Bruxelles – “Chi inquina paga”. Questo è il principio adottato dall’Unione Europea nella direttiva del 2004 sulla responsabilità ambientale delle imprese per prevenire o al limite riparare meglio i danni che le imprese possono arrecare all’ambiente. La Commissione Europea ha pubblicato il 25 marzo delle linee guida per chiarire il concetto e la portata di “danno ambientale, che si definisce come il danno alle specie e agli habitat naturali protetti, ossia qualsiasi danno che abbia effetti negativi significativi sul raggiungimento o sul mantenimento dello stato di conservazione di tali habitat o specie”.
Secondo la Commissione, i nuovi orientamenti serviranno per rimediare eventuali interpretazioni divergenti tra Stati e settore privato su cosa debba essere considerato danno ambientale, con focus sulle acque, suolo, specie protette e agli habitat naturali. Forniranno maggiore chiarezza giuridica e armonizzazione della sua interpretazione e applicazione. “La natura è sotto forte pressione a causa dell’attività umana e dell’inquinamento e arrestare la perdita di biodiversità è una sfida enorme per tutti noi”, ha dichiarato Virginijus Sinkevičius, commissario europeo per l’Ambiente.
Le norme renderanno “più chiaro quando gli operatori sono responsabili dei danni ambientali che causano”. Una valutazione della Commissione ha evidenziato che una mancanza di comprensione comune tra gli Stati membri e le parti interessate sull’applicazione del termine “danno ambientale” indebolisce anche l’attuazione della direttiva. L’esecutivo specifica che la nozione di “danno ambientale” è strettamente collegata alle altre direttive “Uccelli” e “Habitat”, la direttiva quadro sulle acque e la “Strategia per l’ambiente marino”.