Per completare il quadro della strategia europea sono intervenuti nel dibattito in aula anche i relatori di diverse commissioni del Parlamento UE. “I dati sono il petrolio della nostra epoca e la chiave per la creazione di occupazione“, ha commentato la relatrice della commissione per il Mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO), Christel Scheldemose. “Dobbiamo creare un Mercato Unico dei dati, sicuro ed equo per i cittadini e le imprese”.
Le ha fatto eco Axel Voss, relatore della commissione giuridica (JURI): “Se vogliamo sopravvivere alla concorrenza”, c’è bisogno di una “politica coerente” sulla gestione e la protezione delle informazioni personali: “Senza, rimarremo una colonia dei dati della Cina o degli Stati Uniti”.
Dalla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE), è arrivato l’avvertimento che “la persona deve essere protetta nei suoi interessi e sulla base dei nostri standard”, come ha riferito la relatrice Marina Kaljurand. La pietra angolare dell’approccio europeo “deve essere il diritto alla privacy e l’alfabetizzazione digitale“, per fare sì che i cittadini possano “decidere autonomamente sulla gestione delle proprie informazioni”.
Proprio sulla questione dei diritti dei cittadini e l’equo trattamento è intervenuto Juan Ignacio Zoido Álvarez, relatore della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale (AGRI): “Due abitanti su cinque nelle aree periferiche non hanno ancora accesso a connessioni a banda larga” e questo è un problema perché “sono cittadini scollegati da un futuro più prospero”.
In ultima battuta, Radka Maxová, relatrice della commissione per la cultura e l’istruzione (CULT), ha ricordato che l’UE “deve migliorare la sua competitività anche nel settore dell’intelligenza artificiale” e nella formazione di esperti: “L’ambizione deve essere quella di una società con competenze digitali, non il rafforzamento del potere di pochi gruppi privilegiati”.
L’intervento della Commissione UE
“Quando la Commissione ha presentato la sua strategia all’inizio dello scorso anno, nessuno avrebbe mai potuto pensare all’anno turbolento che avremmo avuto davanti”, ha esordito in aula il commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders. Da parte dell’esecutivo UE è condiviso il parere degli eurodeputati secondo cui “il potenziale dei dati non è sviluppato a sufficienza, per mancanza di fiducia e interoperabilità”. Per questo motivo il commissario ha annunciato che “entro fine anno proporremo il Data Act”, un’iniziativa legislativa che servirà per “migliorare l’equità nell’economia dati” e “chiarire i diritti di uso in ambito commerciale“.
Reynders ha voluto però ricordare che il punto di partenza è promettente: “Il GDPR garantisce che imprese e cittadini possano controllare le proprie informazioni” e da qui si può impostare il discorso sulla creazione di un Mercato Unico dei dati, in cui “informazioni sicure e di alta qualità possano circolare liberamente nello spazio europeo”. La posizione dell’esecutivo UE è stata appoggiata dal Parlamento Europeo, che con 483 voti a favore, 96 contrari e 108 astenuti ha approvato anche la relazione di valutazione della Commissione sull’attuazione del GDPR a due anni dalla sua applicazione. “È diventato uno standard mondiale per la protezione dati”, ha commentato con soddisfazione il commissario.
Come evidenziato però dalla commissione LIBE, sono necessari ancora miglioramenti per la sua applicazione, soprattutto sul fronte delle risorse messe a disposizione delle autorità di controllo nazionali. “La Commissione Europea sostiene finanziariamente i garanti per la protezione dei dati e gli sforzi a livello pubblico”, ha assicurato Reynders, anticipando che su questo aspetto è in programma un’iniziativa che verrà lanciata entro l’estate. “Dobbiamo monitorare da vicino le risorse stanziate e migliorare la cooperazione a livello trans-frontaliero”, perché “l’abbattimento delle barriere è un’idea che deve essere trasferita anche al mondo digitale”. Per farlo, si può fare leva sullo strumento-principe dell’UE: “Il GDPR inquadra l’innovazione tecnologica, non la ostacola“, ha concluso il commissario.