Bruxelles – Giornata intensa a Bruxelles sul fronte dell’allargamento dell’UE nella regione dei Balcani occidentali. Il Parlamento Europeo in sessione plenaria ha votato quattro relazioni sui progressi di Albania, Macedonia del Nord, Kosovo e Serbia lungo i rispettivi cammini di avvicinamento all’integrazione europea negli ultimi due anni. Nonostante la situazione sia diversa per ciascuno dei quattro Paesi balcanici, il minimo comune denominatore è lo stesso: se l’Unione non si impegnerà concretamente a riconoscere gli sforzi compiuti finora da Tirana, Skopje, Pristina e Belgrado, tutto il processo di allargamento rischierà di uscirne compromesso.
Qui Tirana
La relazione sull’Albania (approvata con 581 voti a favore, 61 contrari e 45 astenuti) è stata presentata dalla relatrice Isabel Santos (S&D): “Vogliamo mandare un messaggio al popolo albanese: per noi è fonte d’ispirazione il modo in cui avete portato avanti le riforme anche in di difficoltà”, tra il terremoto del 2019 e la pandemia COVID-19. Per Tirana il momento-chiave sarà il mese di marzo 2022, quando “saranno avviati i primi negoziati formali, se tutte le condizioni preliminari saranno rispettate”.
Come si legge nella relazione, dal 2018 l’Albania ha fatto progressi nel campo della giustizia e dello Stato di diritto, ma anche nell’implementazione della legge elettorale, nella trasparenza dell’amministrazione pubblica e nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata. “È sempre possibile fare meglio”, ha continuato la relatrice, “per questo abbiamo indicato a Tirana alcune raccomandazioni in materia di ambiente e cooperazione regionale“. Tuttavia, “Bruxelles deve riconoscere senza esitazione il rispetto di tutte le tappe fissate”, ha avvertito l’eurodeputata portoghese. “Quasi la totalità degli albanesi appoggia il cammino europeo, non possiamo deluderli”. Questo significa che “dobbiamo mettere da parte gli interessi esclusivi nazionali o partitici“.
Il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, ha confermato agli eurodeputati che “l’Albania soddisfa le condizioni fissate dal Consiglio nel marzo dello scorso anno per convocare la prima conferenza intergovernativa“. La segretaria di Stato portoghese, Ana Paula Zacarias, non si è però sbilanciata: “Chiediamo a Tirana ancora progressi sul dialogo politico, speriamo di aprire formalmente i negoziati di adesione quanto prima”.
Qui Skopje
Ha commentato la relazione sulla Macedonia del Nord (approvata con 558 voti a favore, 70 contrari e 59 astenuti) l’eurodeputato bulgaro Ilhan Kyuchyuk (Renew Europe). “Sui Balcani ha avuto un impatto negativo la frenata improvvisa della fine del 2020”, ha sottolineato il relatore, riferendosi con disappunto al veto posto dal proprio Paese all’accordo sul quadro negoziale con Skopje lo scorso 9 dicembre. “Il Paese ha mostrato continuità nel suo impegno europeista e nella realizzazione di riforme stabili e inclusive, rafforzando la democrazia e lo Stato di diritto”.
Kyuchyuk ha fissato senza mezzi termini l’obiettivo: “È l’adesione all’Unione Europea, devono cessare le tensioni diplomatiche tra Sofia e Skopje“, con la raccomandazione di implementare “nuove riforme per l’inclusione sociale, la libertà dei media e la trasparenza nelle nomine delle cariche pubbliche”. Ma è agli Stati membri UE che viene rivolto il messaggio più duro: “La conferenza intergovernativa deve essere organizzata il prima possibile, altrimenti tutto il processo di adesione sarà a rischio”.
Allineamento totale da parte della Commissione UE, che con le parole del commissario Várhelyi ha riconosciuto il “ritmo costante nella realizzazione delle riforme a Skopje”. L’esecutivo spera che il quadro negoziale possa essere approvato “già durante il semestre di presidenza portoghese”. Ma prima, Bulgaria e Macedonia del Nord “devono raddoppiare gli sforzi sulle questioni bilaterali in sospeso”, evitando “dichiarazioni e azioni che potrebbero mettere a repentaglio gli interessi dell’Unione e della regione”. A nome della presidenza di turno portoghese del Consiglio dell’UE, la segretaria di Stato Zacarias ha confermato che “stiamo sostenendo tutti i tentativi volti a trovare una soluzione in Consiglio“.
Qui Pristina
La relatrice Viola von Cramon-Taubadel (Verdi/ALE) ha presentato la relazione sul Kosovo (approvata con 471 voti a favore, 109 contrari e 104 astenuti). “Questo è un chiaro segnale di fiducia nel futuro europeo di Pristina, ma ci aspettiamo un impegno concreto da parte del nuovo governo” presieduto dal leader della sinistra nazionalista, Albin Kurti. Nella relazione si incoraggia il Paese a fare più sforzi su “cambiamenti climatici, istruzione e parità di genere”. Ma c’è anche un grande elefante nella stanza, a livello di politica estera: “Nel dialogo tra Kosovo e Serbia non ci si può accontentare di risultati modesti, né minacciare di abbandonare il tavolo dei negoziati”, ha ammonito von Cramon-Taubadel. L’unica meta è “l’accordo e il riconoscimento reciproco, che è il presupposto per l’adesione di Pristina e Belgrado all’Unione“.
Tuttavia, “l’interesse a favorire il cammino europeo del Kosovo” coinvolge in primis l’Unione Europea: nella relazione si fa appello ai cinque Paesi membri che non riconoscono l’indipendenza del Kosovo (Spagna, Grecia, Slovacchia, Cipro e Romania), perché si allineino alla posizione comune. “Nessun Paese della regione ha un atteggiamento più positivo del Kosovo sulla strada europea”, ha sottolineato la relatrice. “Ma se non rispettiamo le nostre promesse, rischiamo la frustrazione e un cambio di atteggiamento”. Per questo motivo “è necessario liberalizzare i visti per i cittadini kosovari e il Parlamento Europeo deve far sentire la propria voce“. Bruxelles è chiamata anche ad accelerare la strategia di fornitura di vaccini anti-COVID (“mancano anche per gli operatori sanitari e i cittadini fragili”) e di investimenti nella transizione energetica e ambientale (“altrimenti rischiamo di danneggiare tutta Europa”).
Il commissario europeo per la Politica di vicinato e l’allargamento ha ribadito che “il Kosovo ha la priorità ed è giunto il momento di liberalizzare i visti dei cittadini kosovari”. Tuttavia, “la decisione deve essere adottata dagli Stati membri nel Consiglio“, ha ricordato Várhelyi. Per il nuovo governo “è di vitale importanza continuare il dialogo con Serbia”, su cui il commissario ha anticipato un nuovo incontro di alto livello “nei prossimi mesi”. Anche da parte della presidenza portoghese c’è sintonia su un “accordo vincolante tra Pristina e Belgrado” e sul fatto che “la liberalizzazione dei visti sarà un tema da aggiornare in Consiglio”.
Qui Belgrado
La relazione sulla Serbia (approvata con 538 voti a favore, 69 contrari e 79 astenuti) è stata presentata dal relatore Vladimír Bilčík (PPE). “Riconosciamo i progressi sulla strada delle riforme, ma non abbiamo potuto risparmiare critiche dove non ci sono stati”, ha spiegato l’eurodeputato slovacco. Se il Parlamento UE accoglie “con soddisfazione le dichiarazioni per cui l’adesione all’Unione è una priorità per il governo serbo”, è altrettanto vero che “serve maggiore fiducia, un dialogo reale e meno conflitti con Bruxelles“, ha avvertito Bilčík.
A Belgrado vengono riconosciuti gli sforzi nel rispetto dei criteri di Copenaghen (le condizioni fondamentali che ogni Paese è tenuto a rispettare per aderire all’UE) su Stato diritto, dialogo tra partiti, consultazioni elettorali e cooperazione tra forze politiche. Tuttavia, preoccupano gli attacchi ai giornalisti e alle organizzazioni non governative: “Sono inaccettabili”, ha denunciato il relatore. Allo stesso modo, se la ripresa del dialogo con Pristina “è un grande successo dello scorso anno”, Bruxelles non può chiudere gli occhi su un “eccessivo scostamento in politica estera della Serbia, che dovrà sviluppare un graduale processo di critica alla disinformazione che subisce da Russia e Cina”.
“La Serbia deve fare ancora molto, soprattutto nel dialogo interpartitico”, ha sottolineato il commissario Várhelyi, mentre sull’avanzamento dei negoziati per l’adesione “la settimana scorsa ho presentato al Consiglio una proposta sul nuovo metodo da applicare per Montenegro e Serbia”. A questo proposito, Zacarias ha confermato che “il Consiglio cercherà di convocare una conferenza intergovernativa già nel semestre di presidenza portoghese“.
Il rischio del vuoto europeo
Nel corso del dibattito in aula ha preso parola anche Fabio Massimo Castaldo, europarlamentare del Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Parlamento UE: “Sono estremamente preoccupato perché ho la forte sensazione che l’Unione Europea stia perdendo i Balcani occidentali”, ha lanciato l’allarme. “Cina, Russia, Turchia ed Emirati Arabi sono pronti a sfruttare il vuoto politico lasciato dall’Unione, o quantomeno percepito dai nostri partner”.
Per questo motivo “serve un cambio di passo, servono azioni decise perché questa disaffezione non diventi una vera e propria alienazione“. Tra le occasioni da non perdere, secondo Castaldo, “è di fondamentale importanza” che tutti i Paesi dei Balcani occidentali siano “seriamente coinvolti” nella Conferenza sul futuro dell’Europa, “un progetto europeo del quale devono tornare a sentire di far parte”.